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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Urfaust - Geist ist Teufel
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28/07/2018
( 2404 letture )
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Con il termine Urfaust ci si riferisce tradizionalmente alla prima stesura della celeberrima opera di Goethe. L’ispirazione gli venne da un fatto che destò piuttosto scalpore all’epoca, ovvero l’esecuzione di Susanna Margarethe Brandt, rea di aver ucciso il proprio figlio -avuto da un incontro occasionale- per proteggere la propria reputazione. In sede processuale, probabilmente per abbozzare una sorta di difesa, la donna dichiarò che il tutto era frutto dell’opera del demonio, decretando la propria esecuzione e, al contempo, una paradossale immortalità artistica quale ispirazione della Margherita faustiana. Allo stesso modo la penna di Goethe ispirò nell’anno 2004 il monicker di una delle combo più intriganti in ambito black del ventesimo secolo. Sebbene gli Urfaust non abbiamo certo raccolto, se non recentissimamente, la notorietà che un progetto tanto originale avrebbe meritato, meritano indubbiamente l’attenzione degli estimatori delle sonorità più malsane e seminali, ed è per questo che si è scelto di riproporne l’esordio in tale sede.
Geist ist Teufel segue, quasi immediatamente per giunta, l’EP Urväterlicher Sagen, dal quale peraltro mutua il brano introduttivo -che nell’EP figurava con il titolo di Zauberbild- nonché la lunga composizione finale a carattere ambient. Di che natura della posta messa in gioco dalla combo olandese, è chiaro sin dalla lisergica ouverture: una spessa coltre di synth dal carattere a un tempo opprimente e meditabondo avvolge i vocalizzi del mastermind IX, quasi ossequiante una cerimonia misteriosa. Ed è proprio la sua ugola ad essere in qualche maniera il nucleo incandescente attorno il quale gli Urfaust disegnano architetture talmente minimali da sfiorare il black più primigenio ed aurorale. In Die Kalte Teufelsfaust difatti, imperniata su un riff ipnotico e ripetitivo, dalle ritmiche cadenzate e mai particolarmente serrate, IX passa da un canto quasi operistico, sgraziato e nasale, ad uno screaming ferino e graffiante, accostabile per impatto all’esempio di Nattramn. Rasenta il mistero il come una prestazione vocale così apparentemente deficitaria dal punto di vista meramente tecnico e tanto sgraziata possa risultare perfettamente accettabile nell’alchimia della composizione, eppure non si può non restare folgorati o quantomeno affascinati dalla sinergia vulcanica dell’insieme. Ciò si rende ancor più manifesto con la successiva Drudenfuß, avente quasi le movenze di una danza macabra in virtù di un riffing trascinante e persino danzereccio. Il cantato di IX, quasi inseguente il sottofondo musicale, si fa incespicante e totalmente disarticolato, al punto da rendere totalmente incomprensibile non soltanto il dettaglio del testo ma persino la lingua in cui sarebbe composto, quasi fosse una formula iniziatica incomprensibile agli adepti. I timidi fraseggi solistici emergenti di tanto in tanto dall’impasto sonoro, sottolineano ancor di più il motivo essenziale del brano, arricchendolo paradossalmente in orecchiabilità. La successiva Auszug aller tödlich seinen Krafte, che molto deve all’esempio burzumiano, si presenta fondamentalmente come un depressive black raw incisivo ed opprimente, sul quale IX fa vibrare tutta l’intensità della propria interpretazione. I nostri fugano tuttavia l’impressione di trovarsi un brano monolitico e coerente regalandoci un intermezzo decisamente rumoristico ed allucinato che, ad un ascolto solitario, al buio, non può che suonare deliziosamente angosciante, sino al crescendo orrorifico affidato alle orchestrazioni sintetiche. La reprise conclusiva è un feroce assalto in piena regola, condotto a colpi di blast beat, tremolo picking e screaming disumano. Il synth ci accoglie invece fedelmente nella titletrack, duettando con un IX in grado di mostrarci le tinte più intimistiche ed auratiche del progetto, chiudendosi infine con una outro costituita da circa quindici minuti di dark ambient definito da pad a tinte glaciali e spaziali -vagamente strizzanti l’occhio a Klaus Schulze.
Per quanto l’esordio degli Urfaust sia di difficile assimilazione, e di certo non adatto a qualsiasi palato, costituisce un lavoro geniale nella sua asperità e semplicità, in grado di combinare in una sintassi del tutto eccentrica stilemi tradizionali e ben noti. Sebbene l’ispirazione genuina ed eversiva di IX e soci troverà i propri maturità e compimento con le opere successive, Geist ist Teufel costituisce una irrinunciabile pietra miliare sia per chi ha sempre apprezzato e seguito i nostri quanto per i nuovi fan della formazione. Del resto, nessun Faust sarebbe mai stato possibile se non fosse stato scritto alcun Urfaust.
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5
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Mi sto innamorando di questa band, questi vagabondi straccioni demoniaci. |
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4
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Comprato in cassetta nel 2004 mi ritrovo a riascoltarlo con regolarità con estremo piacere a distanza di 14anni, ottimo lavoro |
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3
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Disco che si può apprezzare solo se si è totalmente ubriachi. Nel tal caso posso assicurare che i più si troveranno a canticchiare la nenia di Drudenfuss e ad imitare l'intermezzo "evil" con la voce di tacchino al macello. In condizioni normali è inascoltabile. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro 2. Die Kalte Teufelsfaust 3. Drudenfuß 4. Auszug Aller Tödlich Seinen Krafte 5. Geist Ist Teufel 6. Outro
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Line Up
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IX (Voce, Chitarra) VRDRBR (Batteria)
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RECENSIONI |
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