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Manegarm - Vargstenen
25/11/2017
( 2611 letture )
Il quinto full-length degli svedesi Månegarm, primo del loro secondo decennio di attività, agli occhi di molti rappresenta tuttora il picco compositivo all’interno della lunga e ricca discografia della storica band scandinava, quella sorta di ‘pezzo mancante’ che ne ha definito l’attesa e matura consacrazione completa, dopo anni di produzioni comunque di livello e mai banali, che ne avevano gradualmente accresciuto popolarità e seguito.
Indubbiamente, Vargstenen (quella pietra del lupo messa ben in evidenza nell’artwork) si configura come un album dalla marcia in più sin dalle sue prime premesse su carta: si tratta difatti del primo concept album per la formazione di Norrtälje, i cui testi, tutti in svedese arcaico, ci portano capitolo per capitolo alla scoperta delle vicende di un uomo pagano, indubbiamente un guerriero, che, viaggiando all’interno dei noti nove mondi della cosmologia della mitologia norrena, è alla ricerca della sua ‘anima lupo’. Tale spirito fraterno lo sa in seguito guidare e consigliare nel suo percorso, nonché gli sa fornire, assieme ad altre potenti pietre runiche legate ad importanti elementi e divinità vichinghe, la saggezza e l’assistenza necessarie per unirsi ad altri combattenti del Miðgarðr (il mondo degli uomini) in una battaglia contro malefiche creature infernali, che si concluderà in una chiara vittoria per gli uomini, in grado di ripulire tale mondo dal male.

Se dunque le lyrics, per quanto in un primo momento possano apparire ostiche all’ascoltatore (la band ha tuttavia fornito le traduzioni, nei suoi booklet, di tutte le canzoni, arricchendole anche di preziose illustrazioni esplicative nella versione digipack), pur ben bilanciate ed interpretate all’interno delle singole tracce, giocano un ruolo più importante che in passato, la proposta strumentale inclusa in Vargstenen non è di certo da meno. Dopo aver indubbiamente sperimentato in passato ed essersi mossi per anni con savoir faire tra il black, il viking e a tratti anche il folk, in questa sede i Månegarm si allontano dalla virata a tinte maggiormente folk/viking del precedente Vredens Tid, continuazione naturale dell’acclamato e più aggressivo Dödsfärd, poco adatta a fornire il giusto supporto ad un concept così forte ed indipendente, in favore di una proposta più bilanciata e compatta, che ci guida da protagonisti (anche complici le variegate e cangianti ritmiche che si susseguono per tutti i cinquanta minuti del platter) lungo le vicende del viaggio narrato dal concept, all’interno della quale, pur non mancando di affilate sferzate black, riffing aggressivi e sfaccettati non privi di elementi melodici (come in En Fallen Fader oppure nella titletrack Vargstenen), né di momenti acustici (Eld), l’epicità viene garantita non solo da ricorrenti break centrali, ma anche da diverse cavalcate più heavy metal (Genom världar nio, Vedergallningens Tid), innegabilmente più riuscite di quei (radi) inserti di riffing che fanno invece sin troppo banalmente l’occhiolino al death.
Se, dunque, nell’intessere l’ordito, la band nordica riesce a trovare il giusto equilibrio dall’alto della propria maturità ed esperienza, la trama dei caleidoscopici vocals non è da meno. Erik Grawsiö va infatti a narrare le vicende del guerriero vichingo con grande espressività, muovendosi quasi senza difficoltà tra un efficace screaming aggressivo, growling più scuro e un clean maggiormente grintoso, passando con facilità da caldi toni narrativi a raggelanti staffilate sprezzanti. La grande versatilità interpretativa viene ulteriormente arricchita non solo dai numerosi interventi di una voce pulita femminile, quella dell’ospite Umer Mossige-Norheim, particolarmente atmosferica, ma anche dalla peculiare ‘voce’ del violino di Janne Liljeqvist, vera anima folk del gruppo, qui quantitativamente meno presente che in passato, ma dalla presenza elegante, capace sia di diventare marcato protagonista (ad esempio, in Visioner på isen), che di sostenere al meglio la colonna portante dell’album creata dal trittico di chitarre e basso, senza strafare né sminuirne la forza. L’unico aspetto della performance di Grawsiö a non convincere pienamente è invece nuovamente la batteria che, per quanto frenetica e studiata nei suoi interventi, non viene supportata al meglio da una produzione che la fa a tratti suonare quasi artificiale, sensazione destinata comunque a passare in secondo piano con passare degli ascolti.

Indubbiamente lavoro compatto e ispirato, ponderato a fondo in ogni sua parte, Vargstenen trova quella quadratura del cerchio che in passato era sfilata -in alcuni casi solo di un soffio- dalle mani dei Månegarm, configurandosi come una release capace non solo di attirare consensi, ma anche di fare la sua ottima figura e tener fronte al successo di altre cruciali uscite del genere, pubblicate in quegli stessi mesi dell’ormai lontano 2007, quali Viides luku - Hävitetty dei Moonsorrow o The Varangian Way dei Turisas. Un album da avere, da ascoltare, da apprezzare nella sua solidità strumentale o con libretto dei testi (o traduzioni sul web) alla mano, che indubbiamente rappresenta uno degli apici più ispirati della carriera degli svedesi. Da rispolverare per i fan di vecchia data, da scoprire senza indugi per i neofiti del genere.



VOTO RECENSORE
86
VOTO LETTORI
83.28 su 7 voti [ VOTA]
LUCIO 77
Domenica 21 Febbraio 2021, 19.29.41
5
Bello veramente però la Spontaneità dell'Esordio non ha eguali.. Che Gruppo comunque..
MorphineChild
Martedì 5 Dicembre 2017, 14.26.28
4
senza dubbio il disco più riuscito dei Manegarm, che amalgama alla perfezione roboante viking battagliero a momenti folk talvolta trascinanti, talvolta riflessivi, giunto quasi a sorpresa all'interno di una discografia comunque di livello ma più manieristica. senza arrivare alle vette sublimi del citato disco dei Moonsorrow, Vargstenen resta comunque uno dei capolavori del genere, con una nota di merito alle curatissime linee vocali ed una di pesante demerito alla produzione, rumorososissima ma piatta e sterile, in particolare per quanto riguarda la batteria
gianmarco
Lunedì 27 Novembre 2017, 21.05.15
3
interessanti .
duke
Sabato 25 Novembre 2017, 21.27.24
2
disco bellissimo....grande band....
Tiradipiunpelodifiken
Sabato 25 Novembre 2017, 21.12.09
1
Per me il loro lavoro più riuscito, e insieme ai due lavori eccellenti citati da Elena a fine recensione compongono un trittico pazzesco...eccezionali!!!!
INFORMAZIONI
2007
Black Lodge Records
Viking
Tracklist
1. Uppvaknande
2. Ur själslig död
3. En fallen fader
4. Den gamle talar
5. Genom världar nio
6. Visioner på isen
7. Vargbrodern talar
8. I underjorden
9. Nio dagar, nio nätter
10. Vargstenen
11. Vedergällningens tid
12. Eld
Line Up
Erik Grawsiö (Voce, Batteria)
Jonas "Rune" Almquist (Chitarra)
Markus Andé (Chitarra)
Janne Liljeqvist (Violino)
Pierre Wilhelmsson (Basso)

Musicisti Ospiti
Umer Mossige-Norheim (Voce)
 
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