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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Forklift Elevator - Killer Self
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31/07/2016
( 1926 letture )
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I padovani Forklift Elevator rappresentano un curioso ascolto in quest’estate che alterna tempeste torrenziali a momenti d’afa inarrestabili. Attraverso la Logic(il)logic Records giungono alla pubblicazione dell’EP Killer Self, un groove metal dalle forti influenze novantiane che rispondono al nome di Pantera, System Of A Down, Korn e in poca parte di Lamb Of God e che segue di poco più di un anno il primo album autoprodotto intitolato Borderline. Quindi chitarre sature, break e stop and go come se non ci fosse un domani, brevi sfuriate in doppia cassa alternate a riff poderosi e cadenzati, un po’ come gli Skinlab dei tempi d’oro giusto per intenderci ma con ancora molta strada da macinare sotto i piedi. Il leader e chitarrista Mirco Maniero, unico membro originale rimasto dalla fondazione nel 2009, è sicuramente un fan accanito del sound di Dimebag Darrell di metà anni novanta e ogni brano di questo EP richiama fortemente quel tipo di ricerca sonora e di stilema groovoso, per altro sottolineato senza troppi complimenti dalla sezione ritmica di Marco Daga al basso e di Andrea Segato alla batteria.
Scorrono così una dietro l’altra l’opener Life Denied, fondamentalmente un’inquietante intro per la solida Bagger 288, un mid tempo incazzoso che denota tutte le caratteristiche fin’ora elencate e che mette in luce le doti soliste di Uros Obradovic, davvero talentuoso e per nulla derivativo, così come udibile nella seguente The 8th Sin, nel suo complesso decisamente debitrice di alcune sonorità care ai più classici Machine Head ma assai efficace a livello pratico, soprattutto in sede live immaginiamo. Sulla stessa falsa riga si assesta la fin troppo logorroica e ripetitiva Deception, mentre si addentra nelle paludose sonorità sudiste la successiva Black Hole, che a tratti richiama i Black Label Society più conosciuti e diretti, con un momento riflessivo e recitato precedente un assolo davvero di prima classe di Uros e la cui velocità scema via via verso un soffocante rallentamento strutturale. Se con Executor ci troviamo di fronte a una decisa accelerazione del ritmo su lidi più vicino ai moderni Lamb Of God con risultati decisamente più soddisfacenti di tutto quello ascoltato fin’ora nell’EP, con la conclusiva Hidden Side siamo in pieno clima Pantera periodo Reinventing The Steel, con risultati tutto sommato apprezzabili ma spudoratamente derivativi se si pensa alla miriade di band che sul globo si sono cimentate con questo tipo di sonorità, nonostante l’ennesima prova di forza dellla sezione ritmica, nel suo piccolo davvero impeccabile, e nel solito gusto solista di Obradovic. Menzione a parte merita purtroppo la voce di Stefano Segato: il cantante ce la mette tutta nel risultare credibile e incisivo ma ci sono due scogli apparentemente insormontabili sui quali c’è davvero da lavorare, ossia la pronuncia dell’inglese, ai limiti dello scolastico sufficiente ma davvero martoriato da una pesante inflessione italiana, e la tipologia stessa della voce, che in questo tipo di sonorità richiede una sporcatura e un’aggressività maggiori nell’impostazione generale, pena il risultare totalmente innocua come nel caso di tutte le tracce che compongono questo Killer Self.
C’è ancora ovviamente molta strada da fare da parte di tutti i Forklift Elevator sia in fase di songwriting sia per la ricerca di una propria personale identità musicale: sicuramente non è un male avere delle influenze che definiscano il punto di partenza dal quale muoversi nella ricerca di una singolare personalità musicale, ma è anche vero che da questi benedetti numi tutelari ci si deve staccare almeno un poco per non incorrere nella ripetizione pedissequa di stilemi triti e ritriti e già sentiti in tutte le salse, soprattuto perchè ormai appartenenti alla decade scorsa e quindi ben radicati nell’immaginario collettivo generale. Visto che le potenzialità sulla carta ci sono tutte, a parte un paio di accorgimenti più o meno risolvibili, ci vuole un po’ più di coraggio nel camminare da soli verso un obiettivo ben preciso. Testa bassa e lavorare, e in bocca al lupo.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Life Denied 2. Bagger 288 3. The 8th Sin 4. Deception 5. Black Hole 6. I Executor 7. Hidden Side
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Line Up
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Stefano Segato (Voce) Uros Obradovic (Chitarra) Mirco Maniero (Chitarra) Marco Daga (Basso) Andrea Segato (Batteria)
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RECENSIONI |
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