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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 3746 letture )
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Cosa succede quando due persone dedite a generi musicali abbastanza differenti, si incontrano e decidono di fondare un side-project difficilmente catalogabile, trascinandosi dietro l’immenso bagaglio d’esperienza musicale, coltivato anno dopo anno? Semplice: nasce una band come i Tau Cross. Infatti, accantonati per un attimo i due chitarristi Andy Lefton dei War//Plague e Jon Misery, di quei Misery targati U.S.A. e dediti al crust, i due elementi preponderanti della line-up dei Tau Cross sono sicuramente The Baron e Away. Il primo è passato alla storia per essere il frontman del gruppo crust/punk Amebix, autore di due album seminali negli anni ottanta; il secondo è semplicemente l’unico membro fondatore e fisso nella trentennale carriera dei Voivod, oltre che uno dei batteristi più dotati di buon gusto dell’intera scena heavy/thrash metal. Da queste menti è stato partorito un album della durata di cinquanta minuti, suddiviso in dodici pezzi di medio/lunga durata e dal sound cupo, claustrofobico e polveroso, come ci si poteva aspettare dai curriculum tenebrosi del frontman e dei due giovani chitarristi.
Tau Cross si apre con Lazarus, brano d’effetto che potrebbe tranquillamente essere inquadrato come singolo per dare un’idea precisa di ciò che si trova dietro la cover dal sapore post-apocalittico. Le ruvide vocals di The Baron sono l’elemento preponderante nel sound claustrofobico della band, raggiungendo una timbrica che può essere richiamare a grandi spanne un incrocio tra il grandioso Lemmy Kilmister ed il carismatico Snake dei Voivod. Cibandosi del cupo basso del frontman, le due chitarre lavorano in coppia concentrandosi su qualche linea solista d’effetto ed un incalzante ritmica dall’arida distorsione. Il lavoro dietro le pelli di Away è, come al solito, bilanciato ed impeccabile, con il sapiente uso della doppia cassa che non viene mai abusato e regala un impatto non indifferente al tiro dei brani, nelle sezioni di outro. Fire in the Sky è un altro pezzo da novanta, introdotto da un organaccio da far rabbrividire e strutturato su una costruzione quadrata, nel quale i refrain la fanno da padrone, cominciando a vorticare nella mente dell’ascoltatore già dalle primissime riproduzioni. Già dopo un paio di pezzi, ci appare evidente di come Tau Cross sia un disco da ascoltare nella sua interezza, senza soffermarsi grossolanamente sul track-by-track. Certo, per avere un’idea di fondo del disco possiamo evidenziare come non manchino i riff heavy/punk, come in Stonecracker e You People, brani capaci di trascinare per i capelli tutti gli appassionati della musica pesante, in un connubio di grande livello che unisce senza troppe difficoltà la melodia all’impatto. The Baron si dimostra anche un vero e proprio poeta nelle stesure dei testi, aggiungendovi qualche cupa interpretazione come nell’introduzione di Midsummer e nella meravigliosa We Control the Fear, brano acustico che spezza a metà la setlist e concede un momento di rifiato. Le strutture ad incrociare tom e rullanti, tipico marchio di fabbrica di un Away in grande spolvero, prende vita in Prison, prima di tornare su ritmi più blandi e di livello assoluto come Sons of the Soul e The Devil Knows His Own. Se prima di ascoltare il debut album non sapevamo di preciso dove potessero andare a parare i Tau Cross, dopo una singola riproduzione il quartetto mette bene le cose in chiaro e ci consegna un disco che girerà sicuramente per molti mesi nei lettori cd degli appassionati.
Infatti, quando si giunge alla fine della setlist, già alla prima riproduzione, ci si rende conto di essere di fronte ad un album di rara bellezza. La prestazione di The Baron e di Away sono all’altezza delle aspettative e mantengono intatta la qualità messa in mostra rispettivamente negli Amebix e nei Voivod, per quanto ci sia una certa varianza nel genere musicale espresso. I due comprimari, se così si possono definire, alle sei corde svolgono un lavoro di ottimo livello, accompagnando con le loro sonorità cupe e con alcuni solismi di grande effetto con Andy Lefton che si prodiga anche con l’acustica. Da non sottovalutare nemmeno il lavoro per l’artwork di Orion Landau e per la produzione di James Adams, capaci di regalare ancora qualche punto in più ad un disco dalla sostanza più che ottima. Se siete appassionati delle band passate degli artisti coinvolti, oppure amate semplicemente l’heavy metal imbastardito da elementi più punkeggianti e d’atmosfere cupe, allora il debut album dei Tau Cross è l’album che fa per voi. Difficilmente riuscirete a sentire di meglio, nel genere, in questo 2015.
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6
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D'accordissimo con Freedom, ma tutto sommato più che ascoltabile! Poi ognuno ha le sue influenze, che negli anni lo hanno caratterizzato; non si può mica inventare sempre qualcosa ad ogni disco. |
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5
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L'album è carino e suona bene ma le parti vocali in certi momenti mi sembrano veramente inclini allo stile Lemmy. |
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4
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Ascoltato un po' e devo dire che nonostante i suoni e l'esecuzione dei brani siano ottimi mi ha annoiato...alcuni pezzi sono un plagio dei Motorhead, che già non mi fanno impazzire per cui... |
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3
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non un genere tra i miei preferiti, anche se il disco non é facilmente inquadrabile, ma merita davvero 92/100 |
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2
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Ad un primo ascolto sembra ottimo, bella scoperta! Recensione puntuale ed essenziale, complimenti. |
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1
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Accidenti, proprio bello. Bella anche la recensione, dritta al punto |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Lazarus 2. Fire in the Sky 3. Stonecracker 4. Midsummer 5. Hangmans Hyll 6. We Control the Fear 7. You People 8. Prison 9. Sons of the Soil 10. The Lie 11. Our Day 12. The Devil Knows His Own
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Line Up
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Rob "The Baron" Miller (Voce, Basso) Andy Lefton (Chitarra) Jon Misery (Chitarra) Michel "Away" Langevin (Batteria)
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RECENSIONI |
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