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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Evil Never Dies - Ekpyrosis
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16/05/2017
( 2269 letture )
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L’ecpirosi, secondo la filosofia greca, è una periodica distruzione del cosmo causata da una grande deflagrazione che si ripete ogni Grande Anno. Il Cosmo si ricrea tramite una palingenesi e si distrugge nuovamente alla fine del nuovo ciclo. Si tratta indubbiamente di una immagine terribile di distruzione quella immaginata dai filosofi Stoici, secondo i quali tutto ha origine dal fuoco e ad esso tutto torna per essere nuovamente generato. Una idea della creazione del Cosmo e del suo contino rinnovamento che si attaglia perfettamente alla poetica metal e che si rivela fertile portatrice di immagini e contenuti anche per gli Evil Never Dies (E.N.D.), band di Napoli che avevamo lasciato nel 2014 con l’ottimo Sulphur Paintings. La carriera della band inizia nell’ormai lontano 1990 e prosegue tutt’oggi con una cadenza ormai regolare, che vede, dopo ventisette anni, arrivare la prima pubblicazione “ufficiale”, tramite Via Nocturna. Un passaggio questo che comunque non modifica assolutamente l’autonomia e l’identità del gruppo, come sempre saldamente ancorato alle composizioni del chitarrista Fabio Di Tullio, coadiuvato in questa occasione solo dalla voce di Domecost e dalla batteria di Felix Savarese, mentre Daniele Galasso, che pure avevamo trovato nella band ai tempi di Sulphur Paintings, risulta oggi solo come ospite al basso.
I tre anni passati hanno probabilmente portato con sé dei cambiamenti, fuori e dentro la band eppure di fatto ascoltando Ekpyrosis difficilmente si noteranno mancanze derivanti dall’assenza di una seconda chitarra fissa in formazione. Di Tullio si conferma infatti chitarrista di grande livello e viene coadiuvato ottimamente dall’ex membro del gruppo Salvatore Romano e da Bruno Masulli (In Aevum Agere) che confermano il tasso tecnico dell’album sui consueti ottimi livelli. Detto questo, qualcosa in effetti sembra cambiato nella proposta della band e già rispetto a Sulphur Paintings, si avverte un ulteriore evoluzione in termini di composizioni. I brani che compongono Ekpyrosis sono infatti mediamente lunghi e, rispetto al suo predecessore, l’album sembra essere addirittura meno diretto e richiede diversi ascolti per essere rosicchiato. Se infatti Sulphur Paintings mostrava strutture complesse e pochi appigli melodici propriamente detti, la sua natura schiettamente thrash, che univa matrici moderne e classiche alle consuete scappate hardcore, suonava comunque molto familiare e piacevole sin dal primo ascolto. Cosa che invece con Ekpyrosis sembra stranamente più arduo. Eppure, la matrice thrash resta assolutamente intoccata e preponderante e anzi per certi versi l’album è anche più aggressivo del precedente, con Domecost che si attesta spesso sul versante growl della propria interpretazione, a metà tra Chuck Billy e Max Cavalera, pur ricorrendo in più di un’occasione anche al cantata pulito. Una scelta che dovrebbe dare varietà all’interpretazione a volte un po’ monocorde del cantante. Le mazzate in faccia che gli Evil Never Dies ci regalano sin dall’opener Holy Mountain sono potenti e feroci, con un riffing tecnico e complesso che crea un muro di suono impenetrabile. Si tratta invero della traccia che offre anche l’unico vero refrain “cantabile” dell’album e anche la più identificabile sin dal primo ascolto, ma la sensazione di soffocamento è sin da subito molto forte. Come già nell’album precedente, la componente groove tende a crescere nell’economia dei brani e se spesso va a stemperarsi in tracce mediamente piuttosto veloci, nel complesso questa maggior pesantezza va a costituire l’elemento principale della rabbia compressa espresso nei brani. No Cure for War!!! si fa notare in particolare per l’ottima prestazione di un ferocissimo Felix Savarese e per la complessità della parte strumentale, mentre stavolta il refrain risulta fin troppo scolastico e non fa grande presa. Molto diverso il discorso per la seguente Epitaphs, brano crepuscolare che supera i sei minuti e mostra una costruzione piuttosto intricata, nella quale il riff portante è pesante come un pachiderma e altrettanto devastante, dopo una inquietante introduzione che si ripete anche nel finale. Traccia questa che richiede diversi ascolti per essere apprezzata davvero e che ricorda vagamente anche i Forbidden di metà carriera. It’s Alive recupera velocità, fin quasi ai limiti con l’hardcore, ma mantiene comunque una marzialità opprimente, appena mitigata dalle smitragliate di batteria: classico pezzo che dal vivo promette davvero un pogo criminale. This Is a Country for Old Man sembra un incrocio tra Voivod e Sepultura e non fa prigionieri grazie alla sua follia straniante che si lascia poi andare nuovamente a ritmi assassini nel finale. Land With No Future è una nuova mazzata nei denti, con un filotto di assoli da paura e il consueto assalto all’arma bianca condotto da Savarese, sicuramente uno degli episodi meglio costruiti del disco. Arriva infine Imagination, carica di break down e stilettate a mille all’ora che confermano l’impressionante lavoro ritmico composto dalla chitarra, sul quale Savarese e Domecost vanno ad aggiungere ancora più tensione, finché dopo circa tre minuti la rabbia si placa temporaneamente liberando un arpeggio effettato sul quale il cantante si adagia con voce pulita (qualcuno ha detto Desperate Cry?), prima che il crescendo ci riconsegni alla tempesta. Ed ecco arrivato il momento della distruzione totale nelle fiamme: Ekpyrosis non è altro che Holy Mountain, ripresa e resa in una versione trance trip hop che lascia a dir poco basiti. Difficile capire se si tratti di un auspicio, di una cinica constatazione o di una paura paventata. Certo è che dopo un album di thrash tecnico e feroce come quello ascoltato finora, questa sorpresa risulta davvero un cazzotto nello stomaco. Piaccia o meno, si intende.
Gli Evil Never Dies sono una band di grande talento e questo dopo tanti anni lo diamo per assodato. Il "debutto" su etichetta arriva a ventisette anni dalla fondazione del gruppo, ma trova i campani in ottima forma. Colpisce l’idea che una formazione con tanta storia e tanta gavetta alle spalle sia finalmente riuscita a trovare un contratto discografico, ma ancor di più il fatto che non si sia ancora rassegnata al trascorrere del tempo e continui una sua personale evoluzione e personalizzazione del sound. E’ indubbio infatti che seppure in presenza di qualche richiamo a quanto fatto da alcuni grandi del thrash mondiale, Ekpyrosis sia un disco difficilmente avvicinabile ad altre realtà, se non agli Evil Never Dies. L’evoluzione continua, e con essa la voglia di spingersi ancora oltre, nonostante quanto qualitativamente già raggiunto. L’album è feroce e davvero carico, sicuramente anche più maturo del precedente, ma non di facile presa e necessita di un ascolto molto attento, altrimenti rischia di scivolare via senza offrire appigli e questo forse è il suo limite: una canzone come Holy Mountain può diventare un anthem per il gruppo, ma non tutte le tracce godono della stessa qualità; seppure brani come Epitaphs e Imagination siano tra le cose migliori sentite dalla band, l’album nel suo complesso non raggiunge i livelli di Sulphur Paintings. L’evoluzione perseguita è meritevole e seppure sia percepibile il tentativo di dare vita a otto episodi ben diversificati, non tutto gira per il meglio e in qualche caso le canzoni passano senza lasciare traccia; in questo senso, sicuramente il tentativo di offrire una interpretazione vocale più variegata va assolutamente perseguito in futuro. Il percorso seguito necessita di linee melodiche più efficaci e in questo non si può lasciare tutto il peso sulla ritmica e sulle intricate parti di chitarra. In ogni caso, c’è tanta carne al fuoco in questo album, forse addirittura troppa. Ma una volta entrati nella sua logica, sarà difficile per ogni amante di queste sonorità, non trovare pane per i propri denti. Peccato che una delle migliori band italiane in assoluto stavolta si attesti “solo” sul buon disco di genere, perché gli Evil Never Dies hanno nelle loro qualità le carte in regola per realizzare un album che lasci il segno e colpisca al cuore anche chi non ascolta solo thrash.
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7
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E voi quando lo fate un altro disco? E, ripeto, un concerto a Roma? |
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6
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Uagliù...se venite a Roma fate in modo che la notizia arrivi anche su questo sito È una vita che aspetto di vedere dal vivo un gruppo metal napulitan!!! |
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5
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grazie Tatore 77, siamo felicissimi di questo commento !! Horns up !!! |
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4
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A quasi 2 mesi dal primo ascolto devo dire che l'album tiene benissimo 2-3 ascolti settimanali. Bell uaglliù!  |
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3
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grazie Tatore 77, l'appartenenza al fuoco della nostra terra per noi è fondamentale. horns up |
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2
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Al terzo ascolto mi sento di condividere opinione e voto del recensore...ma...come per lo Scuorn...alzo il voto di 5 punti per una questione di territorialità  |
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1
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Periodo fruttuoso per i napoletani...yeah! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Holy Mountain 2. No Cure for War!!! 3. Epitaphs 4. It’s Alive 5. This Is a Country for Old Man 6. Land With No Future 7. Imagination 8. Ekpyrosis
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Line Up
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Domecost (Voce) Fabio Di Tullio (Chitarra) Felix Savarese (Batteria)
Musicisti Ospiti Daniele Galasso (Basso) Bruno Masulli (Chitarra su tracce 1, 2, 3, 7) Salvatore Romano (Chitarra su tracce 5, 6)
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