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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Nargaroth - Era of Threnody
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02/06/2017
( 2927 letture )
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Wagner, Kanwulf, Ash: uno e trino, potremmo dire, in maniera piuttosto dissacrante in riferimento ai vari pseudonimi utilizzati nel corso degli anni dall’inquieto mastermind dei Nargaroth, messosi nuovamente e coraggiosamente in gioco, a ben sette anni di distanza dal precedente Jahreszeiten. Sette anni in cui, se prestiamo fede al materiale promozionale accompagnante la release, Ash avrebbe peregrinato sostando in aree romite e liminari -come ad esempio il Messico rurale e le riserve indiane in Canada- guadagnando una rinnovata consapevolezza di sé, precipitata e sedimentata in Era of Threnody. Quest’ultimo, sin dal ricercato artwork -rappresentante l’agonia di Lacoonte- sembrerebbe porsi sotto un segno differente rispetto alla precedente produzione dei nostri e soprattutto ben lungi da quell’amalgama tra raw black e folk che aveva contraddistinto il lavoro precedente. Vediamo difatti far capolino un approccio più intimistico al genere nonché una sensibilità nelle composizioni che lo avvicina maggiormente a linee di tendenza contemporanee. Tutto ciò si evidenzia sin dalla toccante ouverture recitata della opener -estratta dalla pellicola Space Station 76- riassumente il filo conduttore del platter:
I've always been amazed that asteroids can fly in groups for millions of years and never touch each other or connect. They are dead rock so they find their perfect orbit and stick to it. We also wanna find that place of perfection but we're not asteroids, we change and that's the problem. The more you try to create a paradise the more you will resent the prison and all you're left is dreams of a future that never happened.
L’umano errare -inteso nel duplice senso del termine- si incarna in un fraseggio affidato alla chitarra acustica traente ispirazione da una delle influenze più peculiari e fondamentali della release, ovvero il flamenco. Esso viene adottato da Ash quale grammatica dei gitani e degli inquieti e necessaria sintassi dell’opera. Il brano presenta difatti riff in tremolo varianti sul tema dell’armonizzazione acustica iniziale mentre la sezione ritmica, sebbene sia a tratti lanciata in blast beat, si mantiene ariosa e poco serrata.
La successiva Whither Goest Thou, arricchita da cori soffusi in apertura, costruita su una melodia semplice ma di impatto, ripercorre la medesima struttura della traccia precedente, caratterizzandosi tuttavia per un suggestivo intermezzo autistico ed una metrica maggiormente vorticosa nella porzione terminale, laddove Conjuction Underneath the Alpha Wheel spicca per un refrain emotivamente intenso ed affatto banale. ...As Orphans Drifting in a Desert Night mostra una sintesi compiuta e riuscita tra l’afflato più marcatamente black dell’anima dei Nargaroth le digressioni dedicate alla poetica del flamenco nonché elementi sinfonici più tradizionali in grado di donare alla composizione un respiro epico e solenne.
Se The Agony of a Dying Phoenix si apre a intuizioni melodiche più cristalline e quasi dreamy, Epicedium to a Broken Dream si dipana con un andamento più grave e drammatico maggiormente evocante il sentire melanconico ed errabondo che caratterizza l’intera produzione. Sebbene un certo grado di omogeneità delle composizioni ci porterebbe a dar per scontato il carattere del resto della tracklist tanto con la spassosa Love Is a Dog from Hell quanto con TXFO Ash sorprende l’ascoltatore mediante una gustosa digressione volta a rispolverare le radici più seminali del sound dei Nargaroth. Ci troviamo dinanzi un trascinante black’n’roll sanguigno e trascinante di impronta old school che farà risuonare più che qualche corda nei fan della prima ora. Menzione particolare meritano la titletrack e My Eternal Grief, Anguish Neverending caratterizzantesi per un efficacissimo uso del cantato in pulito. La traccia conclusiva mostra inoltre, mediante un riffing crepuscolare ripetuto in circolo, decisive contaminazioni depressive.
Nonostante Era of Threnody possa apparire come null’altro che un vezzo, o peggio un tentativo di appropriarsi di stilemi e linguaggio non propri al fine di ottenere visibilità, attingendo ad un filone di tendenza nell’ambito della musica estrema, il full-length sembrerebbe essere ispirato da un sincero mutamento di attitudine nonché da un autentico desiderio di veicolare un paesaggio di significanti non facilmente declinabili altrimenti. La cura maniacale dedicata tanto al packaging quanto alla nettezza dell’esecuzione mostrano inoltre un unicum nella storia della band tedesca. Quest’ultima caratteristica, pur potendo naturalmente risultare indigesta a chiunque apprezzasse la produzione più raw dei nostri, risulta eccessivamente asettica e poco valorizzante i suoni anche per chiunque prediliga soluzioni maggiormente raffinate. Ciò, unitamente ad una eccessiva ripetitività delle strutture delle composizioni nonché ad un minutaggio piuttosto imponente, contribuisce ad indebolire un lavoro altrimenti notevolmente intrigante. Simili criticità sono tuttavia in parte bilanciate da un songwriting consapevole ed efficace in grado di dar luogo a trame avvincenti che risulteranno indubbiamente stimolanti per chiunque apprezzi un black metal a tinte fortemente emotive con una componente melodica piuttosto rilevante.
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7
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Disco abbastanza immediato e diretto, di non difficile assimilazione, più riflessivo ed intimista rispetto ai lavori precedenti. Secondo me molto ben riuscito soprattutto nella prima parte. Il trittico iniziale è da brividi come la seconda parte di The Agony of a Dying Phoenix, pura poesia. Leggero calo nella seconda metà dell'album anche dovuto ad una certa prolissità dei pezzi. Una tra le migliori uscite in ambito black dell'anno, io alzerei di poco il voto della recensione. 78 |
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6
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Aggiungo che avrà anche seguito le mode e visto il cambio stilistico spesso notevole tra un disco e l'altro è molto probabile, detto questo resta il fatto che parlare di mode nel black metal fa sorridere, quante copie in più avrà venduto seguendo questa fantomatica moda?, 100?200? ricordiamoci delle tirature che certi dischi/generi fanno. Inoltre un disco come "geliebte des regens" pur essendo uscito in pieno boom "depressive" dove epigoni di burzum e abyssic hate "suicidal emotion" uscivano come funghi, "Geliebte des regens" pur non essendo un capolavoro come scritto sotto risulta superiore e si prende e mette in tasca moltissime uscite di quel genere di quegli anni |
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5
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Gli ultimi 3 non ho avuto modo di sentirli(compreso questo) resta il fatto che mode o non mode, bufale o non bufale sulla data di uscita dei demo a mio modesto parere ha sfornato durante la carriera dei dischi validi(non capolavori ma godibili) penso a "herbstleyd" ,"rasluka pt 2" o "geliebte des regens" |
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4
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@ObscureSolstice Capisco che sono passati parecchi anni e forse non ti ricordi ma lui per anni ha detto che il primo demo era stato rilasciato ad inizio anni 90 per far finta di essere sulla scena da ben prima. Cosa che si è rivelata non essere assolutamente vera. Già solo questo lo fa sembrare un pagliaccio. Ci sono vari sottogeneri nel black e se vedi l'anno di uscita dei suoi album noterai che sono sempre sullo stile di ciò che andava per la maggiore. Cosa hanno per esempio in comune un album di puro depressive black metal come "Geliebte des Regens", uscito appunto durante il boom del depressive (oggi forse parecchi nemmeno sanno cosa era il depressive black metal), con Black Metal Ist Krieg o con i successivi? Assolutamente nulla. Come ti ripeto secondo me non si tratta di evoluzione ma di seguire le mode. Su questo disco non posso avere pareri visto che non l'ho ascoltato e non ci penso nemmeno a farlo. |
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3
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@urgrund: quale genere ha cambiato, scusa? i primi demo sono usciti a fine anni novanta nel 98, non a inizio anni novanta. Può aver modificato degli elementi, maturato delle influenze alimentandole successivamente, ma sempre black fanno. Premetto che questa diramazione verso sonorità e testi sempre più filosofici e mitologici non mi dispiace perchè è sempre di mio interesse. Anche se ammetto lo devo ascoltare meglio, l'ho ascoltato una volta ma non mi ha entusiasmato come i predecessori, ma per adesso il voto della recensionista è giusto |
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2
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Uno che fa finta di aver rilasciato una demo ad inizio anni 90 non dovrebbe meritare la minima attenzione ed invece eccolo ancora qui a dimostrazione che è facile fregare i blacksters. Tra l'altro ha sempre seguito le mode del momento, quando andava di moda il "true" black metal suonava quello, poi il depressive ed ecco che cambia genere e così via. Non riesco ancora a capire chi possa supportarlo. |
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1
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Gruppo barzelletta di un pseudo Black metal.. ridicoli |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dawn of Epiphany 2. Whither Goest Thou 3. Conjuction Underneath the Alpha Wheel 4. ...as Orphans Drifting in a Desert Night 5. The Agony of a Dying Phoenix 6. Epicedium to a Broken Dream 7. Love Is a Dog from Hell 8. Era of Threnody 9. TXFO 10. My Eternal Grief, Anguish Neverending
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Line Up
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Lineup: Ash (Voce)
Musicisti Ospiti: Renata (Voce) Bernth (Chitarra, Basso) Krimh (Batteria)
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