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The Word Alive - Dark Matter
15/04/2016
( 1785 letture )
I The Word Alive sono un gruppo tipicamente dei giorni nostri. Sono americani, si sono formati nel 2008 e devono aver raggiunto sin da subito un valido seguito di fans, tanto da riuscire, in otto anni, a produrre ben quattro album, rispettando con puntualità svizzera la media di una release ogni 24 mesi circa. Il qui presente Dark Matter è quindi la loro quarta realizzazione e prosegue nello stile dei precedenti, ossia un alternative metal ricco di influenze elettroniche. I nostri sono il tipico gruppo dei nostri giorni, dicevamo: lo sono sotto molti aspetti. Primo fra tutti, l’enfasi sull’apparenza più che sulla sostanza. Mi spiego: i cinque ragazzi americani non suonano male, e alcune canzoni, o, meglio, alcune parti di esse, seppure non particolarmente originali, si lasciano ascoltare con piacere. Ma i The Word Alive commettono un “peccato originale” che esiste dalla notte dei tempi; gli antichi greci già lo conoscevano bene, e lo hanno definito con termine tipico, su cui i drammaturghi hanno costruito intere tragedie: il termine è “hybris”. Hybris vuol dire, più o meno letteralmente, orgoglio, tracotanza, superbia; è il peccato tipico dell’uomo che cerca di arrivare a scoprire, o a comprendere, fenomeni o concetti troppo elevati, o troppo impegnativi, per lui.

Molto più modestamente, nel lavoro in questione, i cinque americani cercano, nello sforzo di mostrarsi “il perfetto gruppo alternative per gli anni 2010”, di andare al di là di ciò che sanno fare, o di ciò che gli viene bene; il che poi è lo stesso. Le dodici canzoni di Dark Matter seguono, più o meno tutte, un canovaccio molto simile: parti atmosferiche e melodiche, ben cantate e con linee vocali anche riuscite, alternate e mischiate con parti molto aggressive, tipicamente nei riff chitarristici e nelle vocals sporche e urlate. Insomma, il classico schema dell’alternative metal degli ultimi dieci-quindici anni. Il problema di fondo è che le parti melodiche sono buone, e, seppure non particolarmente innovative, sembrano funzionare; ma quando la band, non so se di propria volontà o su “ispirazione” di qualcun altro (label? manager? fans?) cerca di imitare i grandi nomi di riferimento, Linkin Park su tutti (e già lì ci sarebbe da discutere, come riferimento…), alternando la melodia con l’aggressività, il castello di carte crolla miseramente. Le parti aggressive non funzionano, sono banali, spesso ripetitive, e finiscono per affossare buona parte dei brani. L’aspetto che salta maggiormente all’attenzione è proprio l’attitudine del gruppo, che, almeno dai risultati, sembra stilisticamente assai distante dal mondo del metal-core più aggressivo, cui invece cercano di rifarsi nelle parti più violente; specialmente il vocalist Tyler Smith, dotato di un timbro decisamente più adatto per linee vocali rilassate, pare decisamente un “pesce fuor d’acqua” ogni qual volta azzarda parti più urlate e, nelle intenzioni, potenti. Nelle intenzioni, si diceva; perché invece il risultato spesso è quasi caricaturale, e finisce per far scemare buona parte dell’interesse per il brano stesso. Dopotutto, se molti gruppi di questo sotto-genere scelgono di avere un doppia voce, un motivo ci sarà…

La hybris del gruppo americano è tutta qui: se si fossero concentrati su ciò che sanno fare, ossia del buon metal-rock dalle spiccate attitudini melodiche, ne sarebbe uscito un disco magari non trascendentale, ma piacevole e interessante all’ascolto; così invece Dark Matter finisce per essere un gigantesco “vorrei ma non posso”, una rincorsa senza fine a modelli e stili che sono, probabilmente, stati scelti più “di testa” che “di cuore”, più per apparenza che per sostanza. Intendiamoci, i nostri non sono né i primi né gli ultimi: molti artisti, specie agli esordi, commettono errori di tal fatta. L’aggravante, per i The Word Alive, è che non sono all’esordio; anzi, sono già al quarto lavoro, un traguardo dove, normalmente, si arriva avendo già maturato esperienza e consapevolezza di sé sufficienti per evitare questo tipo di errori. Di qui la bocciatura di questo lavoro; la speranza, per i cinque americani, è che con le prossime release riescano a trovare finalmente il loro vero stile, e una forma di coerenza nelle scelte espressive. Forse, dilatare maggiormente i tempi fra un lavoro e l’altro potrà essere di aiuto, a condizione che queste “tappe forzate” non siano state invece a loro imposte da fattori esterni; se così fosse, il compito si potrà definirsi davvero molto complicato.



VOTO RECENSORE
55
VOTO LETTORI
70 su 1 voti [ VOTA]
Sentenza
Mercoledì 30 Agosto 2017, 21.35.34
1
Secondo me è il migliore che hanno fatto. si colloca come un semplice album di intrattenimento, senza tante pretese. voto sufficiente
INFORMAZIONI
2016
Fearless Records
Alternative Metal
Tracklist
1. Dreamer
2. Trapped
3. Face To Face
4. Sellout
5. Insane
6. Made This Way
7. Suffocating
8. Piece Of Me
9. Branded
10. Grunge
11. Dark Matter
12. Oxy
Line Up
Tyler "Telle" Smith (Voce)
Zack Hansen (Chitarra, Tastiera, Programmazione, Cori)
Tony Pizzuti (Chitarra, Tastiera, Programazione, Cori)
Daniel Shapiro (Basso, Cori)
Luke Holland (Batteria, Percussioni)
 
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