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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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15/10/2016
( 2238 letture )
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Con Aeronautics, i Masterplan sono chiamati a confermare quanto di meraviglioso prodotto con il gigantesco ed omonimo disco d'esordio che ancora oggi riecheggia nelle menti di tantissimi sostenitori della scena heavy/power metal. Come intuibile, per il progetto nato come parallelo agli Helloween, in quanto fondato nel 2001 dalle ormai ex zucche Roland Grapow e Uli Kusch, si tratta di una vera e propria impresa che purtroppo riesce solo in parte a soddisfare le grandi e logiche aspettative nonostante il consolidato e invidiabile contributo del cantante norvegese Jorn Lande che, come molti sanno, ha l'incredibile capacità di impreziosire tutto ciò che gli si pone davanti. In questa seconda release di carriera, infatti, non solo non è possibile godere della sorprendente ispirazione che ha forgiato brani di grande forza e spessore come Kind Hearted Light, Soulburn o Sail On (citandone solo tre in una track list quasi impareggiabile registrata appena due anni prima) ma viene meno anche quell'agonismo trascinante e contagioso che ha praticamente lanciato la band tedesca a ritagliarsi uno spazio importante tra i grandi del genere senza la necessità di dover riscaldare minestre.
In Aeronautics, con un pizzico di amarezza che potrebbe unirsi ad una profonda comprensione più o meno condivisibile, si riscontra una certa prudenza da parte di Grapow e compagni, un atteggiamento che si potrebbe definire "difensivista" che mira più ad evitare una clamorosa caduta per restare nel giro anziché ad impressionare maggiormente critica e concorrenza. E si tratta di un vero peccato per una band dalle potenzialità sconfinate che, così facendo, si è vista catapultata nel noioso mondo dell'ordinario. Sì, perché di album come questo ne possiamo ascoltare a migliaia e sotto i monicker più disparati, a differenza del suo ben più riuscito predecessore che ha ridato ossigeno ad un mondo col fiatone, ossia quello del power, seppur abbracciando anche schemi diversi. Certamente non parliamo di un fallimento, siamo ben lontani dal considerarlo tale. Aeronautics è un lavoro lineare, tutto sommato apprezzabile potendo contare su pezzi di qualità medio-alta e su di una maggiore confidenza e consapevolezza in formazione, anche se quest'ultimo aspetto non sempre influisce positivamente sul risultato finale. Nel corso della riproduzione, non si avranno occasioni per schizzar via dal divano ed urlare al vicinato la gioia di avere tra le mani un capolavoro o qualcosa del genere. Si viaggia nella normalità, in pieno rettilineo. Tutto è abbastanza prevedibile ma, ripeto, niente di sgradevole, niente che impedisca l'ascolto dell'intero album. Brani come il singolo Back for my Life o Wounds entrano in testa alla velocità della luce, ma faticano e faticheranno ad ottenere le chiavi della memoria eterna. Diverso il discorso per il buon filotto che da Into the Arena ci porta sino a Black in the Burn che chiude il disco nei suoi dieci minuti di grande musica, con un Lande straripante sotto ogni aspetto ed un gruppetto di professionisti dello strumento che gli tiene testa egregiamente con ampi riferimenti al proprio passato.
Ci si aspettava il secondo miracolo in previsione di un terzo e della conseguente santificazione. Non è arrivato nulla di tutto questo e, molto probabilmente, ce ne faremo una ragione. È mancata la scintilla, mettiamola così. E chissà se l'artwork ha un messaggio nascosto da darci: uno schianto e del fuoco nella cabina di pilotaggio. Nulla di buono in vista.
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13
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concordo, non lo trovo in realtà inferiore al primo |
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12
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Un gran bel disco che ha poco da invidiare a quel capolavoro che fu il loro debut. Poco da invidiare poichè alcune tracce (3,6,9,10) sono da sballo assoluto (da 8,5 / 9) ma tutte le altre scendono di poco da un 7,5. Poco da dire sulla prova dei musicisti, strepitosi sia singolarmente sia a livello di band. Un disco ottimo che a mio avviso si assesta su un 85 come voto (dò 90 abbondante al primo). Peccato poi la caduta rovinosa...Masterplan e Aeronautics sono due perle, poco da aggiungere! |
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11
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Gusti, per me la recensione è perfetta, ai tempi prese voti alti perchè non poteva essere che dopo un album d'esordio cosi bello il secondo album fosse venuto una scoreggina a livello di songwriting, invece cosi fu...un album discreto, salvato da alcune canzoni stupende (after this war, bomba assoluta) e dalle prestazioni superlative dei musicisti (Jorn, che ve lo dico a fare?)...se uscisse nel desolante panorama power di oggi sarebbe un buon album, ma li resterebbe |
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10
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direi che 72 è un pò poco, ma un pò tanto poco! è ai livelli altissimi del primo.x me 85 ci sta come voto, 90 al primo. |
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9
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@Sandro70: addirittura? Il primo album lo hai ascoltato? In ogni caso, sono punti di vista. Grazie per il commento  |
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8
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Io l'ho sempre considerato il migliore album dei masterplan nonché uno dei migliori dischi power metal degli ultimi 15 anni.Voto 90. |
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7
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Un buon disco con dei buoni brani, anche se il primo album resta il loro capolavoro. Comunque dopo questi due ho smesso di seguirli. |
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6
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Concordo con tutti, il primo è un discone, questo pur avendo attorno un hype pazzesco, non mantenne le promesse, un disco discreto |
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5
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Conferma. Le coordinante non cambiano, ma è un bel sentire. Soprattutto quando si ascolta Wounds e si ha la netta sensazione di trovarci di fronte a Coverdale alle prese con il power.75 |
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4
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Sarà che il primo era stato una rivelazione che quando uscì questo lo acquistai a scatola chiusa, ma la delusione di un disco ben fatto ma senza pezzi che ti facevano saltare sulla sedia (tipo"Enlighten Me" o "Soulburn" o "Sail On" o ecc...). Qui Grapow e Kusch non hanno voluto (o potuto?) dare la stoccata decisiva. Bel disco che ogni band del genere si sogna, ma dai Materplan del primo album era lecito attendersi di più. |
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3
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Disco che non ascolto da una vita. Sicuramente meno spettacolare del debut (e per me anche del bistrattao Time To Be King), ma alcuni ottimi brani sono presenti e la classe dei tre si sente eccome. Cito su tutti Into The Arena, Wounds e After This War. Grande gruppo che ormai è diventato come centinaia di altri senza Lande e Kush, Grapow da solo non può fare tutto. |
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2
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Addirittura alcune canzone mi piacquero più del primo. Voto 85. |
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1
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Il primo album dei Masterplan era favoloso, questo un pò di meno,ma per il sottoscritto contiene ottime canzoni, con un Lande sempre mostruoso. Back for my life, Headbanger ballroom e Black in the burn le migliori del lotto. Voto 75 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Crimson Rider 2. Back For My Life 3. Wounds 4. I'm Not Afraid 5. Headbangers Ballroom 6. After This War 7. Into the Arena 8. Dark From the Dying 9. Falling Sparrow 10. Black In the Burn
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Line Up
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Jorn Lande (Voce) Roland Grapow (Chitarra) Alex Mackenrott (Tastiera) Jan S. Eckert (Basso) Uli Kusch (Batteria)
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RECENSIONI |
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