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Dodheimsgard - Monumental Possession
( 4057 letture )
Seconda produzione di casa Dodheimsgard, Monumental Possession, pur ormai prossimo al proprio ventesimo anniversario, è stato e rimane uno degli album chiave all’interno della discografia dei norvegesi. Unico, assieme al di poco precedente Kronet Til Konge, ad essere pienamente inquadrabile come black (prima del vero e proprio inizio della miriade di sperimentazioni che rendono ancor oggi questo progetto un unicum nella scena europea), questo full-length si inserisce a pieno titolo tra quei tanti nomi noti che, in quella manciata d’anni nei secondi Novanta che per il black metal più di qualcuno non ha esitato a definire ‘d’oro’, diedero un imponente contributo al genere, portandolo a superare i propri stessi confini, dando vita a release capaci di diventare pietre miliari, in grado di resistere alla prova del tempo. Il granitico Monumental Possession è uno di questi.

Dopo la breve intro strumentale, non ci vuole davvero molto per comprendere di che pasta sia fatto quest’album: un black metal puro, feroce, intenso, massiccio che, nonostante la produzione sia nettamente più breve rispetto alla precedente (sia per durata totale che per numero di brani), riesce immediatamente a trasmettere un senso di maggiore completezza e accuratezza. Infatti, rispetto a Kronet Til Konge, lo stile degli scandinavi appare più particolareggiato e complesso, in cui un black rapido e spietato viene arricchito notabilmente da riffing thrash della vecchia scuola che, da Utopia Running Scarlet giù fino ad Angel Death e Lost in Faces, divorano l’ascoltatore pezzo per pezzo, in una spirale discendente che va a raggiungere e superare quanto fatto in precedenza da loro stessi e da altri conterranei, per giungere senza possibilità di ritorno al cuore crudo e primitivo del genere.
Per quanto riguarda invece le voci, fin da un primo ascolto è possibile notare le differenze con il precedente Kronet Til Konge (nonché nel meno conosciuto demo Promo 1995, pubblicato in maniera indipendente pochi mesi prima di questo Monumental Possession). Esse, infatti, partono da un deciso cambio di rotta a livello linguistico, con la totale assenza di testi in norvegese che per molti hanno diminuito e non di poco la poeticità dei brani a marchio Dodheimsgard, fino ad arrivare ad una piccola grande svolta nel consolidato schema di molteplici voci, affiancando, agli ormai rodati Aldrahn e Vicotnik, il chitarrista Apollyon (conosciuto anche per la sua lunga militanza negli Aura Noir, che continua tuttora) che, con il suo contributo in Bluebell Heart e The Ultimate Reflection, non fa rimpiangere certo quanto fino a quel momento apportato alla band dal buon Fenriz.

Tirando le somme, un disco che ha lasciato fin da subito il segno (tanto da venire nuovamente pubblicato già nel 1999, questa volta sotto Century Media) e che ha saputo mantenersi negli anni vivido punto di riferimento per gli ascoltatori più legati alla componente black dei Dodheimsgard che, nonostante le diverse sperimentazioni e ibridazioni con avantgarde, industrial ed elettronica, rimane chiara, presente e facilmente rintracciabile anche vent’anni dopo, in dischi come il recentissimo A Umbra Omega. D’altronde, come già dichiarato, nonostante il continuo sviluppo del proprio stile e il ‘necessario’ allontanamento dalla serie di forzate etichettature incapaci di descriverla, la band non ha intenzione di abbandonare senza tanti fronzoli il genere da cui tutto è iniziato, né di mettere una pietra sopra a quanto li ha così tanto ispirati da portare sulle scene album della caratura di Monumental Possession. Non è difficile comprendere il perché…



VOTO RECENSORE
86
VOTO LETTORI
91.93 su 15 voti [ VOTA]
Bloob
Martedì 24 Novembre 2020, 18.23.28
4
Il disco si chiama 'Monumental Possession'
LexLutor
Giovedì 12 Gennaio 2017, 17.12.14
3
Un bell album di black metal. Ma con molto thrash metal nelle vene. Lo ascolto ancora volentieri. Decisamente diverso da KTK.
SNEITNAM
Domenica 17 Maggio 2015, 23.27.36
2
A me personalmente piacciono molto di più i Dodheimsgard di Kronet til Konge e Monumental Possession. Con quello che hanno fatto dopo è vero che hanno acquistato molta più personalità nell'esprimersi ma a me non piace. Ho provato ad ascoltare diverse volte Supervillain Outcast però non riesce a rientrare nei miei gusti. Anche 666 international non riesce a coivolgermi particolarmente. Arrivo al massimo all'ep Satanic Art. I primi due per me restano i migliori e quest'album già come mi parte con Utopia Running Scarlet è una cannonata fotonica!
Theo
Sabato 16 Maggio 2015, 15.55.04
1
Splendido. Come tutto quello che hanno fatto, direi. Chiaramente inferiore a quello che sarebbe arrivato dopo, ma più bello del debutto anche se loro non ne hanno mai sbagliato nemmeno mezzo. Recensione e voto più che adeguati, una perla da riscoprire perchè -secondo me- il percorso della band che sarebbe venuto dall'EP successivo in poi passa (e si sente) anche da qui. Nel '96 (!!) questo disco già faceva sentire che non erano una "classica" band Black Metal ma che c'era qualcosa in più. Ben più che talentuosi, a partire dalla prova vocale, a finire con tutto il resto...
INFORMAZIONI
1996
Malicious Records
Black
Tracklist
1. Intro
2. Utopia Running Scarlet
3. The Crystal Specter
4. Bluebell Heart
5. Monumental Possession
6. Fluency
7. Angel Death
8. Lost in Faces
9. The Ultimate Reflection
Line Up
Aldrahn (Voce, Chitarra)
Apollyon (Chitarra, Voce)
Jonas Alver (Basso)
Vicotnik (Batteria, Voce)
 
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