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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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S.O.D. - Bigger than the Devil
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05/08/2017
( 2567 letture )
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Stormtroopers Of Death terzo ed ultimo atto.
Ricordo di aver parlato con Scott Ian e di aver detto "Sembra che i Brutal Truth si scioglieranno". E lui: "È brutto dirlo, ma in realtà è fantastico, perché così possiamo fare un nuovo album degli S.O.D. e tu avrai meno distrazioni". Ha funzionato talmente bene che mi sono preoccupato che la gente potesse pensare che avessi sciolto i Brutal Truth per fare un nuovo disco con gli S.O.D. [Dan Lilker - Metal Veteran]
Ecco come ricorda Dan Lilker il suo coinvolgimento nel ritorno degli S.O.D. a fine anni 90. Un ritorno da molti desiderato ancora prima che le reunion nel metal diventassero una moda dettata dalla nostalgia. Gli S.O.D., per chi non se lo ricordasse, misero a ferro e fuoco il mondo della musica estrema a metà anni 80 con un solo, unico disco, Speak English Or Die, album seminale che ha cresciuto numerosi musicisti della scena metal. La fine del gruppo fu segnata quando i restanti membri degli Anthrax manifestarono il proprio disappunto per il successo di quello che doveva essere solamente un side-project. Sette anni dopo i quatto tornarono assieme per alcuni concerti, durante uno dei quali fu registrato il mitico Live At Budokan, ma anche lì le ingerenze e gli impegni degli Anthrax interruppero tutto. A fine anni 90 le cose erano però cambiate, nonostante non fosse proprio un periodo brillante per buona parte dei quattro. Gli Anthrax, dopo aver raggiunto il successo mondiale si erano inceppati tra crisi d'identità e cambi di line-up, pubblicando nel 1998 il loro disco più brutto, Volume 8. Di buono c'era che l'attuale cantante John Bush non aveva niente in contrario ad un ritorno degli S.O.D., dando il via libera a Scott Ian e Charlie Benante. Billy Milano era reduce dal non esaltante Dictated Aggression con i suoi M.O.D., mentre Dan Lilker era l'unico ad essersi staccato dal thrash metal con i suoi Brutal Truth, i quali però, come detto all'inizio, erano arrivati alla fine della loro prima corsa. Insomma, tutti e quattro erano in un modo o nell'altro intenzionati a resuscitare Sargent D e fu così che gli S.O.D. tornarono in pista definitivamente. O così sembrava all'inizio.
Forti di un nuovo contratto con la Nuclear Blast Records (all'epoca non ancora il colosso che vediamo oggi) e delle vecchie brutte maniere, il quartetto pubblicò nel maggio del 1999 il secondo disco, dal titolo Bigger Than The Devil. A proposito di questo, sia il titolo che l'idea della copertina derivano da Twiggy Ramirez, allora bassista di Marylin Manson, e nasconde tanta ironia verso il mondo metal in generale. Con l'esplosione del black negli anni precedenti si era, infatti, verificato un inflazionamento delle tematiche sataniche in generale, quindi dire che si era più grandi del diavolo e mettere una parodia della copertina di The Number Of The Beast (album che da un certo punto di vista ha sdoganato quel tipo d'immagine) era una roba tipicamente da Stormtroopers Of Death.
yes I'm bigger than Christ and his cross yes I'm bigger than Buddha he's lost yes I'm bigger than Allah and his lot yes I'm bigger than the devil, his disciples and flock
Il tema del satanismo spicciolo ricorre anche in King at the King / Evil Is In, dove all'inizio del testo si declamano sacrifici e rituali maligni da perpetrare al venerdì sera, quando poi nella seconda parte il nostro eroe si sveglia al sabato per andare a lavorare al Burger King.
Evil, hell, Satan, goat, cheese, pickles, onions on a sesame seed bun
L'umorismo come prevedibile è molto presente, con brevi passaggi non sense (Fugu, Dog on the Tracks, L.A.T.K.C.H.) e scherzi di vario tipo come The Song That Don't Go Fast, Frankenstein and His Horse e Skool Bus. Immancabili anche le classiche ballad, che questa volta toccano gli INXS ed i Simpson (notare anche i quattro S.O.D. disegnati nel libretto con lo stile dei personaggi di Matt Groening, con Dan Lilker pericolosamente rassomigliante a Telespalla Bob). Tra i pezzi più rappresentanti impossibile non citare Celtic Frosted Flakes dall'andamento quasi rappato, in cui Billy Milano si chiede semplicemente -ed in maniera ironica- che fine abbiano fatto i Celtic Frost.
What ever happened to Celtic Frost? Is it true that they got lost in the pandemonium Never to be seen again Tom Warrior fell from a tree in cherry orchard Martin Ain drowned in a cold lake Reed St. Mark went to Mega Therion and remains there 'till this day Tom Warrior is waiting for the emperor's return Martin Ain's trapped in the circle of tyrants Reed St. mark was blinded in the crypt of rays where he remains 'till this day
La caratteristica fondamentale degli S.O.D. è sempre stato però il politicamente scorretto e qui (seppur in maniera minore rispetto a Speak English Or Die) ne troviamo testimonianza in un paio di pezzi da "stronzi", come detto dallo stesso Lilker. Make Room, Make Room infatti affronta il tema della sovrappopolazione proponendo come soluzione il genocidio, mentre Aren't You Hungry? fa il solito umorismo crasso e becero questa volta sulla fame nel mondo. Quest'ultima risale addirittura a metà anni 80 ed è l'anello di congiunzione tra i due dischi degli S.O.D., M.O.D. ed Anthrax. Scritta dai primi per un ipotetico secondo disco nel 1985 o giù di lì, il brano venne poi usato da Billy Milano per il disco di esordio dei suoi M.O.D. nel 1987 e gli stessi Anthrax utilizzarono la musica del pezzo cambiando il testo su Imitation of Life, traccia di chiusura di Among the Living. Insomma, tre diverse interpretazioni del pezzo a seconda degli interpreti. Ma oltre al classico umorismo, dagli S.O.D. è lecito aspettarsi bordate di velocità hardcore ed anche in questo Bigger Than The Devil non difetta. Impossibile infatti rimanere indifferenti davanti alle folli corse Kill the Assholes, Shenanigans, Free Dirty Needles o la mia preferità We All Bleed Red, con Roger Miret "The King of Unity" come ospite. Brani diretti e violenti come in casa Anthrax non si vedevano da tempo, mostrando un Benante in forma strepitosa e con cori semplici da urlare all'unisono in preda all'invasamento.
Pur mantenendo le coordinate musicali di Speak English Or Die, gli S.O.D. cercarono di dare un'aggiornata al loro sound, sapendo già che l'effetto sorpresa del 1985 era impossibile da ricreare. D'altra parte erano passati quattordici anni di efferatezze nel metal estremo, in termini di velocità di esecuzione, cattivo gusto e stronzaggine i limiti segnati dai quattro erano stati valicati. Nonostante ciò Bigger Than The Devil si difende bene, aggiungendo anche blast beat senza però sconfinare nel grind, un tocco moderno e con la voce di un Billy Milano ancora più roca e vicina all'hardcore, al netto di qualche inevitabile passaggio a vuoto. A mancare però è la spontaneità che caratterizzò Speak English Or Die, per quanto buono e divertente a Bigger Than The Devil manca quella scintilla di follia improvvisa e becera che rese immortale il primo disco e che ancora oggi si può sentire tutte le volte che lo si rimette. Ma, come detto, lo stesso gruppo si rese conto di non poter ricreare le medesime condizioni, ciononostante riuscirono a tirar fuori un disco sicuramente migliore e più credibile di tanti loro coetanei illuminati poi negli anni seguenti dai bagliori delle facili reunion.
In seguito a Bigger Than The Devil gli S.O.D. poterono finalmente andare in tour seriamente, toccando anche l'Europa ed il Giappone e qui, a quanto pare, si videro anche le differenze di comportamento tra la metà degli Anthrax e gli altri, ovvero tra chi preferiva stare in albergo o nel tour bus e chi preferiva stare con i fans. Ma non fu questo a mettere la parola fine agli S.O.D.. Terminati i tour venne fuori che Scott Ian aveva da una parte (Charlie Benante) garantito che dopo un paio di tour la cosa sarebbe finita e sarebbero tornati ad occuparsi degli Anthrax, mentre a Lilker e Milano disse che invece sarebbero stati un sacco in tour. La storia, dunque finì qui, anche se ci fu ancora la possibilità nel 2007 di avere del materiale inedito nell'EP Rise of the Infidels, registrato poco dopo Bigger Than The Devil e contenente due inediti e due cover, oltre ad un live del 1999. Nonostante importanti anniversari come il trentennale di Speak English Or Die, i quattro non hanno più avuto l'intenzione di tornare assieme e con queste premesse forse è meglio così. Probabilmente dopo tanti anni le troppe differenze tra gli stili di vita delle due metà del gruppo hanno reso oramai infattibile un altro ritorno, anche se...
Mi chiedono in continuazione, soprattutto ai concerti, se gli S.O.D. torneranno in attività. Rispondo sempre "No, ma mi sono già sbagliato una volta". Se mi arrivasse una telefonata in cui mi dicono che gli altri membri degli S.O.D. vogliono fare un concerto direi "Va bene", basta che riesca ad inserirlo nei miei programmi. [Dan Lilker - Metal Veteran]
Bigger Than The Devil rimane comunque un degno epitaffio di una carriera brevissima ma che ha lasciato un solco profondo. Certo, poteva andare diversamente e quasi sicuramente la famosa telefonata di cui parla Dan Lilker non arriverà mai e a noi non rimane che rimettere su la loro breve discografia a tutto volume e lanciarci a rotta di colla nel mondo del Sargent D.
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11
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A me l'ultimo Anthrax non ha stancato per nulla, però i riff scanzonati mancano pure a me. Ma è da una vita che non li fanno più. Da State of Euphoria per essere precisi. In verità ci hanno riprovato in Volume 8, ma con risultati non troppo esaltanti. Sarebbe bello tornassero a qualcosa di più crossover. Anche se bisogna dirlo, piacciano o meno, gli Anthrax non si sono mai tanto guardati indietro. E probabilmente è anche per questo che li apprezzo così tanto. |
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10
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E' palesemente un autocelebrazione fine a se stessa a partire dalla azzeccatissima copertina. Buono x nostalgici (come me). Tuttavia, avrei proprio voluto risentire certi riff negli ANTHRAX, che invece sono diventati via via sempre + epici e x nulla scanzonati, fino all'ultimo For All Kings, che è un buon disco di Thrash, ma serio come l'inverno a Voghera, e che neanche tanto alla lunga stanca. Among The Living era altri tempi. |
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9
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disco piacevole e simpatico, ma anche inutile dopo il primo. Giusto cosi' che si siano fermati. Inutile ripetere o cercare di ripetere album unici che solo determinate condizioni storiche hanno partorito. Poi Lilker pur se ottimo musicista l ho trovato negli anni molto opportunista e presenzialista. |
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7
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Grande album.... io sono affezionato a Live a budokan... quando Milano fa quella bellissima capriola di 5 metri sul pubblico...che band ragazzi |
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6
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Speak era da 100, ma questo per me un 90 se lo merita alla grande. Nostalgia... |
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5
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d.r.i. mi spiegherai l'accostamento con lo Jedi, ahah |
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4
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Album niente male, con qualche pezzo decisamente fico. Speak era un'altra cosa ma questo batter avrebbe meritato un'accoglienza migliore. |
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3
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Come non quotare il grande Jedi dell'hc Lambruscore |
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2
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Mi accodo al Lambru, "Speak" altro spessore, altra intensità, altro tutto, ma questo è decisamente piacevole. |
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1
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Speak...rimane ovviamente di un altro livello, anche per importanza storica, comunque non mi è dispiaciuto questo qua, ogni tanto lo riascolto, alcuni pezzi spaccano veramente, per me un 75 ci sta tutto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bigger than the Devil 2. The Crackhead Song 3. Kill the Assholes 4. Monkeys Rule 5. Skool Bus 6. King at the King / Evil Is In 7. Black War 8. Celtic Frosted Flakes 9. Charlie Don't Cheat 10. The Song That Don't Go Fast 11. Shenanigans 12. Dog on the Tracks 13. Xerox 14. Make Room, Make Room 15. Free Dirty Needles 16. Fugu 17. Noise That's What 18. We All Bleed Red 19. Frankenstein and His Horse 20. Every Tiny Molecule 21. Aren't You Hungry? 22. L.A.T.K.C.H. 23. Ballad of Michael H. 24. Ballad of Phil H. 25. Moment of Truth
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Line Up
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Billy Milano (Voce) Scott Ian (Chitarra, Voce) Dan Lilker (Basso, Voce) Charlie Benante (Batteria, Chitarra su traccia 23)
Musicisti Ospiti: Roger Miret (Voce su traccia 18)
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