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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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29/06/2017
( 1581 letture )
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Il progetto Ewigkeit nasce dalla mente di James Fogarty, polistrumentista inglese, che con questo moniker ha già creato e prodotto cinque album, di cui due sotto la storica label Earache Records. La musica della one-man band britannica è complessa da descrivere, in quanto Fogarty -nella sua ventennale carriera- ha cambiato soventemente le sonorità della proposta, rendendo la sua creatura piuttosto ostica da decifrare. La discografia di Fogarty vede infatti un musicista impegnato costantemente tra sonorità cupe ed oscure, a tratti dark e repentinamente influenzate dal black metal (anche se alla lontana), soprattutto nei primi tre album. Limitare infatti la musica dell’inglese al solo black è riduttivo, poiché nel corso degli anni il nostro è stato capace di reinventarsi, mescolando alla nera fiamma anche sonorità atipiche per il genere, spesso decisamente più ariose e derivate da soluzioni tendenti al progressive (come l’uso massiccio delle tastiere) o anche più vicine all’alternative rock, come ad esempio l’impiego di certi giri di chitarra con power-chord aperti, distorti e sporchi, più della canonica chitarra a “zanzara”.
Il quinto album del progetto Ewigkeit vede un massiccio lavoro sul songwriting, con una mescolanza di influenze disparate, cercando il più possibile di trovare il giusto equilibrio fra trame articolate, impatto, violenza sonora (anche se in misura minore rispetto alle precedenti uscite) e ricerca atmosferica. E in questo caso le tastiere giocano un ruolo fondamentale, intessendo sia tappeti sonori spaziali ed epici (Neon Ghoul Ride), sia di remoto retrogusto Hawkwind (certamente meno psichedeliche di quelle della prima band di Lemmy). Come dicevo ad inizio recensione, la componente prettamente black, più evidente nelle prime uscite di Fogarty, qui è minimale e ridotta a una piacevole alternanza tra scream acido e cantato pulito-evocativo. Potremmo dire che la componente oscura è più attitudinale, vista la ricerca costante di atmosfere e passaggi raccolti, riflessivi e pregni di sofferenza emotiva. Per il resto, le chitarre suonano come una via di mezzo tra riffoni potenti, muscolari e ribassati, tipici del metal più moderno e groovy e passaggi al limite dell’alt-rock. Tutti questi elementi si traducono in canzoni come le inizialiCold Souls e Death Is The Portal, ma anche le successive Space Horce, Running Away From The Circus e Back To Beyond. Queste sono canzoni che, sebbene abbiano degli spunti piacevoli e idee stimolanti (almeno ai primi ascolti), rivelano sulla lunga distanza un difetto fastidioso: l’eccessiva prolissità. Difatti, tutte le canzoni presentano spesso e volentieri giri di chitarra triti e ritriti, oltremodo semplici, ripetuti più del dovuto, allungando a dismisura il brodo, annoiando a tratti e tarpando le ali alle composizioni, oltre che a minimizzare quanto di buono prodotto dalla voce (le linee vocali sono molto curate e ricche di pathos) e dalle tastiere, atmosferiche e retrò allo stesso tempo, decisamente ficcanti e ben suonate per tutto il disco.
Questo è davvero un peccato, poiché date le premesse, almeno sulla carta, vi erano le condizioni per tirare fuori una piccola perla. Ma purtroppo così non è e quindi, se la canzone migliore risulta essere l’ennesimo rifacimento di Two Minutes To Midnight, evidentemente qualcosa è andato storto in fase di arrangiamento e scrittura dei singoli brani. In altre parole, questo è un lavoro altalenante, non sempre a fuoco e con buone potenzialità, inevitabilmente affossate da un guitar-work eccessivamente derivativo.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Quantum Eraser 2. Cold Souls 3. Death Is The Portal 4. Neon Ghoul Ride 5. Space Horse 6. Running Away From The Circus 7. Thief In The Sky 8. Time Travelling Medicine Man 9. Back To Beyond 10. Two Minutes To Midnight (Iron Maiden)
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Line Up
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James Fogarty (Voce, Chitarra, Tastiere, Synth, Basso, Batteria)
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RECENSIONI |
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