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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Ancara - Garden of Chains
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24/05/2017
( 1289 letture )
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Gli Ancara sono una band finlandese che, sotto vari monicker, è attiva dal lontano 1985 ma che ha fatto la sua entrata ufficiale nel mondo della musica solo nel 2006 con il debutto The Dawn. Garden Of Chains, registrato e prodotto a Los Angeles da Jimmy Westerlund ed Erno Laitinen, è il quarto lavoro rilasciato da allora. Nelle proprie informazioni la band fa ben presente che l’album precedente a questo (Chasing Shadows) è entrato nella top 10 degli album venduti in Finlandia e che il video di Ending Mode è, anche se non ufficialmente, il video girato alla maggior altitudine di sempre, ben 4600 metri, sul monte Everest. Le riprese del video e di un relativo concerto (anch’esso il più “in alto” di sempre) sono stati filmati e montati in un documentario, Rockin High, che, a quanto pare, è stato ben accolto in diversi festival di cinema. Già non abbiamo ascoltato una canzone e i dubbi piovono: perché i record di cui la band si vanta vengono, stranamente, presentati come non ufficiali? Altro piccolo dubbio rispetto alle trionfanti note di accompagnamento, lo instilla anche una copertina abbastanza anonima.
Tralasciando le curiosità e passando all’ascolto vero e proprio le cose non migliorano molto, anche se la prima parte dell’album un po’ riesce ad illuderci: The End (Easier than Love) dimostra tutta l’esperienza che la band ha accumulato nei suoi trent’anni e passa di attività, la canzone inizia bene con un riff di chitarra che, per quanto semplice, cattura ottimamente l’ascoltatore abituato a certe sonorità. Anche la successiva Wake Up lascia una buona impressione, grazie ad un ritornello efficace. Peccato che il trend positivo duri poco, già al terzo e al quarto episodio (Feeding the Firee Changes Come) si insinua nell’ascoltatore la sensazione di ascoltare un album di cover hard rock di b-sides malriusciti dei Tears For Fears, ritornelli prevedibilissimi cantati a pieno petto e arrangiamenti semplici e votati unicamente all’easy listening. Quando poi si arriva alle malriuscite commistioni elettroniche di Perfect Enemy e Child of the Sun cadono inesorabilmente le braccia e non solo. Anche la stessa Ending Mode, di cui abbiamo parlato prima, non è altro che una ballatona zuccherosa che poggia solamente sul mestiere dell’ugola di Sammy Salminen mentre il resto della band probabilmente aveva saltato il turno di registrazione in favore di una birra.
Garden of Chains risulta un lavoro già sentito e che non sorprende mai, neanche per sbaglio. L’album, a metà fra hard rock e metal moderno, è una copia sbiadita di quanto stanno facendo band come Alter Bridge e Volbeat, con risultati molto più scadenti dovuti ad una mancanza di fantasia compositiva lampante. Non c’è quasi mai un riff, un ritornello o qualsiasi altra cosa che possa risvegliare l’ascoltatore dal torpore comatoso in cui cade dopo le prime tre tracce. La band dimostra qualità tecniche più che buone che però vengono puntualmente sprecate in favore ad una ricerca del ritornellone da stadio, dell’”anthem”, della ballata strappalacrime a tutti i costi, scelta che risulta poco fruttuosa alla riuscita dell’album come insieme. Da una band con un’esperienza più che trentennale una tale ingenuità risulta imperdonabile e quindi il giudizio finale non può che essere negativo.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The End (Easier Than Love) 2. Wake Up 3. Feeding the Fire 4. Changes Come 5. Ending Mode 6. Child of the Sun 7. Perfect Enemy 8. Incomplete 9. The Warmth 10. Garden of Chains 11. Better Man
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Line Up
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Sammy Salminen (Voce) Tuomas “Gary” Keskinen (Chitarra) Juha Wahlsten (Chitarra) Mika Rjala (Basso) Timo Rajala (Batteria)
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RECENSIONI |
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