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27/04/25
THE LUMINEERS
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Biomechanical - The Empires of the Worlds
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19/11/2016
( 1944 letture )
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Nell’ultimo quindicennio il thrash è tornato ad essere uno dei generi di punta del mercato internazionale della musica metal a causa di un rinnovato interesse per queste sonorità, ma anche e soprattutto per gruppi sia della vecchia guardia sia nati negli ultimi anni, capaci di rendere nuovamente interessante il genere, che pareva essere imploso durante gli anni 90. Ora, volenti o nolenti, bisogna ammettere che questa nuova ondata di gruppi thrash sono divisi in due macro categorie: da una parte troviamo gruppi tecnicamente validi, ma relegati ad un manierismo ostinato tendente a volte al didascalico (parliamo di gruppi come Evile, Violator, Municipal Waste, Dust Bolt etc.), dall’altra parte invece gruppi capaci di modernizzare la proposta inserendo nuove influenze, anche grazie ad un tasso tecnico elevatissimo che spesso manca alla prima categoria ( e qua mi vengono in mente gruppi come i Lamb of God, gli ultimi Machine Head e i Vektor). Però ci stiamo dimenticando di citare una band molto interessante, capace di essere un crocevia tra le due tendenze: signori e signore, ecco a voi i Biomechanical. Questo è il temibile moniker che cela la mente di John K., cantante e tastierista inglese fondatore e mastermind della compagine britannica. Egli è un musicista capace di scrivere un thrash dalle tinte groove prese dai Pantera e modernizzate all’ennesima potenza, grazie anche ai riff ultratecnici suonati a velocità assurde di Chriss Webb e Jamie Hunt e ad una produzione che esalta ogni aspetto del songwriting. Purtroppo però la band è stata una vera e propria meteora, capace di sfornare tre violentissimi dischi nella sino al 2008, per poi arrestarsi per motivi ancora non chiariti. Scioglimento? Congelamento del progetto in attesa d’idee valide per un nuovo disco fenomenale? Chi lo sa, solo il tempo potrà dircelo. Il secondo album dei Biomechanical, uscito per la Earache nel 2005, si intitola The Empires of the Worlds. Si tratta di un disco suonato alla perfezione, che prende i principali ingredienti della storia del thrash e li ricombina plasmandoli dall’interno creando un cocktail velenoso, ipertecnico e suonato a velocità vertiginose. Sono quindici tracce (quattordici, se si considera la cover, ancor più letale dell’originale priestiano di Painkiller) tiratissime e nichiliste, in cui non c’è spazio per cali di tensione, nemmeno nei rari casi in cui il ritmo rallenta un minimo la sua corsa. L’opener The Enemy Within ne è l’esempio prefetto: quasi cinque minuti suonati con precisione chirurgica in cui l’ascoltatore non può fare altro che cedere all’headbanging più forsennato. Allo stesso modo la titletrack presenta riff killer ed un groove incessante, con un John K. che ricorda un incrocio sguaiato tra il più bestiale Phil Anselmo e un lancinante Rob Halford. La terza traccia, Assaulter, picchia duro con una batteria pestona e una metrica delle linee vocali incalzanti nelle strofe. Bisogna attendere Long Time Dead per un breve rallentamento, grazie ad una chitarra pulita che si alterna, sposandosi perfettamente a passaggi più elettrici ed incazzati, prima di esplodere in un assolo ficcante giusto nella parte centrale. La seconda parte del disco vede pezzi decisamente heavy, malati e spediti, che mirano alla sostanza: prendete ad esempio un brano allucinato come Survival, aperto da un violentissimo riff con note a triplette a cascata, che poi esplode in una cavalcata carica di groove, anche grazie ad un basso scoppiettante in evidenza. Un altro pezzo interessante è la ferocissima Truth Denied, connotata da un susseguirsi di riff torcibudella e una batteria forsennata, che nei suoi pattern ricorda i Pantera più ignoranti e pestoni. L’ultimo colpo di coda del disco è comunque il poker d’assi costituita dalle quattro parti di Absolution, che ascoltate tutte d’un fiato formano una mini suite di quasi undici minuti, in cui vengono riassunti un po’ tutti gli ingredienti del sound dei Biomechanical in modo più che convincente. La prima parte di questa tetralogia presenta nella parte iniziale il suono di una stralunata tastiera. Si, avete letto bene, una tastiera. Uno degli aspetti caratterizzanti del suono dei Biomechanical è proprio la presenza dei synth, che però non sono mai invadenti e anzi fanno capolino solo in modo sporadico in pochi pezzi del platter (e soprattutto in questa mini suite). Nella mente malata di John K. le tastiere servono solo ad amplificare il senso di perdizione della musica: non aspettatevi quindi momenti di rilassamento o tappeti confortevoli, quanto piuttosto un’amplificazione dell’ossessività della musica proposta da questi pazzi britannici. Chiude il disco l’ottima rivisitazione del classico immortale dei Judas Priest, Painkiller, che qui vede un suono più moderno e oscuro dell’originale, con chitarre taglienti (la parte solista rimane quasi identica a quella originale, in realtà) e urla lancinanti.
Ora che il disco è finito, possiamo dunque fare delle ultime considerazioni. The Empires of the Worlds è un lavoro compatto, che picchia duro sin da subito, senza compromessi o preamboli. In questa musica non c’è spazio per una visione ottimistica del mondo, piuttosto, i testi riflettono un forte nichilismo e uno spaesamento notevole. Proprio questo spaesamento si riflette nella musica, un thrash che come un tornado spazza via tutto ciò che incontra, lasciando solo macerie e devastazione. I Biomechanical con questo disco toccano vette altissime, che sfiorano il capolavoro, che effettivamente giungerà proprio con l’ultimo atto della band: Canniballised. Un’ultima informazione riguardo il disco in questione: purtroppo questo lavoro è praticamente introvabile su CD o vinile, ma per fortuna è reperibile in streaming su Spotify e altre piattaforme. Non rimane altro che consigliarvi caldamente questo disco, che farà la gioia dei thrasher più oltranzisti.
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16
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Quoto il commento sotto e tutti gli altri che esaltano i Biomechanical. Anche con l\'esordio Eight Moons avevano fatto intravedere grandi potenzialità. Questa fu la loro consacrazione. Livello tecnico dei musicisti mostruoso, John K. cantante con i controcazzi. |
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15
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Cazzo che mazzata questo disco! Ricordo che ai tempi lo consideravo uno dei top del top di quel periodo e prevedevo che sarebbero diventati uno dei gruppi metal di riferimento in futuro, mi spiace che la loro carriere si sia interrotta così presto |
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14
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Evidentemente i miei neuroni cominciano a fare il fiatone e perdere colpi, la mia memoria comincia a fare cilecca, si @Papi hai ragione, ricordavo davvero male, troppi impegni e troppo stress possono offuscare i ricordi, l'album è riuscito, bello nel complesso, questo disco è un enorme puzzle sonoro, un labirintico patchwork di note, un coacervo di stili che sorprende e stordisce, c'è una bella mescola, si va da intro acustici, a varità di cantato simil death thrash, a linee vocali di acuti alla Halford, si va dal groove panteresco, ai sostrati con campionamenti sinth a parti thrash, insomma dall'heavy(grazie al metal God e ai priest sia ugularmente che per erti solismi), al thrash (Anselmo-Pantera), al tocco sinfonico (grazie alle tastiere) , al power thrash alla Nevermore, o a tocchi alla Pantera ( la traccia Existenz ne è un altro tipico esempio), e mi stupisce in positivo anche per la tecnica musicale tipica del death o melo death (certe parti solistiche simil death sono veramente emozionalmente intense) , e per alcune parti che danno sul black, Dimmu Borhir Anorexia Nervosa, o di rimemmranze EMPEROResche (non solo per il rimando rimembrante alcune note tastieresche, ma anche per alcuni riffs sofferti, tormentati, nervosi ma azzecati), questo grazie anche alla coesione del gruppo che in modo compatto ha partecipato intensamente alla riuscita di molti dei brani, voci e strumenti han dimostrato di esssere un ottimo legante musicale, belle anche alcune parti del riffing con retrogusto echeggiante il thrash degli Annihiletor.Questo album ai primi ascolti lascia un po disorientati, per la tanta varietà centrifugata al suo interno, ma alla lunga è un bel lavoro coeso di squadra, e il risultato finale non può che essere davvero buono, forse manca la canzone super killer ammazzatutto, ma nel complesso è un centro al bersaglio, il risultato finale è un lavoro veloce, intenso, nervastenico, tormentato, shizofrenico a tratti, ma al contempo melodico, accattivante, efficace, unico, emozionalmente potente ma sentito interiormente e ben interpretato sia strumentalmente che vocalmente. Bravo veramente nel modulare camaleonticamente la voce il caro john che spazia da vocalità che vanno da Halford-Tate, fino ad Devin Thousand- Anselmo-Warrel Dane.Ah e produzione veramente ottima , moderna ma che lascia esprimere bene strumenti e voce, perfetta direi nel mixaggio, che lascia risaltare anche le belle parti melodiche per es. l'intro di un brano come Long Time Death o gli accordi e arrangiamenti melodicamente riusciti di Enemy Within, equilibrando bene le oscillazioni sonore che vanno dal death tecnico al'heavy puro e duro, rimarcando l'artglieria pesante del gruppo che ci regala splendidi potenti riff come ad es. nella Titletrack, Rigenerated o una Survival.Per il buon affiatamento dimostrato, l'abilità tecnica nella composizione, per i suoni, le intricate strutture, la personalità dimostrata nell'iterpretazione do a loro un 83, se riescono a sitemare bene le varie influenze asseblandole ancora meglio e con maggior classe e rifinitura questi in futuro possono regalarci un capolavoro.Per ora dico bravi, davvero bravi e confermo il mio 83. |
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13
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...e anche Cannibalised , il disco successivo, è incredibile. forse ancora più articolato e complesso, più vicino ai SYL... |
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12
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Li conoscevo solo di nome, ma la recensione mi ha fatto venir voglia di ascoltarlo: questo disco spacca! Sembrano dei Pantera incazzati, tra la voce del cantante e tanti riff che sembrano usciti dalla chitarra di Dimebag. Ma il disco funziona alla grande e quando arrivano i brani piu` violenti tipo Assaulter sembrano un lupo che ti assale alla gola!. L tastiere sono poi di contorno e ci stanno benissimo. Ascolto consigliato agli amanti del thrash anni 90`-2000. Io li faro` miei di sicuro. |
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11
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Neanche io li conosco...ma sembra essere un disco assolutamente interessante..vedrò di procurarmelo. |
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10
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Grazie per avermi fatto rispolverare questa band mostruosamente talentuosa!  |
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9
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Ecco bravo Lemmy, dagli un ascolto, che a volte la memoria fa brutti scherzi  |
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8
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Li conosco anni fa li avevo ascoltati, non mi ricordo molto, ma più che simil Panthera, mi sembravano piuttosto un grottesco ridicolo rap thrash, altro che accostarli ai sacri Pantera, riff nella media ma senza vette sonore di chissà che tipo, niente insomma che non si fosse già ascoltato, leaks sciapi, voce alternata tra un trombone scoreggiato e urli alla cavolo senza senso ne che incidessero nella trama dei brani, pezzi heavy malati sinceramente non me ne ricordo, mi ricordo che che mi fece addormentare tranquillo, 85 mi sembra esagerato per questa roba che nella storia non incide in nulla e nessuno se ne ricorderà mah!, spero di ricordare male male ma non mi ricordo brani spiccanti, dovrò risentirlo, ma se era roba buona per le mie orecchie me ne sarei ricordato, riproverò vediamo che succede. |
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7
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Sono stato uno dei primi ad ascoltarli e comprarli in italia. Che dire ? Perfetta sintesi tra Queensryche , Fear Factory e Judas Priest. Oltre il thrash metal. Bravissimo Ste !!! |
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6
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Non li conoscevo, ho ascoltato un paio di song, davvero niente male. |
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5
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Bomba a mano assoluta, come detto in recensione un mix di vecchio e nuovo, thrash moderno e heavy metal tagliente alla Judas painkiller era, con dietro al microfono quella belva assoluta di John K, misto di Anselmo e Halford, che già aveva impreziosito il bellissimo Heathen Machine dei Balance Of Power...un grandissimo e claustrofobico disco!!! |
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4
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Disco abbastanza particolare che riuscì a coniugare le influenze evidenti di Pantera e Judas Priest con cose più moderne. Insomma più che Thrash è un mix tra il Groove dei primi novanta, Iced Earth e i Judas Priest di Painkiller. Il cantante in certi brani passa da uno stile vocale simil-Dickinson/Kiske a Phil Anselmo, questa cosa si sente soprattutto in "Relinquished Destiny". |
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3
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È un botto che non lo ascolto! Disco con molte idee validissime, suonato divinamente. Questa rece mi ha stuzzicato... |
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2
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Però ti dico, le tastiere qui sono davvero sporadiche e perfettamente coerenti con la proposta, provare per credere |
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1
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Non li conosco, magari potrebbero piacermi, dico solo che per me tastiere = No thrash.. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Enemy Within 2. The Empires of the Worlds 3. Assaulter 4. Relinquished Destiny 5. Long Time Dead 6. Regenerated 7. DNA Metastasis 8. Survival 9. Existenz 10. Truth Denied 11. Absolution (Pt 1): Finala Offence 12. Absolution (Pt. 2): From the Abyss 13. Absolution (Pt 3): Asolution 14. Absolution (Pt. 4): Disintegration 15. Painkiller
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Line Up
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John K. (Voce, Tastiera) Chriss Webb (Chitarra) Jamie Hunt (Chitarra) John Collins (Basso) Chris Van Hayden (Batteria)
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RECENSIONI |
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