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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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18/10/2016
( 4378 letture )
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Contesto.
Tutte le volte che mi è capitato di parlare degli Amaranthe questa è stata la parola principe della discussione. Togliamo per un momento dal tavolo tutte le considerazioni sulla fantomatica purezza del metal (uno dei generi musicali in assoluto più vari e ramificati) o sulla classificazione forzata dello stile musicale della band svedese. Ciò che conta è il modo in cui si fruisce di un tipo di proposta, in questo caso volutamente leggera, da ascoltare nei momenti di svago o da godere dal vivo (visto che parliamo di musicisti comunque più che capaci a suonare ed esibirsi). Era ovvio che ad attribuire agli Amaranthe qualifiche come “nuovo che avanza”, “futuro del metal” le aspettative sarebbero state disattese, ma era anche ovvio che non si poteva semplicemente liquidare il lavoro di una band composta da membri validi solo per via delle contaminazioni elettroniche pacchiane, le melodie sfacciatamente pop e i testi ammiccanti. Gli Amaranthe sono quindi sempre stati un ascolto senza impegno, talvolta anche gradevole e con una destinazione d'uso ben precisa. Non aveva senso criticarli su questo perché nel mondo di oggi non siamo obbligati né ad ascoltare né a comprare nulla che non ci aggradi e dunque chi acquistava un disco degli Amaranthe sapeva cosa stava per ascoltare.
Il grosso problema che affligge Maximalism quindi non risiede nel tipo di proposta della band svedese, né tantomeno nella sua realizzazione su un piano meramente tecnico (ci sono scelte discutibili ma il prodotto è assolutamente professionale). Il punto principale è che si può decidere di avere un suono inconsueto e destinato all'ascolto su larga scala per la sua facilità di fruizione (ad un certo pubblico, perché quello non metal rimane comunque in parte refrattario a questo genere di proposta), ma ci sono dei limiti a quanto questo possa essere ripetuto e semplificato. A Maximalism mancano le melodie vincenti che avevano caratterizzato molti dei brani dei loro dischi precedenti (il primo in particolar modo), finendo così ad annaspare in un mare di ritornelli sì catchy ma parecchio già sentiti (On the Rocks). A Maximalism manca la voglia di osare, anzi c'è stato anche un regresso notevole delle parti più “estreme” (che sono sempre state fondamentali per il bilanciamento del sound), qui mitigate in soluzioni (That Song) che vanno ben oltre il voler suonare “quadrati” per favorire l'approccio elettronico, tutto ciò salvo poi sfogare tutta l'aggressività in una sola canzone parecchio decontestualizzata (Fury). A Maximalism, manca il desiderio di innovare, magari scegliendo suoni elettronici diversi da quelli stra-abusati sinora dalla band e anche di costruire delle architetture più sensate per quelli che dovrebbero essere i punti di forza della formazione, come ad esempio le tre voci, qui combinate in modo poco chiaro e con tonnellate di effetti ad alterarne la sostanza. Insomma, non solo gli Amaranthe si sono ripetuti, ma hanno anche perso parte dell'identità che li caratterizzava, rifugiandosi anche a volte in soluzioni stilisticamente discutibili (rumori di microfoni che cadono a tema con il testo, assoli che partono alla parola “guitar”) e in generale testi davvero innocui.
Nel complesso una prova del genere è un peccato perché la voce di Elize -quando non è stracarica di effetti- è sempre gradevole e ben impostata (inizio di Limitless), Jake E ed Henrik Englund sono perfettamente in grado di fornire prove più che buone nel loro stile e range di competenza. Olof Mörck capace di cose molto più tecnicamente complesse e “dotate di anima” rispetto a quanto inciso su Maximalism (specie in merito a degli assoli molto “svisati” e delle parti ritmiche non particolarmente ispirate). Morten Løwe Sørensen è un batterista che in questo tipo di contesto sta suonando con il freno a mano tirato e per dire qualcosa sul bassista Johan Andreassen bisognerebbe prima riuscire a sentire una sua nota. La produzione in questo senso è sempre stata inclemente verso il quattro corde (anche nei dischi precedenti) e anche in questo album la situazione non è cambiata, con tra l'altro l'aggravante di una produzione che ha compresso moltissimo le parti e che ha privilegiato molto le voci a scapito della parte metal rimasta più in secondo piano.
Maximalism è in fin dei conti un disco innocuo, ma purtroppo lo è anche per gli standard degli Amaranthe, che hanno in questo caso davvero tenuto il freno troppo tirato e -mi pare- limitato gli sforzi privilegiando soluzioni fin troppo banali. Un peccato perché, nel loro contesto, anche loro in passato hanno avuto qualcosa da dire e hanno le capacità per fare molto meglio di così.
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14
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Se sei un metallaro convinto quest'album non ti piacerà! Ma se nel mentre ascolti anche il PuttanPop e generi affini, quest'album ti farà impazzire! Nessun brano è definibile importante e degno di nota ma nell'insieme è un lavoro riuscitissimo, un sound fresco, originale, ma specialmente furbo se non geniale! A me l'album è piaciuto, motivetti che ti entrano in testa come nulla, brano ballabilissimi e nel complesso tutto decisamente orecchiabile. Peccato per la breve durata, avrei preferito qualche brano in più! |
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13
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Mah,in realtà io ascolto questo gruppo ma per quanto mi riguarda Rihanna e Taylor Swift possiamo usarle tranquillamente come striscie pedonali,ma al di là di questo per me questo album ha perso molto rispetto ai precedenti,non capisco per esempio il limitare ulteriormente le parti in growl che davano grinta all'album se poi non si hanno ritornelli che dovrebbero gasarti a mille,ci sono momenti che si salvano comunque...speriamo meglio per la prossima anche se comunque non è quella morte civile della musica che sembrava sentendo "That Song" |
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12
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Bha...brutto come la morte, non mi sorprende che chi ascolta questa band sia fan di robe tipo rihanna o taylor swift..e sono un amante del "metal contaminato", ma qua di metal non c'è nulla, è puro POP, ma non pop di classe o spessore, ma proprio del pop spazzatura della radio |
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11
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Da ascoltatore abituale del gruppo in quanto una specie di "rinnegato" del TRVE metal (per ora preferisco sottogeneri ibridi core e alternative), oggi ho potuto ascoltarlo e posso dire che la mia posizione è pressoché immutata. il lavoro in buona parte si allinea con i precedenti, soprattutto nell'arrangiamento strumentale. non comprendo lo stupore nel fatto di abusi elettronici e di una "perdita" della percezione di alcuni accompagnamenti strumentali comunque udibili: in tutti gli album troviamo lo stesso "problema". tra le cose che mi hanno lasciato un po' stranito pongo: l'evidente sacrificio della voce death, in tracce pressoché dominate dallo strapotere di elize e dall'incrementata presenza di jake, lasciata sfogare giusto in pochi passaggi; l'eccesso di elettronica rispetto al solito (sebbene comunque vi sia sempre una buona dose in tutte le pubblicazioni); la tendenza di elize ad emulare in alcuni punti in modo abbastanza sfacciato l'elettropop commerciale odierno. sembra strano a dirsi ma tra tutti è il loro lavoro più commerciale (sebbene lo siano abbastanza di loro, per ciò che offrono). inoltre, non ha alcun problema di ripetitività, dato che le tracce sono tra loro distanti e alcune volte cozzanti (emblematico il passaggio da fury a faster). lo considero sufficiente per quello che è il loro contesto e per il fatto che comunque mi soddisfa, ma sono evidenti le difficoltà nel trovare un compromesso tra la ripetitività e il mantenersi in un certo tipo di stile. |
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10
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A me divertono. Hanno perso quasi completamente la loro componente metal, ma alcune melodie accattivanti ci sono ancora; sono senzadubbio un ascolto senza impegno, ma comunque piacevole. Voto 65 |
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9
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Più che abba metal rihanna metal |
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8
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Sempre + tamarri nel loro ABBAmetal, il primo x me era un grande disco, una ventata di aria fresca. I dischi successivi un pò meno. Da ascoltare per staccare tra un Opeth e un Epica. |
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7
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In questa band tolto romina powe…oops elyze ryd per motivi ormonali rimane ben poco. Forse ci vorrebbe al bano per chiudere il cerchio. |
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6
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Anche io suono il basso, quindi lo capisco, e me ne dispiaccio :c I primi due dischi non erano male, se vengono ascoltati sapendo che non vogliono innovare niente e nemmeno essere i nuovi geni musicali possono essere godibili, magari nel tempo libero quando si vuole un sottofondo leggero... però con quest'ultimo Maximalism si sono un po' ripetuti, è sempre la stessa formula MA con meno mordente, sempre più pop e con testi BOH vuoti. Disco superfluo. |
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5
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Il primo mi era piaciuto poi il resto tranquillamente bypassabile! Questo lo ascolterò ma vista la rece sarà un brutto ascolto |
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4
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@Aske: è che essendo bassista anche io quando capitano queste cose la prendo sul personale! |
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3
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Per favore togliete la dicitura metal dalla recensione,questa immondizia è robaccia pop con chitarre elettriche,roba che ascoltano solo ragazzine,froci e metallini a cui devono ancora scendere i testicoli |
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2
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I singoli mi hanno pressoché convinto esclusa that song per ovvi motivi, sebbene resti un divertente intermezzo. Però penso che una proposta musicale come la loro, molto più fruibile e poco "meditata" viva momenti di flessione. Cercano di reinventarsi ma il campo su cui si muovono non è così ampio |
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1
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"per dire qualcosa sul bassista Johan Andreassen bisognerebbe prima riuscire a sentire una sua nota": ti amo. E non l'ho mai detto a nessuno. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Maximize 2. Boomerang 3. That Song 4. 21 5. On the Rocks 6. Limitless 7. Fury 8. Faster 9. Break Down and Cry 10. Supersonic 11. Fireball 12. Endlessly
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Line Up
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Elize Ryd (Voce) Jake E (Voce) Henrik Englund (Voce) Olof Mörck (Chitarre) Johan Andreassen (Basso) Morten Løwe Sørensen (Batteria)
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