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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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25/06/2017
( 1901 letture )
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I giovani Running Death, provenienti dalla difficilmente pronunciabile cittadina bavarese di Kaufbeuren, tornano a due anni di distanza dal debutto che li aveva fatti conoscere anche sulla lunga distanza in più ampia scala. Nonostante la copertina ed un monicker spigoloso in regola con l'immaginario thrash, i nostri partono da una base di metal classico di chiara derivazione ottantiana, risultando così per certi versi più vicini allo speed che al thrash vero e proprio. Sia ben chiaro, le sterzate verso accelerazioni e passaggi più graffianti non mancano, avvalendosi anche del buon lavoro dietro alle pelli di Jakob Weikmann, ma fin da subito la forte presenza di melodie ed armonizzazioni donano alle composizioni in generale un taglio peculiare rispetto ai soliti canoni thrash.
Passando al contenuto dell'album – che non tratta di disciplina equestre, a dispetto del titolo – le influenze heavy/speed emergono prepotentemente, tanto che il riff di apertura dell'iniziale Courageous Minds rimanda fin da subito a We Burn degli Helloween per poi svilupparsi in evidenti richiami maideniani; la voce, che rievoca vagamente Blaze Bayley, dà inoltre a tutta canzone la parvenza di uno scarto proveniente dalle sessioni di Virtual XI. Per quanto riguarda invece il versante più thrash, la principale ispirazione pare provenire in particolare dai Megadeth degli anni '90 (per intenderci: periodo Countdown to Extinction, Youthanasia e Cryptic Writings) come si evince specialmente da Delusive Silence, Duty of Beauty o dalla conclusiva Refuse to Kill, per citare le più palesi, nelle quali intere parti strumentali e non sembrano prese in prestito dai sopraccitati album. Sebbene la sezione ritmica e melodica si presenti in fin dei conti piuttosto omogenea e ben calibrata, ferma restando la forse troppo eccessiva imitazione dei modelli ispiratori di cui sopra, la vera nota dolente dell'intero lavoro risulta essere la voce sgraziata di Simon Bihlmayer, che scimmiotta ad alternanza il già citato Blaze Bayley (oltre che in Courageous Minds, nella lenta Safety Seconds) e Dave Mustaine, entrambi i quali non famosi di certo per una voce estremamente duttile. Da questo punto di vista la composizione più riuscita risulterebbe quindi Anthem of Madness, per il semplice fatto che si tratta di una strumentale, e che quindi non vi è il problema di dover sopportare la voce del cantante.
Probabilmente con un cantante da un'impostazione vocale diversa il disco prenderebbe una piega ben differente, nonostante la proposta risenta in parte anche della carenza di originalità, ma siccome il buon Bihlmayer è di fatto il leader fondatore del progetto, sarà ben difficile sperare in un cambiamento di vocalist. L'album confezionato non si presenta quindi brutto in toto, bensì fortemente intaccato da alcuni limiti compositivi (forse, ma non necessariamente, imputabili alla giovane età dei componenti) e soprattutto dalla voce, che inevitabilmente svaluta anche composizioni di egregia fattura. Finché i Running Death avranno le ali tarpate dai difetti evidenziati, rimarranno a un livello di "vorrei ma non posso" oltremodo svilente, nonostante le qualità tecniche degli altri componenti non manchino affatto. Parafrasando una delle frasi più gettonate dai docenti: "i ragazzi hanno la potenzialità, ma non si applicano".
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9
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@Lizard, dovresti conoscere ormai le mie sparate, ahah |
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8
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Rimandi ai Megadeth evidenti? Ottimo,me lo procuro |
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7
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Un bell'album, rimandi ai Megadeth decisamente evidenti, ma brani ben strutturati e soprattutto suonati con tutti i crismi! La voce tende a stancare, vero, ma tutto sommato nell'insieme riesce quasi a passare in secondo piano... per me 70/100 tutto |
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6
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Io mi trovo invece in linea con il recensore, poi magari musicalmente una sufficienza la do ma qua di tocco personale non c'è traccia e la voce per i miei gusti è inascoltabile. |
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5
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@Lambruscore: da un lettore "anziano" come te certi commenti non li aspetto, dai... È un non argomento. |
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4
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Non diventeranno tra i miei preferiti, ma almeno la sufficienza la meritano, meglio far recensire il genere a chi l'ha vissuto, non ai ragazzini, dai... |
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3
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Ma non erano tre i commenti? Uno è stato rimosso? Mah... comunque io mi accodo a rik bay area thrash, non l'ho trovato così brutto, derivativo sì, vocalmente non perfetto pure, ma comunque non insufficiente, diciamo poco più che sufficiente, da 65-67 |
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2
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Saranno anche derivativi, e molto probabilmente è proprio ciò che vogliono essere, però non si può dire che non sappiano suonare. I riferimenti ai megadeth sono evidenti, e anche a certo speed metal ottantiano americano. La produzione non è plasticosa e la batteria suona 'quasi' vera. Il singer non avrà una grande estensione vocale, per qualcuno potrà essere monocorde, ma non inficia il prodotto finale. Una volta entrati nel 'mood' del disco, questo si fa apprezzare.Tutti quelli che cercano innovazione ( in ambito thrash) stiano alla larga da questo disco. Chi invece vuol fare un viaggio nei bellissimi anni 80 in pieno bay area style ci faccia un pensierino. (Imho). |
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1
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La Punishment sta prendendo una bruttissima china... peccato |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Courageous Minds 2. Dressage 3. Delusive Silence 4. Heroes of the Hour 5. Duty of Beauty 6. Numbers 7. Beneath the Surface 8. Anthem of Madness 9. Safety Second 10. Refuse to Kill
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Line Up
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Simon Bihlmayer (Voce, Chitarra) Daniel Baar (Chitarra) Andrej Ramich (Basso) Jakob Weikmann (Batteria)
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