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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Temple of the Absurd - Mother, Creator, God
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18/08/2017
( 823 letture )
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Quando un membro di un gruppo conosciuto e generalmente apprezzato dalla critica mette in pausa il suo progetto principale per formare una nuova band di genere diverso, raramente la notizia viene accolta a braccia aperte, tutt’altro. Fu così anche per Sabina Classen degli Holy Moses quando annunciò la nascita dei Temple of the Absurd, la sua nuova band messa in piedi insieme a Thomas Schröder e Maurer, entrambi provenienti dai trasher Warpath e rispettivamente impegnati alla chitarra e al basso, e Big M, ovvero Markus Corby dei Paragon, alla batteria. Il primo album, intitolato Absurd, viene pubblicato nel 1995. Il genere proposto dai Temple of the Absurd è un grunge duro e metallico molto simile, almeno negli intenti, a quello degli Alice in Chains, ma la critica è tutt’altro che entusiasta e il debutto passa inosservato. La virata stilistica è dettata dalla moda musicale di quegli anni, la Classen aveva rinunciato allo speed/trash degli Holy Moses, ormai privo di qualunque attenzione da parte del pubblico giovanile, per andare alla ricerca di qualcosa che fosse più al passo coi tempi e che potesse lanciare la sua carriera più in alto.
Peccato che una delle pecche principali del secondo album Mother, Creator, God, pubblicato nel 1999, fosse proprio la Classen, i cui scream indiavolati e sgraziati, per quanto nella sua band madre risultassero efficaci, qui male si adattavano alle basi tipicamente alternative che la band aveva in serbo. Band che, dal canto suo, non sfornò una prestazione proprio da urlo, anzi; il riffing risulta abbastanza insapore lungo tutto l'album, anche se rispetto al debutto la band aggiunse delle novità, purtroppo non particolarmente riuscite. Nonostante questo, alcuni episodi convincenti non mancano. Basti citare A Feral Creature, in cui la prestazione della Classen e quella della band combaciano in aggressività e potenza e lo stesso può essere detto per Liebe Totet Langsam. Alptraumkind, più tendente al grunge classico che al metal, è un altro episodio apprezzabile, come anche le dure e veloci The Mate e One Step, che riavvicinano la band alle proprie origini speed metal. Purtroppo le note positive si fermano qui. Requiem for Misanthropy soffre del problema anticipato all’inizio: gli scream quasi black della Classen risultano grotteschi se accompagnati da un mid tempo tipicamente alternative; la seconda parte più sperimentale, con delle voci in spoken-world sovraincise, non contribuisce di certo alla riuscita della canzone. Ma la cosa peggiore è sicuramente la decisione di inserire delle strofe rap in Baba Yaga e nella cover di Locomotive Breath dei Jethro Tull, probabilmente con l’intento di avvicinarsi anche all’allora nascente ondata nu metal. Non serve certo dire che queste sono le due canzoni peggiori di Mother, Creator, God, non solo per l’ingenua e malriuscita decisione di cui sopra, ma anche per il generale senso di incompetenza che si respira ascoltandole.
Non sorprende che Mother, Creator, God passò inosservato né che fu la pietra tombale sul progetto Temple of the Absurd. Un disco che cercava eccessivamente di stare al passo con i tempi e che di conseguenza, ascoltato oggi, risulta incredibilmente datato e male invecchiato. Certo, sono presenti passaggi interessanti e nel complesso non è un album da buttare, ma potrà risultare indispensabile solo ai fan più accaniti della Classen, tutti gli altri possono vivere tranquillamente anche senza.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A Resurrection Story 2. Liebe Totet Langsam 3. Make My Mind 4. Baba Yaga 5. The Mate 6. Alptraumkind 7. A Feral Creature 8. Soulskin (Geisteskind) 9. One Step 10. Requiem for Misanthropy 11. Locomotive Breath (Jethro Tull cover)
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Line Up
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Sabina Classen (Voce) Thomas "Schrödey" Schröder (Chitarra) Maurer (Basso) Markus "Big M" Corby (Batteria)
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RECENSIONI |
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