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Mantas - Winds of Change
26/02/2016
( 1167 letture )
Winds of Change è l’album che non ti aspetti. Non per un discorso prettamente musicale, quanto più per il fatto che la mente celata dietro all’intero progetto altri non è che quella di Jeffrey Dunn, meglio noto al pubblico con lo pseudonimo di Mantas. Quello stesso Mantas divenuto famoso per essere l’autore dei feroci e sporchi riff di chitarra da sempre vero e proprio marchio di fabbrica della sua storica band: i Venom. Terminate, nel 1985, le registrazioni di Possessed, Dunn decide di prendersi una breve pausa dal gruppo, e, a distanza di tre anni, pubblica Winds of Change, il cui titolo stesso pare quasi voler sottintendere un cambio di rotta verso nuovi orizzonti musicali. Ma se nel vedere il nome Mantas capeggiare sulla copertina dell’album, tutti si aspettavano di ritrovare quel familiare stile marcio ed aggressivo, il chitarrista di Newcastle stupisce tutti confezionando un prodotto che cambia radicalmente strada rispetto ai suoi precedenti lavori.

Già la opener Let It Rock, dominata da riff di tastiera catchy (ad opera dello stesso Mantas, con alcune tastiere addizionali di Keith Nichol) e dall’acuto e vibrante timbro vocale di Pete Harrison, bastano a dimostrare che Winds of Change non ha assolutamente nulla da spartire con i classici lavori dei Venom. Siamo infatti di fronte ad un heavy classico, con una componente melodica molto accentuata, più vicino alle composizioni di artisti come Van Halen che al black/thrash che in quegli anni iniziava a spopolare, e fa piacere constatare come un musicista fino ad allora conosciuto per aver militato in una band dal sound piuttosto estremo sia stato in grado di muoversi anche in generi piuttosto distanti da quelli abituali, con risultati più che discreti. Già, perché il primo album solista di Mantas funziona piuttosto bene: dai ritornelli evocativi e facilmente assimilabili di Deceiver e King of the Ring, fino ad arrivare alle ispirate divagazioni strumentali di Hurricane e Desperado (poteva essere di più invece la conclusiva Sayonara, nient’altro che un unico lungo solo, accompagnato da sezioni di chitarra acustica e tastiere), ogni pezzo trasuda capelli cotonati ed ogni genere di stereotipo appartenente agli anni 80. Persino la chitarra di Mantas, accompagnata da quella di Al Barnes, la ritroviamo qui sotto una veste nuova, con un suono meno distorto e davvero azzeccato sia per gli assoli dal sapore epico che per le ritmiche decise, che ben si sposano con gli evocativi fraseggi di tastiera. Il tutto sostenuto da una prova generale della band piuttosto buona, per quanto priva di momenti davvero degni di nota. Il songwriting si attesta su livelli apprezzabili, diretto ed immediato, con buoni spunti ed alcune melodie in grado di rimanere in testa, grazie ad una facile fruibilità delle stesse. Questo permette di perdonare qualche vaga assonanza tra i brani (a voler fare i pignoli, ad esempio, se si ascolta bene, il riff di tastiera di King of the Ring richiama in alcuni punti quello di Let It Rock) che potrebbe suonare come ripetitività, ma fortunatamente questo dettaglio riesce a non smorzare l’atmosfera che permea l’intera opera.

Il primo disco solista di Mantas è dunque un lavoro spiazzante, soprattutto per i fan della band con la quale il chitarrista inglese ha raggiunto la notorietà. Accantonate momentaneamente le sonorità estreme dei Venom, Jeffrey Dunn, con l’ausilio di musicisti all’altezza, dimostra con questo Winds of Change di nascondere un cuore melodico dietro quella dura immagine da cattivone satanista della quale si è sempre vestito. Una leggera ripetitività nei brani ed alcuni passaggi un po' meno riusciti sono l’unico neo di una produzione non certo perfetta, ma che adesso come allora sa comunque farsi apprezzare dagli amanti di quel sound heavy classico che negli anni è andato sempre più svanendo.



VOTO RECENSORE
67
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
1988
Neat Records
Heavy
Tracklist
1. Let It Rock
2. Deceiver
3. Hurricane (instrumental)
4. King of the Ring
5. Western Days
6. Winds of Change
7. Desperado (instrumental)
8. Nowhere to Run
9. Sayonara (instrumental)
Line Up
Pete Harrison (Voce)
Al Barnes (Chitarra)
Mantas (Chitarra, Basso, Tastiera)
Keith Nichol (Tastiere)
Mark Savage (Batteria)
 
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