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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Burning Point - The Blaze
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28/04/2017
( 1366 letture )
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Dopo l’album/raccolta del 2015 dove figurava la nuova cantante Nitte Valo -release utile per il rodaggio di quest’ultima, molto meno per i fans- i Burning Point erano attesi al varco con The Blaze. Questo disco, diversamente dal suo predecessore, contiene tutti brani inediti, ad esclusione della conclusiva e pessima cover di Metal Queen di Lee Aaron. Sinceramente dopo quasi venti anni di carriera e diversi album alle spalle era lecito aspettarsi qualcosa di più dalla band finlandese. Il disco, infatti, è una banale combinazione heavy/power con chiari richiami ai maestri Judas Priest e all’hard rock ottantiano, risaltata in ogni suo aspetto da una produzione che tenta di emulare con scarso successo il sound di quegli anni costruendo un potpourri di suoni confusi. Non è chiaro quanto consciamente o inconsciamente la voce sia posta in secondo piano per lasciare maggior spazio ad un’apatica batteria e soprattutto alle chitarre. In effetti il leader Pete Ahonen e il compagno alle sei corde Pekka Kolivuori sono coloro che realizzano le combinazioni migliori durante il full length, mentre la voce stridula della singer in alcuni frangenti risulta insostenibile, perciò qualsiasi tentativo di alleviare il suo scream è ben accetto.
Per scovare qualcosa di valido all’interno di The Blaze bisogna cercare attentamente, usando talvolta la lente d’ingrandimento e saltando a piè pari alcuni momenti insignificanti, fra i quali spiccano episodi speed power come l’avvio affidato all’accoppiata Master Them All e Time Has Come (quest’ultima resa fastidiosissima dagli acuti di Nitte sul chorus) e l’inaccettabile Chaos Rising. La situazione migliora decisamente quando il gruppo propone brani hard & heavy, poiché finalmente la singer sembra trovarsi a suo agio: Incarnation, ma soprattutto l’epica Lost in Your Thoughts e The Lie sono tracce mediamente riuscite. A conti fatti il bridge di quest’ultima sui 2’ e 10’’ risulta essere il momento più riuscito del platter: le atmosfere sognanti e i refrain coincisi donano al pezzo quel tocco di magia tipicamente Eighties. Sul finale prendono il sopravvento le tastiere di Jarkko Väisänen andando ad impreziosire i ritmi veloci di Things That Drag Me Down e di The King Is Dead, Long Live the King. In queste due tracce riemergono sapori power assopiti durante il corso dell’ascolto, pur mantenendo il livello qualitativo medio-basso caratterizzante tutto l’LP.
È possibile fare finta di niente di fronte all’originalità pari a zero del disco? Poniamo di sì. Passi anche il fatto che dietro al microfono Nitte Valo non è certamente Rob Halford, seppur tenti disperatamente ed inutilmente di imitarlo. Ma ciò che risulta veramente imperdonabile nel 2016 è toppare completamente l’equalizzazione dei vari strumenti in fase di mixaggio. Talvolta i musicisti sembrano disturbarsi fra loro nelle varie sovrapposizioni, cosicché il sound di stampo ottantiano perde di efficacia svanendo in un fumoso turbinio di suoni. Rimandati, ma con la speranza che in futuro qualcosa possa cambiare.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Master Them All 2. Time Has Come 3. Incarnation 4. My Spirit 5. The Lie 6. Dark Winged Angel 7. Chaos Rising 8. Lost in Your Thoughts 9. Things That Drag Me Down 10. The King Is Dead, Long Live the King 11. Metal Queen
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Line Up
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Nitte Valo (Voce) Pete Ahonen (Chitarra) Pekka Kolivuori (Chitarra) Jarkko Väisänen (Tastiere) Sami Nyman (Basso) Jussi Ontero (Batteria)
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RECENSIONI |
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