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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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08/04/2016
( 4035 letture )
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Ormai padroni del metal/rock melodico, dopo la parentesi più dura dell'esordiente, citazionista, ma straordinario The 1st Chapter datato 2005, i Circus Maximus danno vita ad Havoc, quarto album studio della loro accattivante carriera poco più che decennale. Con una media di una pubblicazione ogni tre anni circa, che appare sempre più come formula perfetta per la creazione di musica di qualità, Eriksen e soci anche questa volta, dopo il convincente Nine, hanno fatto centro. Havoc, infatti, proseguendo il filone AOR del predecessore, si presenta come una ulteriore conferma per la band norvegese che ormai piazza i propri singoli piuttosto facilmente anche nelle classifiche di vendita scandinave; un dato sorprendente che può aprirci gli occhi. Con un semplice ma profondo fuoco stilizzato su fondo nero in copertina, Havoc può essere considerato come il prodotto più maturo, forse più furbo, dei Circus Maximus, ma non necessariamente il più valido, anche se su quest'ultimo punto si potrebbe discutere all'infinito senza comunque metter tutti d'accordo. L'influenza di band orientate verso sound più soft e puramente rock come Muse o Nickelback, per citarne alcuni, chiaramente riscontrabili lungo la track-list del disco, si ripetono come in Nine e rischiano di recare una sensazione di smarrimento soprattutto nell'ascoltatore più affezionato a quel gruppo che, fino a qualche anno fa, era considerato il futuro del power/prog. Ora, in maniera del tutto evidente, non è più così. I Circus Maximus sono cambiati, hanno mutato forma e probabilmente hanno trovato la propria dimensione artistica e la propria casa senza dover sperimentare troppo, forse perché vien loro naturale. Va però sottolineato che anche se questa dimensione corrisponde a melodie più accessibili (e quindi più commerciali) la musica prodotta è sempre di un certo effetto e di una certa bellezza che lascia un segno indelebile, nel bene o nel male. Gli artisti in questione restano pur sempre dei musicisti seri dalla tecnica indiscutibile e dalla vena compositiva invidiabile, attributi che finiscono per non lasciare spazio a roba scadente. La chitarra di Mats Haugen, per la felicità di molti, continua ad essere fortemente ispirata (soprattutto nei solo) e l'ugola di Michael Eriksen, seppur spesso dipinta come impersonale, non sembra perder colpi -anzi- risulta più emozionante e calda che mai, in perfetta forma e sintonia con le atmosfere riprodotte. I temi trattati in Havoc sono intuibili sia nel titolo che nell'artwork e riguardano i sentimenti umani sotto forma di fuoco/fiamma rassicurante o distruttiva a seconda delle nostre capacità nel gestirli. Detto questo, le liriche non risultano banali ed il messaggio arriva chiaro. I nove brani che alimentano questo fuoco riescono a mantenerlo vivo non presentando particolari cedimenti ed il minutaggio non eccessivo di ciascun pezzo, legato ad una produzione stellare in grado di esaltare tutti i passaggi, aiuta senza ombra di dubbio chi si appresta ad ascoltarli per la prima volta.
L'opener The Weight, uno dei momenti più coinvolgenti e brillanti dell'album, ha una struttura ritmica piuttosto lineare con un ritornello che si insinua nella testa con una forza tipica del pop/rock. La strada sembra quella giusta.
Be the one you want to know the most I weigh me down just to pick me up I'll show you me like you want me to be The weight has made me blind (The Weight)
Highest Bitter invece, è forse la registrazione meno emozionante del platter insieme ad After the Fire che verrà analizzata a suo tempo. Un pezzo standard, con un chorus elementare che piace e non piace a seconda di come ci si sveglia la mattina. Ottimo il basso di Glen Cato Møllen che emerge sin dal primo secondo. La title-track è semplicemente elettrizzante nonostante un richiamo di troppo a Dark Horse dei Nickelback, nel quale si mischierebbe senza problemi. Si tratta del pezzo più cattivo dell'album che racchiude tutto il necessario: tecnica, velocità, ispirazione, semplicità ed una buona dose di metallo. Dotata anche di un buon ritornello, Havoc è solida, assolutamente da non perdere nel corso della riproduzione. Pages, con quel pizzico di prog attuale più accentuato, rappresenta l'apice. La voce leggermente filtrata di Eriksen regala un contributo importante alla riuscita del brano, ma sono i dialoghi strumentali che lanciano il solo di Haugen a liberare la pelle d'oca. L'accoppiata Flames-Loved Ones è ciò che richiede il pubblico di oggi, la modernità portata avanti dal mercato discografico in profonda crisi. Nonostante questo inevitabile occhio alle vendite, si tratta di pop/metal (se così può essere classificato) di un certo gusto. Loved Ones è una splendida ballad di oltre otto minuti col difettuccio di essere fortemente marchiata 30 Seconds to Mars tanto da somigliare a Kings and Queens nella parte introduttiva. Provare per credere. Incredibile come il brano decolli una volta trascinato dal fantastico lavoro alle sei corde e dallo special che spezza un motivo tendente alla monotonia, seppur d'effetto. In After the Fire si richiamano delle ritmiche di The Weight ed è quasi impossibile distinguere Eriksen da Bellamy dei Muse. Nulla di sorprendente visto che gli inglesi vanno fortissimo nel nord Europa e finiscono col contaminare la musica del posto in modo più o meno evidente. Il brano non demerita ma rientra tra i trascurabili per poca originalità. L'accessibilità di Havoc è ulteriormente messa a nudo da Remember, composizione fresca, estremamente easy e tra le preferite del tastierista Lasse Finbråten, vero "colpevole" di questo cambio di rotta sonoro della band. Anche qui i Muse, quelli diTwilight per intenderci, sono dietro l'angolo. Havoc si chiude con Chivalry ed i suoi toni freddi e malinconici alla Sigur Ros. Si gela sul serio ed il brano sfiora la perfezione ed incanta mostrandoci paesaggi immaginari e suggestivi. Superato il quarto minuto, lo spirito prende il volo, lontano da tutto, portando con sé ciò che resta dei Circus Maximus della prima era.
Run away Far away From the past that's chasing you (Chivalry)
L'impressione iniziale è quella di poter amare alla follia questa opera d'arte. È importante però, liberarsi da certi pregiudizi che potrebbero offuscare la valutazione e non rendere giustizia alla proposta. Dopo Nine, anche per riconquistare una schiera di sostenitori definitivamente andati, non era poi così sbagliato aspettarsi un ritorno alle origini, ad un sound più tosto con quelle sfumature complesse ma melodiche tipiche del gruppo sempre attento a cercar bellezza. Un qualcosa che si avvicinasse ad Isolate pur sapendo che non ci saranno altre Mouth of Madness. Havoc spiazza con intelligenza ed è la conferma di un taglio netto col passato. A qualcuno potrebbe anche non andar giù questa scelta di proseguire il cammino verso un hard/rock più popolare, meno elaborato e più spensierato, ma nessuno potrà negare ad Havoc l'etichetta di album, si controverso, ma affascinante, dannatamente affascinante.
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13
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voto? 50. Si son persi per strada e già da Nine si percepiva un cambio di rotta, il nuovo sound non mi garba affatto |
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12
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Con mio stesso stupore, mi è piaciuto. Ho apprezzato tantissimo Isolate, mentre Nine non mi aveva convinto per niente e nella mia testa li davo già per spacciati... ma incredibilmente quest'album, che non c'entra nulla coi precedenti, mi è piaciuto. E pure parecchio. Non so quanto reggerà la prova del tempo, ma per adesso per me è almeno un 76. Ottime The Weight e Chivalry. Inoltre mi hanno fatto un'ottima impressione anche le sopra criticate Highest Bitter e After The Fire. Grande band. |
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11
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L'ho dovuto assimilare un po' .Veramente un ottimo lavoro .Ho la versione digipack che contiene anche il live.Che dire: circus maximus!voto 88 |
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9
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Gruppo che già da mine per me era in discesa, qui Max 65 |
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8
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Beh sì Blacksoul, nel giudizio sono anche molto più estremo di te. Devo dive molto brutto. Non mi è piaciuto per niente. Evviva! |
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6
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Concordo con Steelminded, piacevole ma è uno - due gradini sotto Nine, è quasi più |
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5
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Sono un po' spiazzato. Mi aspettavo una continuazione del prog di Nine, e invece... non riesco a inquadrarli... troppa accentuazione del lato melodico e dell'elemento modern metal? Sto ascoltando, ma non mi convince... |
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4
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gruppo che si ispira fin troppo ai Toto,non capisco perchè si definiscono prog |
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3
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LI PREFERIVO PRIMA... MA BEL LAVORO COMUNQUE |
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2
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Aridateme i CM di Isolate vi prego...non è possibile ascoltare 'sta roba.... |
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1
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Ottimo ritorno, finalmente con più originalità ed energia del solito, voto 80. Da avere assolutamente la versione limited con 45 minuti live da paura. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Weight 2. Highest Bitter 3. Havoc 4. Pages 5. Flames 6. Loved Ones 7. After the Fire 8. Remember 9. Chivalry
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Line Up
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Michael Eriksen (Voce) Mats Haugen (Chitarra) Lasse Finbråten (Tastiere) Glen Cato Møllen (Basso) Truls Haugen (Batteria)
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