|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Peter Frampton - Fingerprints
|
( 4155 letture )
|
L'anno di grazia 2006 è stato per Peter Frampton quello del buon ritorno con Fingerprints. L'ex compagno di scuola di David Bowie e chitarrista degli Humble Pie, è infatti riapparso sul mercato dopo il buon Now del 2003 e, soprattutto, dopo un periodo non troppo fortunato della sua carriera che si è protratto abbastanza a lungo. Di questa sua avventura la punta di diamante è da considerare lo storico doppio dal vivo Frampton Comes Alive, uno dei dischi più venduti della storia del rock e che proprio per questo condizionerà la sua carriera futura. Un po’ come quegli attori che ottengono enorme successo in una sit-com e poi non riescono a scrollarsi mai più di dosso il personaggio interpretato.
Impressionante, in prima battuta, la sequela di ospiti di alto livello che hanno partecipato alla realizzazione del CD: Courtney Pine in Boot It Up, che nell’arrangiamento ricorda certe cose fatte da Peter Gabriel dalla seconda metà dei 90 in poi e Cameron e McCready dei Pearl Jam nella cover di Black Hole Sun, peraltro non perfettamente riuscita, tanto per cominciare. E poi Marvin e Bennet degli Shadows; Haynes dei Grateful Dead; la sezione ritmica degli Stones ed infine Paul Franklin e John Jorgenson. Fingerprints è un album interamente strumentale e spazia senza troppo curarsi della coesione degli stili proposti, passando dalla cover di Black Hole Sun alle atmosfere latine di Ida Y Vuelta (Out and Back); dal wah-wah di Cornerstone alle frequenti incursioni nel Jazz, fino a sentire echi di chitarra alla Django Reinhardt che risuonano in certi punti. Uno sfizio, questo, che Peter Frampton si è concesso all’età di 56 anni, dopo una la lunga carriera cui abbiamo già accennato, iniziata negli anni 60 col gruppo pop degli Heard che gli fruttò il titolo di “Face of 68”, per proseguire poi con i già citati Humble Pie e quindi come solista. Ed alla fine dell'ascolto, l'impressione è quella di aver a che fare con un prodotto destinato a crescere con il sommarsi degli ascolti ed a restare decisamente piacevole anche dopo tanti anni dalla sua uscita, pur non raggiungendo vette di eccellenza. Una qualità sempre più rara.
Fingerprints è dunque un album che sfila via leggero e facile da ascoltare, con un rassicurante "friendly mood" a pervaderlo, professionale ed affidabile, non esente da qualche battuta a vuoto, adatto a chi vuole ascoltare qualcosa in relax, ma senza sprofondare nella commercialità più becera. In grado quindi di soddisfare sia gli amanti del Frampton-sound, che quelli dei prodotti ben confezionati in genere. Chi non si accontenta di un bel pacchetto, di un prodotto collaudato, di una grande professionalità e di un venditore cortese e competente può probabilmente trovare di meglio sul mercato, ma Frampton è sempre un chitarrista ed un compositore da rispettare. E Fingerprints lo dimostra ancora una volta.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2
|
Questo lavoro nulla aggiunge ad una carriera straordinaria fatta di grandi lavori se non la gioia dei fans più incalliti nel sentire cose nuove del sempreverde Peter che le cose migliori le fa sentire nei concerti sempre seguitissimi. Il successivo lavoro Thank You Mr Churchill del 2010 è sicuramente migliore forse solo per il fatto di sentire il nostro ancora cantare con una voce identica al Comes Alive. |
|
|
|
|
|
|
1
|
Pensare che di Frampton avevo un disco in vinile di Show Me the Way tutto colorato con su il suo simpatico faccione... |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Boot It Up 2. Ida Y Vuelta (Out and Back) 3. Black Hole Sun 4. Float 5. My Cup Of Tea 6. Shewango Way 7. Blooze 8. Cornerstones 9. Grab A Chicken (Put It Back) 10. Double Nickels 11. Smoky 12. Blowin' Smoke 13. Oh, when... 14. Souvenirs De Nos Peres
|
|
Line Up
|
Peter Frampton - guitars + guests
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|