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Manegarm - Dödsfärd
( 5505 letture )
Ma la vecchia gigantessa genera per figli molti giganti, e tutti in aspetto di lupo, e di là sono venuti questi lupi. E così è detto che da quella stirpe uno verrà potentissimo che si chiama Mánagarmr; esso si sazia della linfa vitale di tutti gli uomini che muoiono ed ingoierà la luna e schizzerà di sangue il cielo e tutta l’aria.
(Völuspá)

Potentissimo ed evocativo è quello che si pensa una volta di fronte a questo ennesimo lavoro della band che dal lontano 1996 sembra non sbagliare un colpo. Dal loro demo di debutto Vargaresa di strada ne hanno fatta molta e controprova hanno sfornato quattro album alquanto elogiati.
A distanza di tre anni dal loro secondo full lenght Havets Vargar i Månegarm tornano sulla scena con Dödsfärd, terzo disco della band, che si discosta molto dai loro precedenti lavori, pur mantenendo le sonorità black che li hanno contraddistinti sin dal loro primo album Nordstjärnans Tidsålder e che hanno permesso al quintetto svedese di avere un nutrito seguito di fans nell’ambiente viking.

Dal primo minuto di ascolto capiamo di trovarci tra le mani un album che ha abbandonato per gran parte il loro classico black al quale il nostro orecchio aveva fatto l’abitudine, per abbracciare in grande stile un death svedese influenzato da ritmiche folk (seppur in minima parte rispetto al successivo Vredens Tid). Già superata l’intro ci troviamo di fronte ad un sapiente uso di chitarre e violino qual’é I Evig Tid che va in un crescendo di epicità e furore, e fa da introduzione ad una ben più massiccia Ravenous, prima delle due tracce scritte in inglese comprese nell’album, accompagnata da riff di chitarra taglienti e una batteria che non lascia scampo. Discorso diverso per Ägirs Vrede cadenzata e molto ben strutturata: qui si respira la vera tecnica dei nuovi Månegarm, in particolar modo nella parte finale dove lo screaming di Erik Grawsiö lascia spazio alle chitarre, che avanzano come l’incedere di lupi nella foresta. Dödsfärd ci riporta agli antichi fasti del gruppo dove il sound prettamente black non lascia spazio ad alcun dubbio, così come Fimbultrollet, sapiente omaggio al Beowulf, con ritmi epici e una melodia che resta impressa nella mente. Seguono a ruota Daudr e Vrede, due esempi di come si riesca a mixare death melodico di grande effetto con riff oscuri e glaciali tipici del black metal. Vero inno al paganesimo Pagan War attacca le orecchie con furia magistrale, come fuoco liquido che scorre nelle vene con orgoglio, mentre Ursjälens Visdom nelle prime note riporta il nostro spirito a riposo con voci pulite, chitarre lente, ma pur sempre pesanti e altamente tecniche, accompagnate sempre da un violino che si destreggia tra batteria e chitarra. Impossibile non menzionare poi Gillesvisan scritta in svedese antico e vera ciliegina sulla torta, con cori da osteria e rumori di bicchieri in sottofondo.

Dimenticate pure quello che credevate di sapere su questo gruppo. Se non vi siete affezionati a questa band con i loro precedenti lavori, molto probabilmente lo farete con questo: i Månegarm hanno saputo dar prova di un gran cambiamento pur non abbandonando totalmente la vecchia via.

Se vi aspettate un seguito di Havets Vargar potrete rimanere piacevolmente sorpresi scoprendo la trasformazione che i cinque vichinghi di Norrtelje sono riusciti a compiere, senza alterare il suono che li contraddistingue.



VOTO RECENSORE
81
VOTO LETTORI
54.8 su 45 voti [ VOTA]
ErikPestilence
Venerdì 11 Maggio 2012, 19.10.38
3
Discone!!! Un'accetta vichinga tra le costole
fabriziomagno
Giovedì 3 Maggio 2012, 9.26.20
2
veramente stupendo...!!!
il vichingo
Martedì 29 Novembre 2011, 17.31.49
1
Merita di più senza dubbio... un 90 a parer mio!
INFORMAZIONI
2003
Displeased Records
Viking
Tracklist
1. Intro
2. I Evig Tid
3. Ravenous
4. Agirs Vrede
5. Dödsfärd
6. Fimbultrollet
7. Daudr
8. Vrede
9. Pagan War
10. Ursjalens Visdom
11. Gillesvisan
Line Up
Jonas Almquist: chitarra
Markus Andé: chitarra, violino
Erik Grawsiö: batteria, voce
Pierre Wilhelmson: basso
 
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