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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Evoken - Antithesis of Light
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10/10/2015
( 3143 letture )
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In ambito funeral, gli Evoken sono sicuramente una band che, pur non rientrando propriamente nel novero dei pionieri del genere, ha sempre goduto di un grande seguito e di un apprezzamento quasi religioso da un gruppo di irriducibili affezionati. Spesso lodati come il non plus ultra che il genere abbia da offrire, i decadenti doomster del New Jersey vantano effettivamente un curriculum invidiabile, composto da dischi mai meno che validissimi, nel quale spicca per qualità Antithesis of Light, classe 2005. Il terzo full length della band è un disco ammantato da un'aura sacrale e figura nelle top di moltissimi fruitori di questa branca del doom estremo. In verità, Antithesis of Light è sicuramente un ottimo disco, ma non può certo definirsi perfetto e, nel complesso, non ha una caratura tale da competere con i più grandi capolavori di Skepticism, Esoteric, Thergothon ed altri colossi e pionieri. Vediamo di scoprire il perché.
Prima di tutto, è bene notare le immense qualità atmosferiche dell'album: i riff (supportati da un basso tombale) sono privi di ogni senso di speranza, pregni di buio e soffocanti. Poco a che vedere con la psichedelia degli Esoteric o l'essenza sciamanica dei Thergothon, a ben ascoltare. Anche le tastiere ed i sintetizzatori giocano un ruolo di primo piano e conferiscono (dove serve, poiché l'evocatività dei riff è già piuttosto alta) un ulteriore strato di buio e desolazione. Più di ogni altra cosa, però, a rendere speciale questa atmosfera ci pensano le sezioni pulite, che più di tutto il resto ispirano all'ascoltatore immagini di nebbie, lapidi e cimiteri solitari (su tutte l'eccezionale The Mournful Refusal). La progressione di accordi è particolarmente curata e potremmo dire insolitamente stimolante per un album funeral doom; un altro punto inusuale per il genere (anche se non del tutto inedito, come dimostra Transcendence into the Peripheral dei Disembowelment, classe 1993) è l'impiego di blast beat in posizioni strategiche (In Solitary Ruin si dimostra una canzone-manifesto del disco), ad inframmezzare in maniera poco prevedibile un drumming altrimenti a suo agio in tempi ultra-lenti, ricco di piccole finezze e tocchi di classe. L'efficacia del comparto strumentale non può dirsi completa senza un adeguato supporto da parte del vocalist e neanche in questo gli Evoken falliscono, grazie al timbro cavernoso e profondo ma ancora "umano" del mastermind John Paradiso.
Le pecche, in sostanza, dove stanno? È presto detto: innanzitutto, non tutte le transizioni da riff a riff sono altrettanto curate e vi sono parti un po' stridenti che contrastano con l'altrimenti impeccabile senso di progressione. In secondo luogo, la produzione non è esattamente all'altezza per quanto riguarda le chitarre, un aspetto molto importante: se in pulito il "tone" si dimostra davvero perfetto ed anzi conferisce a quelle determinate parti delle qualità particolari, nel distorto si avverte una certa carenza di bassi, che sottraggono ai riff il vero peso da pietre tombali. Un dettaglio da poco? Per niente: per un disco in cui l'atmosfera è pressoché tutto, un buon "tone" di chitarra può fare la differenza tra un buon album ed un capolavoro. Come avrete capito, non si tratta di difetti gravi, ragion per cui Antithesis of Light, in virtù anche di una tracklist particolarmente solida (le canzoni già citate, la title track e The Last of Vitality sono da manuale), rimane un full length imprescindibile per i fan del funeral.
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5
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Mi correggo dopo due anni dal precedente post: 100 secco! senza se e senza ma.... |
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4
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Album fantastico. Anche 90. |
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3
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Forse l'unico disco di funeral doom duro e puro che gli Evoken abbiano fatto è Atra Mors, altrimenti hanno una miriade di influenze death metal. In ambito extreme doom (senza menzionare se death/doom, funeral, ecc.) sono senza dubbio fra i gigantii e questo è uno dei loro dischi migliori nonché quello che ha dato loro un pò di notorietà in più (in un certo senso è il loro Blackwater Park - sebbene con gli Opeth non abbiano quasi nulla a che spartire). Di sicuro, almeno a livello qualitativo, li reputo superiori ai Thergothon (veri pionieri del genere, più importanti a livello storico - tra l'altro gli Evoken traggono nome da una loro canzone - ma hanno scritto un solo demo e un full, mentre gli americani hanno dato alle stampe almeno tre capolavori) e quindi rientrano di diritto nell'Olimpo doom. |
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2
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Pecche o meno, il solito gran disco degli Evoken, non il loro migliore ma avercene...85 ci sta tutto. |
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1
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A prescindere dalle pecche lo trovo splendido e melodrammatico allo stesso tempo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro 2. In Solitary Ruin 3. Accursed Premonition 4. The Mournful Refusal 5. Pavor Nocturnus 6. Antithesis of Light 7. The Last of Vitality
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Line Up
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John Paradiso (Voce, Chitarre, Basso) Nick Orlando (Chitarre) Denny Hahn (Tastiere) Vince Verkay (Batteria)
Musicisti Ospiti: Chris Kuffner (Violoncello)
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