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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Dead Can Dance - Within the Realm of a Dying Sun
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15/07/2016
( 4940 letture )
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I Dead Can Dance sono uno dei progetti musicali più innovativi e ambiziosi degli ultimi decenni. In primis, per la loro abitudine di cambiare pelle ad ogni uscita, rendendo ogni album un capitolo a parte della loro avventura musicale, oltre al fatto che la loro musica è in grado di creare atmosfere magnifiche e di farci viaggiare in mondi astratti e lontani. Un duo, quello guidato da Brendan Perry e Lisa Gerrard capace di stupire anche in sede live, con degli spettacoli a dir poco magici, in cui è lasciato tantissimo spazio a pezzi inediti, sperimentazione e improvvisazione.
Il duo anglo-australiano, inizialmente coadiuvato da una vera e propria band, diede il via alle danze nel 1984 con l'omonimo debutto, spesso ingiustamente sottovalutato, ricco di influenze dark-wave e gothic, unite a una mistica vena tribale e continuò su quella strada anche col successivo EP Garden of the Arcane Delights. Dal successivo Spleen and Ideal cambiò tutto: messi da parte gli strumenti tradizionali, i Nostri si dedicarono ad una ricerca sonora che li ha resi famosi in tutto il mondo e che ha portato a dischi come Into the Labyrinth, Aion (dedicato alla riscoperta della musica del Medioevo e del Rinascimento) o l'ultimo Anastasis, con cui sono approdati alla world music. Questo Within the Realm of a Dying Sun da sempre si gioca il posto di miglior lavoro del gruppo col precedente Spleen and Ideal e, più raramente, col successivo Into the Labyrinth e fotografa il duo in uno stato di forma compositiva assolutamente eccezionale. Descrivere a parole le emozioni che trasmette questo disco è un arduo compito: ha la capacità unica di sprigionare un atmosfera arcana e vagamente medioevale, mistica e oscura ma al contempo malinconica e nostalgica che ha fatto scuola gruppi come Arcana, Black Tape For a Blue Girl e Love Is Colder Than Death.
Sulle otto canzoni che compongono l'opera, splende il songwriting del poliedrico Brendan Perry, coadiuvato dalle ormai immancabili tastiere, dal fido Peter Ulrich (percussionista della band fin dagli esordi) e, elemento fondamentale, da un ensemble di ben dieci musicisti. Dal punto di vista vocale il duo si divide equamente i compiti: le prime quattro canzoni sono infatti caratterizzate dal timbro profondo Perry, mentre le restanti sono dominate dalla voce eterea ed inimitabile della Gerrard, vero e proprio gioiello dell'intera produzione del gruppo. Come già accennato in precedenza, analizzare i brani singolarmente è molto difficile, tanto sono carichi di magia e atmosfera: come descrivere a parole le sensazioni che sprigionano canzoni come l'opener Anywhere Out of the World, aperta dal rintocco etereo della tastiera e guidata dal suono cupo e profondo del contrabasso? Oppure la malinconia che trasmettono pezzi come la strumentale Windfall, o le immortali In the Wake of Adversity (di cui esiste una cover degli Arcana che forse è addirittura più bella dell'originale) e Xavier che narrano di storie antiche e misteriose, di donne e di amori perduti e dimenticati? La voce della Gerrard poi, rende l'ascolto di capolavori come Summoning of the Muse o della ballata vagamente orientaleggiante Cantara, un'esperienza davvero unica.
Insomma, il terzo capitolo della saga dei Dead Can Dance è un masterpiece assoluto capace di farci viaggiare in epoche lontane e misteriose e ha definitivamente consacrato la grandezza e il talento di questo duo, che negli anni continueranno a regalarci perle di enorme valore, senza però riuscire a eguagliare l'eccellenza di Within the Realm of a Dying Sun, diamante incastonato per sempre come capolavoro di un intero genere. Qualsiasi appassionato della musica dark e neoclassica, o semplicemente qualsiasi amante di un certo tipo di musica impegnato e profondo, dovrebbe far suo questo gioiello.
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14
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L'ho riascoltato parecchio in questo periodo, spinto anche dai commenti entusiastici sotto questa rece, oltre che dalla rece stessa. Ovviamente siamo a livelli altissimi, però preferisco, e non di poco, soprattutto i due precedenti e anche i due successivi. Il motivo è che non riesce ad appagarmi, mi sembra che duri troppo poco, anche i brani, sono dei gioielli splendidi però ognuno mi sembra incompleto, come fossero delle (bellissime) introduzioni a delle sinfonie grandiose e strazianti che però non arrivano, e anziché aprirsi in questo modo il brano finisce. Dovrei provare ad ascoltarlo facendo ripetere tre volte ogni pezzo. |
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13
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Quoto Rob Fleming.
Aion è un altro album da 100.... |
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12
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Più aggiungere, infatti, si potrebbe chiedere. O meglio, visto il gruppo, "invocare" altre recensioni. Spleen and Ideal, Aion e Anastasis, tra i Rispolverati, ci starebbero benissimo. |
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11
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Nulla da aggiungere su quanto detto da tutti, questo è un gruppo la cui arte resterà sempre nei cuori delle generazioni a venire |
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9
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...spettacolare......!!!!! |
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8
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Madonna che capolavoro!!!
e la recensione poteva essere scritta con solo queste tre parole....
scherzi a parte, condivido in toto l'analisi di Niccolò soprattutto le ultime due righe.
Io azzarderei anche 100. |
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6
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Questi due qua da Spleen and Ideal a Info the labyrinth hanno infilato 5 capolavori che definire inarrivabili è riduttivo.Se fossi proprio costretto a scegliere anch'io darei la palma del migliore al qui presente Within the Realm of a Dying Sun..Eterni. |
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5
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il disco piu' mistico che conosco....unico ed inarrivabile! |
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4
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Descitta molto bene la voce della Gerrard sulla biografia che avete fatto al gruppo: "in realtà lei non cantava, faceva 'soltanto' suoni con la sua voce, trasformando la figura del cantante in qualcosa di più ampio e trascendente, un modo per esplorare il suo mondo interiore". Un'analisi che coglie bene le qualità vocali della suddetta. |
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3
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Nel buio, una tenue luce di immensa potenza. È la luce e il suono di un iniziazione. Un album senza tempo. |
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2
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Un capolavoro, quoto in pieno il commento di Rob che condivido parola per parola. Questo album si gioca con "Aion" il primo posto nella mia classifica personale dei DCD. |
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1
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La tripletta iniziale è da capogiro ed in grado di spazzare via il 90% del gothic che verrà a metà degli anni '90. Xavier ci getta in pasto al medioevo e Dawn of the Iconoclast fanno capire all'ascoltatore cosa significa realmente "cantare". 85 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Anywhere Out of the World 2. Windfall 3. In the Wake of Adversity 4. Xavier 5. Dawn of the Iconoclast 6. Cantara 7. Summoning of the Muse 8. Persephone (The Gathering of Flowers
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Line Up
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Perry (Tastiera, Voce su tracce 1,3,4, Arrangiamenti) Lisa Gerrard (Tastiera, Voce su tracce 5,6,7,8, Arrangiamenti) Peter Ulrich (Percussioni)
Musicisti Ospiti Ruth Watson (Oboe) Gus Ferguson (Violoncello) Tony Gamage (Violoncello) John Singleton (Trombone) Richard Avison (Trombone) Andrew Claxton (Trombone Basso, Tuba) Mark Gerrard (Trumpet) Piero Gasparini (Viola) Alison Harling (Violino) Emlyn Singleton (Violino)
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