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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Act of Defiance - Birth and the Burial
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( 3555 letture )
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Chris Broderick e Shawn Drover non fanno più parte dei Megadeth. Delirio, devastazione, reazioni confusionarie e le critiche più disparate sotto le news: che fossero rivolte ai due musicisti uscenti o al tirannico frontman dalla criniera rossastra che cambia più line-up che calzini, poco cambiava. Shawn Drover non è mai entrato nei cuori dei fans della band americana, apparentemente troppo meccanico per rimpiazzare il posto storico del grande Nick Menza. Chris Broderick si è sempre dimostrato un chitarrista di livello assoluto, con un tasso tecnico che gli fornisce senza dubbio la corona di miglior esecutore che la band di Dave Mustaine abbia mai potuto vantare. Eppure la stragrande maggioranza dei fans ha sempre difeso Chris Poland e Marty Friedman, ritenendoli a ragione musicisti molto più integrabili al tipo di songwriting imposto del frontman. Insomma, Broderick e Drover escono dai Megadeth ma pochi li rimpiangono, vista prima l’utopia di una reunion Menza/Friedman, poi il sopraggiungere di Kiko Loureiro e Chris Adler, accoppiata formidabile che si è guadagnata in automatico una maggior fiducia della precedente, senza aver ancora nemmeno suonato una nota in studio di registrazione. Che sia stato Super Collider a devastare questa opinione della vecchia formazione? Sembra più che probabile, ma saranno stati davvero Broderick e Drover la causa di uno dei peggiori flop musicali della musica metal? Birth and the Burial ci risponde "no".
Già con il singolo apripista, Throwback, gli Act of Defiance ci dimostrano una grande qualità compositiva supportata da un tasso tecnico invidiabile. Henry Derek Bonner con le sue harsh vocals si integra ad un riffing tagliente e furibondo, con chiari rimandi al thrash d’annata oltre che a soluzioni più eleganti che richiamano i Nevermore di Jeff Loomis. Matthew Bachand, bassista degli Shadows Fall è l’ultima pedina di questo nuovo progetto che sin dalle prime battute dimostra una certa propensione alla prepotenza sonora del thrash, condito con soluzioni solistiche estreme a livello tecnico. Ottima la prestazione anche di Shawn Drover che, sicuramente, sfrutta questo album per mettere a tacere gli scettici che difficilmente lo hanno digerito in casa Megadeth. L’intro effettato di Legion of Lies si fa infatti portatore di una certa personalità che a stento si riusciva a riconoscere nelle produzioni alla corte di Dave Mustaine, dando il via ad un altra mazzata heavy/thrash di ottimo livello. Col proseguire del disco, si può notare anche una particolare cura nella costruzione dei refrain, trascinanti e catchy nella loro evoluzione dopo alcuni ascolti. Thy Lord Belial e Refrain and Re-Fracture formano una doppietta spaccaossa con quest’ultima che prende la rincorsa in un intro acustico di grande effetto, evolvendosi rapidamente sotto le rullate possenti di Shawn Drover; sugli scudi c’è anche Henry Derek Bonner, a suo perfetto agio nello spaziare dalle clean vocals a cori più harsh ed aggressivi. A giovare sulla longevità del disco non mancano neppure brani che richiamano il miglior periodo Megadeth a cui il duo Broderick / Drover ha preso parte, ovvero l’era Endgame: Dead Stare è un pezzo con forti cambi di tempo, solismi straordinari e che ci conferma di come la band sia in formissima, finalmente capace di intraprendere una strada autonoma. Menzione immancabile per Poison Dream che comincia con un duetto pianoforte e violino, ad introdurre una vera e propria mazzata di cinque minuti, in cui Chris Broderick fa il Jeff Loomis della situazione, con sweep picking assassini da cascata di mascella. Mentre ci avviamo alla conclusione, anche Matthew Bachand ha la possibilità di mettersi in mostra e lo fa con il sound meraviglioso del suo basso, introducendo un altro pezzo da novanta Obey the Fallen; qui l’andatura è più catchy, mentre le vocals di Bonner si basano più su quanto sentito in band schizofreniche quali Protest the Hero e compagnia bella. Curiosa anche la scelta di mettere la title-track a chiusura del disco dove, in effetti, sembra trovare la sua posizione naturale: Birth and the Burial è il pezzo che riassume meglio il verbo degli Act of Defiance e mette in mostra indistintamente ognuno dei quattro membri appartenenti alla band, motivo per cui è anche il brano più adatto per farvi conoscere questo nuovo progetto, insieme all’apripista Throwback .
Qualsiasi sia la causa della dipartita del duo Broderick/Drover da casa Megadeth, la scelta si è rivelata corretta. Dal punto di vista strutturale, Birth and the Burial si presenta come un disco thrash di ottimo livello, di quelli che la band di Mustaine non vede da anni. Ma il vero punto di forza del debut degli Act of Defiance è una certa varianza stilistica all’interno dei brani, sviluppandosi anche su linee più heavy, con forti dosi di shred: le idee ci sono, sia a livello di riffing, sia a livello di cambi di tempo, con la batteria di Drover che detta i tempi in maniera perfetta, risaltando stilisticamente in modo molto più genuino in questa singola registrazione, piuttosto che in tutte le sue prestazioni dal vivo con i Megadeth. Sua maestà Chris Broderick, vera mente compositiva di questo progetto che ha definito Birth and the Burial come una soundtrack di un mosh-pit a cui prendono parte fans di tutti i tipi di metal, dal thrash al metal scandinavo, è una macchina da guerra: sciorina riff complessi e solismi di rara bellezza, alternandoli ad altri un po’ più "banali" ma necessari per apprezzare l’incedere devastante della corazzata Act of Defiance, in ritmi più catchy ed immediati. I solismi sono vere e proprie manifestazioni di tutti i trascorsi del chitarrista americano, stilisticamente vicini al fido collega degli anni passati Jeff Loomis, senza dimenticare le linee più shred tratte dall’irraggiungibile portfolio di Jason Becker. In conclusione, il debut album degli Act of Defiance è un disco solido, curato sotto tutti i punti di vista e sicuramente predestinato a diventare un acquisto obbligato per tutti gli amanti del genere. Se ci concentriamo per un momento sul fatto che questa band è stata creata sulle ceneri di un abbandono, utilizzando riff ed idee scartate per l’ultimo album dei Megadeth, allora abbiamo una conferma di una supposizione fin troppo scontata: il vero problema nella storica thrash band californiana non sono mai stati Broderick e Drover. Bel lavoro.
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10
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Verissimo ''mic'' ci sono sti passaggi nel cantato stile Linkin Park' che sono veramente disgustosi e rovinano i pezzi che sarebbero buoni.. Strana scelta......60. |
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9
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Io non sopporto i cantanti che si lasciano andare alle "Linkin Parkate". Motivo per cui ho odiato anche alcuni album dei Paradise Lost. |
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8
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Broderick discreto chitarrista?. Un chitarrista deve essere un robot a livello tecnico? Avere tecnica sufficiente ma personalità carisma e trasmettere qualcosa quando suona? O tutte e due? In base a come la si pensa cambierà il giudizio su Broderick. Mia opinione è che lui sia un grandissimo replicante di cose altrui e in questo disco almeno io lo sento, Nevermore in primis. Buon disco che può accompagnare per qualche settimana finché nn esce altro che interessa di più per poi cadere nel dimenticatoio......ma allora Dany71, Broderick è un grande chitarrista? Certo lo è, lui suona alla stra grande nn stiamo mica parlando se è un gran compositore....giusto?!....mi hai chiesto come suona chitarra eh......Voto70. |
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7
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Non regge il confronto con Marty in ogni caso. Il disco è certamente buono, ma come ce ne sono tanti. Ormai il tasso tecnico medio è così alto che ormai la tecnica da sola non basta più per dire "è un ottimo chitarrista". Ascoltato comunque per curiosità, mi ha piacevolmente sorpreso anche se non fa gridare al miracolo. |
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6
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Bisognerà convivere con i propri dubbi, soprattutto se per serietà s'intende una frase come: Broderick è un discreto chitarrista sotto tutti i punti di vista... |
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5
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Ma era serio il recensore quando dice 'qualità che i Megadeth non vedono da anni'? Qui abbiamo solo un copia/incolla di roba trita ritrita e riciclata in ogni salsa, per me 55! Anche il bistrattato ma a modo suo degno 'Risk' è estremamente più pieno di idee e creatività del disco degli Act Of Defiance, non parliamo poi degli album migliori del nuovo corso Megadeth (es. un 'Endgame' mortifica il disco qui presente) Ed ancora '(Broderick) il miglior esecutore che i Megadeth abbiano avuto'? Ma se da tutti i punti di vista pur essendo un discreto chitarrista può solo lucidare le chitarre di Mr Marty Friedman (parla la carriera per lui)! Per me siamo proprio fuori binario con la rece! |
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4
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L'ho ascoltato sul tubo, un buon lavoro fedele alla recensione. Bella voce quella di Bonner. |
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3
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La rece mi incuriosisce. Gli darò un ascolto. Bella rece Monky |
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2
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Buono,mi aspettavo qualcosa di piu' |
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1
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una nuova band nel calderone, disco discreto! voto71 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Throwback 2. Legion of Lies 3. Thy Lord Belial 4. Refrain and Re-Fracture 5. Dead Stare 6. Disastrophe 7. Poison Dream 8. Obey the Fallen 9. Crimson Psalm 10. Birth and the Burial
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Line Up
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Henry Derek Bonner (Voce) Chris Broderick (Chitarra) Matthew Bachand (Basso) Shawn Drover (Batteria)
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