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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Falconer - Chapters from a Vale Forlorn
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( 2537 letture )
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Una carriera di sedici anni quella dei Falconer, che ad oggi contano ben otto album da studio e un successo notevole, pur non essendo stati costantemente sotto ai riflettori. È proprio la discretezza ad attribuire al gruppo le sue caratteristiche, apparentemente non in linea con il mondo dei "grandi palchi": rari i concerti, poche le copertine, ancor meno il gossip e le gonfiature da parte dei media. Un successo ottenuto per ciò che realmente sono, senza troppi giri di parole, del tutto inutili per i Falconer: sono i dischi a parlare chiaro. Una carriera fatta di alti, bassi e di nuovo alti, fino all'ultimissimo Black Moon Rising (2014). Ma facciamo un lungo passo indietro.
Novembre 2001: dopo i feedback positivi ottenuti dall'omonimo album di debutto, gli attuali Blad, Weinerhall e Larsson si ritrovano presso i Los Angeles Recordings per lavorare al nuovo Chapters from a Vale Forlorn. Con Falconer, il gruppo aveva precedentemente dato le coordinate della sua proposta musicale; ora non restava che seguirle, o modificarle in nome di qualcosa di diverso. Senza correre troppi rischi, il trio optò per una via di mezzo, curando maggiormente le fasi di produzione (la quale risulta più matura e ricercata) e, allo stesso tempo, garantendo un lavoro di stampo folk-power metal volto alla tradizione. Nei Capitoli da una Valle Desolata non c'è minimamente spazio per draghi, fate e principesse, come invece il genere potrebbe suggerire e chi conosce i Falconer lo sa bene: ciò che qui trova motivo d'esistere sono il realismo, la storia della propria terra, la cultura di appartenenza. Quello che Weinerhall e soci avevano iniziato con The Past Still Lives On e Lord of the Blacksmiths si vede confermato in Chapters from a Vale Forlorn, pur non trattandosi di un disco-copia: sebbene i riferimenti e gli spunti tratti dal disco d'esordio siano tanti, le variazioni non mancano, a più livelli. Nove le tracce proposte dal trio svedese, cinque gli ospiti speciali che hanno contribuito alla realizzazione di alcune di loro. La chitarra prorompente di Weinerhall segna l'inizio dell'album: i quattro minuti abbondanti di Decadence of Dignity calano l'ascoltatore nelle sonorità e nelle atmosfere classiche dei Falconer, riprendendo a tratti brani del disco precedente, ma senza risultare banali. Buon biglietto da visita, che fa ben sperare per le tracce successive: ritmo veloce, batteria e riff potenti, voce di Blad all'altezza delle aspettative (soprattutto nella strofa che precede il ritornello). Nota di merito al lungo assolo a metà canzone, mentre ciò che può far appena storcere il naso è la ripetitività della parte finale. Si cede così il posto alla seconda traccia del disco, Enter the Glade: batteria e chitarra cadenzate e coinvolgenti quanto basta, ma con un finale in stile Royal Galley che non è sicuramente dei migliori. Come si vedrà nel suo corso, sembra che in Chapters from a Vale Forlorn manchino talvolta le idee per la conclusione dei brani, la cui qualità però si solleva considerando le canzoni nella loro interezza. Medievaleggiante e ripetitiva per definizione, Lament of a Minstrel cala Mathias Blad nei panni del bardo solitario che canta in prima persona la sua storia, itinerante e a tratti malinconica: a causa del suo stile, risulta essere uno dei brani più folk e meno power del disco. È qui, inoltre, che trova spazio Sabine Daniels con il suo flauto, in perfetta linea e sintonia con il pezzo. Se fino ad ora i brani proposti avessero dovuto far pronunciare all'ascoltatore le parole "sì, bello, ma...", ci pensa For Life and Liberty ad alzare notevolmente il livello: dopo i primi trenta secondi strumentali che non presentano tratti di novità, la batteria di Karsten Larsson fa partire una cavalcata in pieno stile power che si protrarrà per quasi tutta la durata del brano, senza però sovrastare la maestosità della chitarra e della voce. Notevole in ogni aspetto, anche nel suo rallentare nell'intermezzo, è inevitabile che la canzone non resti impressa in testa dal primo ascolto; peccato per lo scarseggiare dei concerti dei Falconer, perché For Life and Liberty sarebbe uno dei brani da proporre in maniera fissa all'interno di ogni scaletta. Un altro apice, stavolta in termini di folklore, viene raggiunto da We Sold Our Homesteads e dai suoi inevitabili riferimenti alla tradizione: il testo, esibito in prima persona plurale, è completamente incentrato sulla storia di coloro che dalla Svezia emigrarono in America durante il diciannovesimo secolo, con tutte le difficoltà comportate dalla situazione. Popolare, profonda e malinconica, con un cantato magnetico, ipnotico e senza dubbio teatrale. È interessante notare come We Sold Our Homesteads, così come la conosciamo noi, in realtà non sia altro che la traduzione letterale dello stesso brano appartenente alla cultura svedese (En Kungens Man di Björn Afzelius); quest'ultimo figura all'interno della versione giapponese di Chapters from a Vale Forlorn, come traccia bonus, rigorosamente cantato da Blad in lingua originale. Continuando sulla scia delle due canzoni sovracitate, The Clarion Call risulta essere un altro brano di spicco dell'album: accattivante e melodico, raggiunge l'apice subito dopo il secondo ritornello, in cui tutti gli strumenti si sposano alla perfezione con la voce, lasciando quasi senza parole per la maestosità e la grinta dell'insieme. Vocalmente, è la canzone che vale il disco; come per For Life and Liberty, si tratta di un brano facilmente accostabile alla dimensione on-stage e risulterebbe difficile non immaginare il pubblico in visibilio cantarlo all'unisono. L'atmosfera si fa più romantica con la settima canzone: Portals of Light è la ballad per antonomasia del disco, dedicata all'amore che va oltre la vita. È qui che troviamo una serie di ospiti che hanno collaborato alla realizzazione del brano: Elias Holmild al pianoforte, Sami Yousri al violino e Johan Wikström ai cori rendono Portals of Light melodiosa ma mai banale, arricchendo musicalmente ciò che Weinerhall e i suoi hanno da dire. Si passa quindi a Stand in Veneration, traccia simile musicalmente a A Quest for the Crown e concettualmente a Royal Galley (entrambe presenti in Falconer): il crescendo delle percussioni nello scorrere ciclico della melodia richiama il potere primordiale della natura che sovrasta l'essere umano, al quale, d'altro canto, non resta che aggrapparsi alla speranza per sopravvivere alla tempesta marina in atto. Evocativa e carica di pathos grazie alla voce di Mathias Blad, è sicuramente una delle canzoni più teatrali del disco. Batteria e chitarra accompagnano l'ascoltatore verso la fine di Chapters from a Vale Forlorn, proponendo un brano tutt'altro che scontato: Busted to the Floor risulta essere il pezzo più singolare del disco. Il ritmo è più lento, l'aria che si respira stavolta è rockeggiante e a rendere il tutto più retrò è senza dubbio l'utilizzo dell'organo Hammond da parte di Elias Holmild durante il ritornello e le parti strumentali. Una scelta inaspettata, posta alla fine di un album che non presenta soluzioni musicali simili a questa, come per provare il fatto che anche i Falconer sanno osare con successo.
Oggettivamente, Chapters from a Vale Forlorn è un disco di breve durata: le nove tracce proposte si sviluppano in poco più di quaranta minuti di ascolto; ciò rende l'album scorrevole, ma può deludere le aspettative di chi, di fronte ad un full-length, si aspetta più di dieci canzoni. Seguendo la scia di Per Tyrssons Dottrar I Vange, i Falconer avrebbero potuto aggiungere alla tracklist un brano in lingua svedese (magari la stessa We Sold Our Homestads, così da tradizione). Nel complesso, i pezzi suonano meno power di quelli proposti nel disco precedente: il ritmo è tendenzialmente più lento, ma fortunatamente sono stati inclusi brani in grado di fare acquistare velocità all'offerta complessiva. Nonostante alcuni nei riguardanti la struttura delle singole canzoni che tende a ripetersi inesorabilmente per tutto il disco, esso risulta più maturo di Falconer: è molto apprezzabile il fatto che il gruppo abbia scelto di collaborare con diversi artisti per arricchire, stavolta, l'album con nuove sonorità e strumentazioni. Pur mantenendo una soluzione musicale ancorata al debutto, Chapters from a Vale Forlorn risulta essere il frutto di una maggiore sperimentazione e messa in gioco da parte dei Falconer. Un buon disco, quindi, fluido ed ordinato, melodioso e raffinato, che gli appassionati del genere non possono ignorare.
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7
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Mi ricordo che quando usci molti articoli di reviste specializzate lo lodarono... io lo comprai a scatola chiusa findadomi per una volta e devo dire che ne rimasi davvero compiaciuto. Grande album, per me voto 90. |
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6
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@Valerio grazie per il commento, mi fa piacere che tu abbia apprezzato così tanto! Buona lettura qui su Metallized!  |
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5
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Questa recensione è straordinaria! La più bella e attenta che abbia sinora mai letto: l’album viene analizzato traccia per traccia con commenti ben meditati ed opportuni. Anche se in passato mi sono permesso di formulare talune critiche, pagine come queste confermano la mia convinzione che questo sito è uno dei migliori in circolazione nel campo delle recensioni Metal. |
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4
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Non ai livelli dell'esordio ma pregevole, d'altronde con Blad alla voce non ne hanno sbagliato uno. 80. |
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3
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Che bella recensione! Non ricordo più questo album e leggendola mi hai fatto venir voglia di ascoltarlo!  |
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2
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I primi due con Blad alla voce li adoro! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Decadence of Dignity 2. Enter the Glade 3. Lament of a Minstrel 4. For Life and Liberty 5. We Sold Our Homesteads 6. The Clarion Call 7. Portals of Light 8. Stand in Veneration 9. Busted to the Floor
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Line Up
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Mathias Blad (Voce, Tastiera) Stefan Weinerhall (Chitarra, Basso, Tamburello) Karsten Larsson (Batteria)
Musicisti Ospiti Johan Wikstrom (Cori nella traccia 7) Andy La Rocque (Chitarra nella traccia 9) Elias Holmild (Organo Hammond nella traccia 9, pianoforte nella traccia 7) Sabine Daniels (Flauto) Samy Yousri (Violino nella traccia 7)
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