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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Godspeed You! Black Emperor - Luciferian Towers
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01/05/2018
( 3576 letture )
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Canada, 1994: tre ragazzi di nome Efrim Menuck, Mike Moya e Mauro Pezzente, dopo aver suonato insieme per un certo periodo, decidono di produrre un album, All Lights Fucked On The Hairy Amp Drooling. Album prodotto solo in cassetta e distribuito in 33 copie, che rimarrà ancora oggi avvolto in un alone di mistero, ma trampolino di lancio per la band che continuerà ad esibirsi e a sperimentare. Passano gli anni, nuovi membri si uniscono al gruppo anche solo per una manciata di esibizioni, fino a stabilizzarsi nel nucleo di nove elementi, che nel 1997 rilascerà F♯ A♯ ∞, primo vero esempio dello stile unico che contraddistinguerà ogni opera dei Godspeed You! Black Emperor . Psichedelia, noise, drone, ambient, folk danno vita a scenari post-apocalittici in cui si dipanano trame, personaggi e dialoghi, il tutto attraverso composizioni strumentali, fatta eccezione per qualche monologo recitato. È sufficiente chiudere gli occhi e abbandonarsi all’ascolto per entrare ogni volta in un mondo futuro, freddo e abbandonato, che arrivati a questo punto non può (e non vuole) dare un’altra possibilità al genere umano, colpevole di aver abbandonato i proprio valori a causa di una società moderna troppo frenetica e superficiale.
Oggetto della critica questa volta sono le Luciferian Towers, le torri del potere, simboli per eccellenza dell’oppressione. Agglomerati di cemento, ferro e vetro che sovrastano ogni cosa, distruggono la natura, impediscono all’uomo di vedere il cielo, in cui i fottuti esperti che hanno rovinato il mondo si rifugiano. Un’azzeccata metafora di tutto ciò che non va, ma anche un punto di partenza per chi vuole cambiare le cose.
Appena premuto il tasto play, si viene catapultati in un mondo desertico, sembra quasi di sentire il calore del sole sulla propria pelle e si respira a fatica. Undoing A Luciferian Towers si apre con un ritmo lento e cadenzato, che guida la marcia del popolo verso la ribellione: le distorsioni noise fanno da padrone e annebbiano le capacità sensoriali, gli uomini si muovono confusi verso la costruzione che oscura la vista, ma che è il primo passo verso la libertà. L’unica guida è una luce che filtra da una finestra in uno sconfinato mare di grigio, così come la tromba e il sax dei musicisti ospiti tentano di mettere ordine e di coordinare chitarre, cornamuse e violini che apparentemente vagano senza meta.
Listen - the wind is whistling through all 3,000 of its burning window-holes!
Un refrain finale, poche semplici e solenni note scelte con immense cura, pongono fine al caos: le torri stanno per cadere, il vento soffia attraverso le finestre ormai distrutte… Ma è solo l’inizio. I veri colpevoli non sono ancora stati puniti, però l’obiettivo dell’uomo ora è chiaro: sin dalle prime note di Bosses Hang il suono cambia. Niente più confusione, ma si viene accompagnati da un riff pulito e ipnotico all’insegna del minimalismo per tutti i 14 minuti di durata della traccia, divisa in tre movimenti; paura e sgomento si dissolvono, grazie agli archi che creano un’atmosfera calda e avvolgente, che inietta speranza nei cuori. Gli uomini sono uniti, marciano ordinati verso la meta, e forse per la prima volta si fa strada in loro la convinzione di poter iniziare una nuova vita. Il destino di chi non si sottomette è segnato da carestie, guerre, poliziotti bambini e meritocrazia arbitraria. Fam/Famine descrive ciò riprendendo le atmosfere opprimenti e confuse della prima traccia, estremizzandone la componente noise/drone.
The forest is burning and soon they’ll hunt us like wolves.
Ulteriore conferma che è ora di agire: riemerge con timidezza la melodia che aveva chiuso Undoing A Luciferian Towers, quasi a voler ribadire la strada da seguire. E dopo questo viaggio che ha finalmente visto l’umanità unita, una nuova alba. La parte iniziale di Anthem For No State, altra traccia suddivisa in tre parti, è in bilico tra positività e amarezza; l’uomo ha finalmente conquistato la libertà, ma il prezzo da pagare è stato immenso. Le risorse naturali sono state prosciugate, la terra è arida e inospitale: un “inno per il non stato” appunto, poiché ormai nessun luogo è abitabile. Le aspre note degli archi sono la colonna sonora della fine del mondo, l’unica speranza risiede nella natura: l’uomo non ha potere -da solo- di salvarla; essa stessa deciderà se concedere un’ulteriore possibilità. Il finale è epico e solenne: la sola possibilità che possa esistere un futuro migliore riaccende la fiamma della speranza nell’umanità, che ha iniziato a porsi delle domande a cui non ha ancora trovato risposta.
Con Luciferian Towers, i Godspeed You! Black Emperor si fanno portabandiera di un messaggio chiaro e diretto, coadiuvato anche da un parziale cambio di stile. L’ascolto scorre leggero e fluido, l’opera è all’insegna di semplicità e fruibilità: ciò non va però a intaccare la longevità del lavoro, che ogni volta rivela nuovi particolari da scoprire. La criptiche sperimentazioni quasi fini a se stesse, che avevano contraddistinto il precedente Asunder, Sweet and Other Distress, lasciano spazio a un filo conduttore ben delineato che accompagna l’ascoltatore in un lungo sogno, più che mai vicino alla realtà.
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5
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@JC mi dai l'impressione di aver ascoltato solo il primo pezzo, in caso prova ad ascoltare il successivo, è molto più indicativo dello stile della band, con strumenti e tutto. Magari non ti piace comunque, ma vale la pena tentare!
Io lo trovo un ottimo album, molto più piacevole del precedente! Il migliore da Antennas. |
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4
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Anche la mia prima reazione é stata quella di dire "post che?".
Poi, grazie a Spotify, sono andato ad ascoltare.
La mia definizione sarebbe una sorta di "ambient ma fatto con rumori e suoni cacofonici". Interessante per una installazione artistica, decisamente non piacevole per l'ascolto. Bella la copertina.
Per me, no grazie. |
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2
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Meraviglioso, più del precedente che comunque rimane un capolavoro. Ma questo fin da subito mi è entrato nelle viscere, Bosses Hang su tutte! Alzo almeno ad 87. |
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1
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ma che caxxo vuol dire post rock ??? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Undoing A Luciferian Towers 2. Bosses Hang 3. Fam/Famine 4. Anthem For No State
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Line Up
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David Bryant (Chitarra, MG-One) Efrim Manuel Menuck (Chitarra, Organo, OP-1) Michael Moya (Chitarra) Sophie Trudeau (Violino, Organo) Mauro Pezzente (Basso) Thierry Amar (Basso) Aidan Girt (Batteria) Timothy Herzog (Batteria)
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