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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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23/10/2017
( 1074 letture )
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Un post rock strumentale molto raffinato quello che i tedeschi Shipwrecks sono riusciti a creare e inserire nel disco che prende il nome della band stessa, il primo vero passo che conta del quartetto originario di Colonia, dopo un intero anno passato in isolamento dal chiasso cittadino e disturbatore di emozioni. Solo per la cronaca, saranno poi necessari poco più di sette giorni per rendere i cinque pezzi che andranno a completare l’LP (anche se EP sarebbe la giusta classificazione) pronti per i ritocchi finali, la registrazione e l’attesa distribuzione.
E che i God is an Astronaut non la mettano troppo sul personale se le musiche degli Shipwrecks tendono ad invadere la ˈˈsfera di competenzaˈˈ dei ben più celebri irlandesi. Lo stile e il modo di concepire il post rock che si mescola all’ambient, capace di rapire e cullare l’utente allo stesso tempo tra viaggi mentali nello Spazio più profondo e rientri non programmati sul pianeta Terra, sono pressoché gli stessi. Ma non si può certo parlare di plagio. Semplicemente, è il genere che ha preso questa direzione. Gli Shipwrecks, ennesimi smanettoni dell’effettistica e maestri del tip-tap da pedaliera, avranno anche preso spunto da qualche lavoro già assimilato dagli appassionati del genere di cui si parla, ma i brani registrati per lo più nella cameretta abilmente trasformata ed adattata a studio di registrazione da uno dei chitarristi del gruppo sono un vero e proprio miracolo. Ascoltare per credere, già dalla clamorosa Monument, capitolo che introduce al pubblico l’album e che sembra continuare strutturalmente nei successivi momenti, anche sotto titoli diversi.
Shipwrecks accarezza l’udito come una camicia di seta su pelle d’oca e dopo averlo ascoltato nella sua interezza, nella sua pienezza, si avrà voglia di farlo ancora una volta, giusto per fissare meglio ogni elegante passaggio, ogni frase dal grande potere evocativo, e rivivere le scene come in un film. I naufraghi, nonostante la poca originalità che si potrebbe loro imputare hanno ricavato, come le leggende della scena di riferimento, la formula di qualità. E lo hanno fatto con intelligenza, senza metter da parte l’ovvio talento legato all’entusiasmo, alla tecnica e alla cura dei dettagli che, lo si voglia o no, fanno da sempre la differenza (favoloso anche l’artwork: una incredibile opera d’arte visiva firmata dal batterista David Caspar). Dalla scelta dei suoni (fonti delle magnetiche atmosfere grazie soprattutto all’utilizzo di strumenti vintage in grado di far rivivere un sound più consumato e datato) al rispetto dei giusti tempi, l’album si lascia amare per davvero. E stiamo parlando del disco di esordio, non dimentichiamolo mai, anche se questi ragazzi sono già stati osservati e piazzati di fianco agli Explosions In the Sky con i quali hanno condiviso il palco in qualche festival in giro per il vecchio continente.
Ma basta con le parole, è arrivato il momento di liberare i sensi e lasciarsi andare alle morbide ed emozionanti note di Shipwrecks. Disco sorprendente, oltre che piacevole. Consigliato.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Monument 2. Haven 3. Maelstrom 4. Home 5. Waldeinsamkeit
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Line Up
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Bastian Lindenau (Chitarra) Simon Wasse (Chitarra) Jan Müller (Basso) David Caspar (Batteria)
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RECENSIONI |
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