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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Quella degli Amaranthe è una "crazy story", come amano definirla gli stessi membri della band. E' una storia di sale prove condivise, di pomeriggi trascorsi ad annoiarsi insieme, di basi registrate in appartamento e di amici musicisti chiamati a cantarci, o suonarci, qualcosa sopra. E' una storia due.punto.zero di materiale che finisce quasi per gioco su MySpace, di appena due mesi che passano e di un seguito che improvvisamente esplode, moltiplicando i contatti e -con essi- le case discografiche (da Roadrunner a Nuclear Blast) interessate al progetto. E' una storia che finisce, o che piuttosto comincia, con i nostri Avalanche che nel 2009 cambiano nome in Amaranthe ed oggi, ad un anno di distanza dalla pubblicazione dell'omonimo debut, costituiscono una sorta di affidabile supergruppo danese/svedese, che annovera tra le proprie file membri di Dreamland, Dream Evil, Dragonland, Nightrage, Cipher System e Mercenary, solo per citarne alcuni.
L'esordio sulla lunga distanza avviene mediante la semplificazione di un metal dinamico e pieno, consapevole delle possibilità dinamiche offerte da una sapiente unione degli stili: la veloce alternanza al microfono di ben tre cantanti, tra sfuriate in screaming ed un grintoso melodico (fortunatamente non liricheggiante) declinato in egual misura sia al maschile che al femminile, raccontano di un disco vivo e pulsante, nel quale alle ritmiche particolarmente intense di Olof Mörck spetta il compito di controbilanciare le derive pop della bella Elyze. Sintomatico a riguardo il fatto che, nonostante il suddetto sforzo, la band sia presentata sul sito di Universal Music proprio nella categoria "pop"... Da intermezzi metalcore ad effimere parentesi di sogno, Amaranthe si configura come un disco di ottimo cucito, nel quale le componenti moderne si susseguono senza soluzione di continuità, creando un'armonia ora metallica ora melodica, non priva di introduzioni elettroniche ed influenze dance. Un drumming che, senza abbandonare per un istante la doppia cassa, si presenta vario ed articolato, un riffing particolarmente brillante di classica impostazione scandinava e la convincente prestazione di frontman tra loro affiatati sono gli asset principali di questa avventura musicale, posti al servizio di brani che, per quanto in un certo senso omologati allo stile di riferimento, si distinguono per potenza, sostegno ed energia comunicata durante gli accattivanti ritornelli. La produzione di gusto moderno, a cura di Jeppe Andersson, permette di apprezzare senza sforzi la ricchezza compositiva dei dodici brani che compongono il disco, omologandone la fruizione: allo stesso tempo si avverte, già dopo i primi minuti di ascolto, una certa propensione da parte della band a riporre gran parte delle proprie attenzioni ai chorus. E' infatti prevalentemente nei ritornelli che le canzoni riescono ad esplodere, a trovare una propria riconoscibile identità, a diventare grandi: il sestetto sembra consapevole di questa capacità di giungere velocemente al sodo (circostanza che allo stesso tempo può configurarsi come un limite in fase compositiva) e le canzoni finiscono con il rendere una sorta di urgenza nei confronti delle parti centrali, più cantabili e strutturate. Nel disco si finisce quindi per distinguere buoni, buonissimi ritornelli (Hunger, Leave Everything Behind, Automatic) da tutto il rimanente contorno, che nelle premesse poteva tradursi in uno sfizioso preliminare, senza che si possano riscontrare parti ugualmente interessanti nei momenti più interlocutori. Questa caratteristica, che sulla lunga distanza potrebbe tradursi in superficialità, sembra accomunare un metal di rabbia televisiva con forme espressive più disimpegnate: ecco allora che Amaranthe si pone senza problemi come disco godibile e d'intrattenimento, divertente nel suo variopinto carattere, compiaciuto della sua potente resa sonora, curioso nei confronti delle mode (It's All About Me, Call Out My Name) ed alla ricerca di una personalità minima nel corso dei suoi brevi brani (raramente si arriva ai quattro minuti) e dei suoi ancor più brevi ritornelli. Trattandosi di un disco di debutto, il giudizio sugli oltre quaranta minuti di musica non può che essere comunque positivo: la parca dose di ballad (limitate alla prevedibile Amaranthine) e l'assenza di momenti scadenti sono di per sé un risultato ragguardevole, che l'intensa attività live del gruppo (già al fianco di Kamelot, Evergrey e Symphony X, e molto attivo sui social network) permetterà di tradurre con efficacia anche durante la performance dal vivo.
Dalle suggestioni di death metal melodico alla grinta del metalcore americano più professionale, sembra che l'ecosistema di Amaranthe sia costituito da una serie ordinata di influenze contemporanee, all'interno della quale incastonare ritornelli sempre accattivanti, cantabili ed interpretati con passione. Partendo dal presupposto che i funzionamenti di tutte le economie dipendono dalla salute degli ecosistemi, Amaranthe -il progetto ed il disco- costituisce un ecosistema sano e luminoso, pulito e dal volto sorridente, che non emoziona come potrebbe a causa di un'impostazione compositiva refrattaria all'approfondimento, nella quale persino gli assoli di chitarra soccombono al trascinamento cieco delle ritmiche: tuttavia l'equilibrio certosino, la capacità progettuale e l'esuberanza dei quali si è riusciti ad infarcire il dischetto argentato costituiranno una solida base per una crescita che, brano dopo brano, si dimostra tranquillamente alla portata dei protagonisti di questa "crazy story".
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gruppo tamarrissimo che punta all\'intrattenimento senza pretesa,ed onestamente va benissimo così alla faccia dei puristi stracciamaroni. Il loro mix di power,melodeath e ritornelli da Eurovision Song Contest mette simpatia e funziona pure abbastanza bene. |
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Mix di generi e tendenze a sfondo commerciale. Gradevoli ma nulla di particolarmente innovativo... |
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Primo e unico disco che ho apprezzato di questa band. Ricordo quando ho sentito per la prima volta Hunger, sono rimasto colpito da questa miscela di generi con la voce di Elyz (già conosciuta per le ospitate con i Dragonland) ai limiti del pop. Gran bel disco in generale con pezzi come la già citata Hunger, Leave Everything Behind, Call Out My Name e la ballata Amaranthine che sono ottimi, gli altri variano tra il quasi ottimo e il già sentito. Tutti i brani comunque si lasciano ascoltare ma il problema è proprio la ripetitività di fondo che qui era poca, ma dal disco successivo è esplosa in modo imbarazzante. Comunque questo disco lo consiglio per 40 minuti di divertimento |
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Boh, non ho capito, quindi secondo il commento 45 a Rob Halford dovrebbe piacere questo disco? E perché mai? Forse sì, forse no, boh, saranno pur fatti suoi. |
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Io non ho ascoltato il disco e non conosco il gruppo, però il commento prima non mi è piaciuto perchè io ho scoperto di essere omosessuale e mi sono sentito offesofino adesso nessuno dei miei amici o genitori mi hanno criticatoe non ho mai avuto problemi connessuno è la prima volta che misnto offeso. |
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Questa "roba" plastificata (mi rifiuto di chiamarla musica) può piacere solo agli omosessuali latenti o già dichiarati, gruppi del genere sono la rovina del metal |
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che sia metal o no non è il mio problema, sento di tutto, anche pop. Il problema è che questa band è un coacervo di cliche e scopiazzature, contaminazioni fatte male e biechi tentativi di acchiappare adolescenti con l''immagine di una cantante che dal vivo fa anche abbastanza pena. Questo album è il meno peggio dei tre ma la sufficienza non gliela darei mai |
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Arkan quello è sicuro XD. Come musica sono banali ma molto piacevoli, li preferirei con meno growl e graffiati che appesantiscono alcune canzoni che devono rimanere come unione di power metal e pop dance |
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i metallari doc non penso lo possano tollerare. io non lo sono e mi piace eccome. sono un incrocio pazzesco tra generi assolutamente incompatibili in apparenza che diventano una cosa sola, roba che se la proponi a discografici in italia ti sbattono la porta in faccia. |
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In effettI tra un pò di brutal, di grind e melodeath, uno stacco easy listening non ci sta male. Sono certamente molto più pop di quanto i riff di chitarra facciano pensare, eppure sti cazzo di ritornelli melodici si stampano nella corteccia cerebrale... |
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dite quello che volete mai io adoro gli Amaranthe e tutti iloro pezzi,non solo per Elize Ryd ... |
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L'unico gran pezzo di questo album è la cantante. Di figa. |
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Metal o no a me fa cagare sto genere.Tutti questi mix fra riff metal e ritornelli non fan proprio per me. |
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e comunque l'album è una figata pazzesca!!! |
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questo è metal, anke se certa gente nn lo sa apprezzare... A me piace e sono daccordo con Andrea. |
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Non capisco i soliti commenti "non è metal", "questo genere rovina il metal"... Può piacere o non piacere, a me questo stile piace, metal o no. |
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Pop Disco Metal....buona l idea delle tre voci , dai piacevoli . |
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Devo essere sincero le canzoni sono abbastanza simili ma comunque hanno dei ritornelli fantastici o letto alcuni testi e devo ammettere che sono poesie come del resto il genere che piace a me. anche se sono più propenso al genere symphonic metal.aspettiamo il nuovo album che sta per uscire e vediamo se ci saranno miglioramenti. Voto positivo alla fine |
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E' melodico, troppo ruffiano, troppo catchy ma i ritornelli di Hunger, 1000000 Lighyears, Amaranthine li dimenticherò molto difficilmente.... |
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Quoto il Vichingo. Gruppi come questi sono dannosissimi per il metal (sempre che possa definirsi tale, perchè tra elettronica e "attitudine" pop ce n'è veramente poco). In generale, la tanto decantata "diversità", o "anticommercialità" del pubblico metal da quelli di altri generi non esiste: proprio come nel pop più becero, anche qui purtroppo ormai il "fattore F" la fa da padrone e l'easy listening ha sfondato alla grande. |
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In poche parole: una delle band più sopravvalutate dell'attuale scena metal. La solita figona in bella vista per accalappiare più teenager possibili, soliti ritornelli orecchiabili che sanno di già sentito e incredibilmente plasticosi (per quanto detesti questa parola, qui ci sta). Strutture trite e ritrite, a quanto pare non basta mescolare il metalcore con un po' di power (di infima qualità) per sfornare un disco interessante. In conclusione band ultra-pompata che dopo due ascolti stanca, tanto fumo e quasi niente arrosto. Mi domando a chi potrà piacere questo miscuglio insipido, un disco che non si capisce dove voglia andare a parare. Voto 52/100 solo perchè mi è rimasto in testa il ritornello di Amaranthine. |
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Et voilà, l'ho ascoltato solo di recente e finalmente un gruppo con female fronted + growl/scream e in questo caso anche un pulito maschile che non ripete la solita solfa symphonic/gothic delle fotocopie (delle fotoicopie) dei primi Nightwish. Fresco e diretto. Senza tastieroni pomposi, intro e outro "classici", pezzi da 80 minuti l'uno... Certo, tende un po' al pop ma è qualcosa di nuovo. L'unico dubbio, è che non sarà facile ripetere in una nuova release, un numero così alto di ritornelli catchy e un songwriting bello, senza nenche un filler e con solo una ballad. Spero ci riescano e si riconfermino. Promu "en pleine". |
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Fantastico, ai primi ascolti ti si stampa in testa e non ti molla, dopo diventa difficile tornare ad ascoltare le solite solfe,per me il disco del''anno. |
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Quest'album mi ha travolto e sorpreso, è davvero orecchiabile, specialmente la prima parte. Non sono un cultore della musica, è questa è la prima volta che trovo 3 cantanti in un solo gruppo musicale, ma devo dire che è una figata ^^ |
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i pezzi sono tutti un po' simili...però è un disco di indubbio valore con alcuni pezzi che non ti si tolgono più dalla testa tipo hunger |
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Concordo con la linea di Undercover, qualche disco easy-listening ci sta per spezzare un po' il ritmo, non male anche come sottofondo per serate tra amici.. |
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@flagofhate: l'inizio del tuo post mia ha fatto pensare "eccolo qua lo sputasentenze di turno!", poi però l'epilogo mi ha ammazzato dalle risate!!!  |
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Eccolo qua il nuovo supergruppo all-stars, con copertina patinata e fighetta in bella vista. La musica proposta, però, non è affatto nuova: il solito pastone di melo-melodeath, metalcore, power spicciolo, parti elettroniche a piede libero... ci siamo capiti, è la solita mistura "di tutto un pò" per piacere a più gente possibile dicendo il meno possibile. Insomma, l'ennesimo residuo non biodegradabile di plastica mandato ad insozzare il mare sempre più inquinato del metal moderno. Urge seriamente una raccolta differenziata. 45/100 |
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ahah non per dire ma ogni tanto (fuggo dopo questa) cantare a squarciagola "The Final Countdown" soprattutto nella versione sicula di Brigantony è veramente un sollievo. Molte volte prendersela con questi dischi è un puro sfogo di frustrazione per alcuni, è ovvio soprattutto se si è ascoltatori ormai navigati che certe proposte si dovrebbero prendere per ciò che sono ed evitare l'accanimento, per alcuni sarà mica terapeutico? Avranno ricevuto una ricetta per l'incazzarsi gratuito? Ciao fdrulovic, ti auguro una buona giornata. |
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@Undercover: Capisco l'avversione per i Lacuna. Anche io non "sbavo" per loro. Ma specie "Shallow Life" era pieno di coretti da canticchiare saltellando sul sedile... . Quest'ultimo lo sto digerendo e alla fine mi toccherà "scartarlo" dagli ascolti "cazzoni" proprio per il suo difetto principale: non è nè carne, nè pesce...Altra "coattata" mia in macchina, soprattutto in lunghi viaggi solitari, riempire il caricatore di Hard Rock/AOR da "sbraitare" in solitaria....Ciao Mitico! |
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@fdrulovic è un piacere rileggerti non ci si beccava da un po'. Sì, in effetti sono dischi che mi sparo su dopo vere maratone di death o soprattutto sludge quindi c'è bisogno di un attimo per svuotare la mente da influssi devastanti e canticchiare il ritornello cazzone con la tipa non è un male, sui Lacuna però non riesco a fare affidamento. |
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Secondo me Undercover ha centrato la questione. Il disco di per se non vale una ceppa, a meno che uno non sia un cultore del genere. Ma ognuno di noi ogni tanto riemerge dai fanghi melmosi di crust, doom, death, black e chi piu' ne ha ne metta per rilassarsi con qualcosa di frivolo. Personalmente questi mi annoiano, mi sembrano gli ace of base versione metal. Pero' de gustibus. Io faccio outing: nei momenti di pausa, quest'anno ascolto Within Temptation, Lacuna Coil e Noctiferia. D'altronde non posso sempre fermarmi ai semafori con gli Immortal a palla...mi sento in imbarazzo... |
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Nel suo genere, ottimo disco davvero. Nessun filler. Gradevolissimo! Il voto è da alzare, per me... |
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per me sono bravi. li ho visti dal vivo l'anno scorso a Parigi, erano di supporto ai Kamelot, ed hanno fatto un buon concerto. promettono bene. |
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Ma non era uscito un pacco di tempo fa quest'album? Carino da ascoltare ma alla lunga, dopo 3 ascolti, si torna ad ascoltare musica seria. |
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Dai ditelo che in realtà questo è il nuovo degli InFlames  |
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@Straisand non era rivolto a te, era una riflessione in generale, ripeto è da ascolto di compagnia, non sarà mai un capolavoro né tantomeno riuscirei a valutarlo come quasi da otto, però il suo perché per me ce l'ha. |
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nemmeno da quattordicenne sentivo sta roba... |
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Tutti questi dilemmi riguardo la classificazione del genere fa pensare che abbiamo di fronte una band davvero interessante, motivo in più per dare un ascolto attento al disco!  |
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Undercover io ascolto musica a 360 gradi, dal metal più estremo al pop più commerciale, ma questo album non mi è affatto piaciuto. Giustamente gusti son gusti, ma non si tratta di apertura mentale  |
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Premesso che fondamentalmente è una questione di lana caprina e che a me il disco è piaciuto, volendolo classificare a tutti i costi io avrei messo "modern metal". |
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A me dischi leggeri come questo o quello dei Nemesea (non è lo stesso genere ovvio) mi rilassano di tanto in tanto, certo non è che sia sto capolavoro o sia chissà che in genere, però dai ci sta quel giro nello stereo. Del genere me ne frega poco anche perché in alcuni casi si è al limite col pop e quindi sarebbe guerra per chiunque non concepisca tali aperture a 360 gradi. |
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Onestamente l'ho trovo un disco di poca importanza e musicalmente banale. A parer mio è un gruppo troppo sovvravalutato! |
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Per me questo disco è come la droga, scusate magari verrò massacrato ma è uno di quei dischi che entra in testa e le cui onde sonore si depositano sui neuroni (pochi). Voto 85 solo perchè le canzoni sono un po troppo simili tra loro ma è il disco di esordio e secondo me potrebbero fare strada! |
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E' la regina delle gnocche 8-) |
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khaine : ho una domanda tecnica x te; ma è gnocca la cantante ??  |
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@ tutti e tre: in effetti stavo pensando di applicare la catalogazione "metal" e basta, proprio perchè non c'è una preponderanza di un'influenza sull'altra. |
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Il classico piacere colpevole del metallaro riguardo al genere, immagino che melodic death powercore dance metal non ci stesse nella casellina della home page... |
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Quoto Luxifer. Amaranthe non è classificabile come melodic death. Principalmente è metalcore, con un sacco di influenze tra cui anche e soprattutto death, ma anche power, anche elettronica dance e anche pop. Si tratta di una delle poche - l'unica? - band originali e interessanti nel metalcore. I loro ritornelli sono fenomenali e pure le parti elettroniche più dance. Sono bravi anche quando si danno a sfuriate più pesanti ed estreme. Questo è un metal molto moderno ed eclettico, molto danzereccio e terribilmente orecchiabile. Forse la quant'essenza dell'anti-true. |
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Melodic death? O___O Sì, c'è del melo death, come c'è anche del power. Ma a me questo sembra più metalcore elettronico dalle tinte pop e dance. E di ottima fattura (77 per me è poco). Gruppi come gli Epica hanno MOLTO più death nel loro sound... io avrei messo metalcore come classificazione. Comunque, ottimo esordio e ottimo gruppo, davvero interessante. I ritornelli farebbero invidia a Lady Gaga, roba che entra in testa e non esce più. E canzoni come Call Out My name sono delle bombe. Certo, non è un prodotto per trVe, ma se si ha la mente aperta, questo disco è davvero ottimo. Non geniale, ma ci manca poco. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Leave Everything Behind 2. Hunger 3. 1,000,000 Light Years 4. Automatic 5. My Transition 6. Amaranthine 7. It's All About Me 8. Call Out My Name 9. Enter the Maze 10. Director's Cut 11. Act of Desperation 12. Serendipity
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Line Up
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Elize Ryd (Voce) Jake E (Voce) Andreas Solveström (Voce) Olof Mörck (Chitarra) Johan Andreassen (Basso) Morten Løwe Sørensen (Batteria)
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RECENSIONI |
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