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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Tsjuder - Demonic Possession
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03/08/2018
( 1910 letture )
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Una foto in bianco e nero: al centro, un uomo sta gridando con il capo rivolto verso il cielo notturno, con la mano destra impugna saldamente un’ascia; tutto attorno a lui un paesaggio innevato, tipicamente invernale. Credo basti dare uno sguardo a quest’immagine per capire che tipo di disco ci apprestiamo ad ascoltare, una valanga di odio tipicamente norvegese, gelida e senza compromessi. Corre l’anno 2002 quando per gli Tsjuder arrivò il momento di pubblicare Demonic Possession, seguito al debutto sulla lunga distanza Kill For Satan, uscito due anni prima, oltre ad un EP (Throne of the Goat) e una manciata di demo. A differenza di molte realtà coeve che scelsero la strada della sperimentazione alla ricerca di nuovi stimoli per il genere, gli Tsjuder si gettarono a capofitto in una riscoperta del black metal vecchia scuola, con maestri del calibro di Darkthrone e Immortal come influenze principali. Nessuna innovazione quindi, solo un’immersione nel Norwegian black metal più puro e senza fronzoli.
Ad accoglierci in questo oscuro viaggio di poco più di quaranta minuti troviamo la cattivissima Eriphion Epistates, che mette subito in chiaro quale sarà il tono e il mordente dell’intero disco. Il suono appare non pulitissimo, ma il mixaggio è molto equilibrato e tutti gli strumenti si ritagliano il giusto spazio, mentre spesso in produzioni precedenti la distorsione della chitarra tendeva a coprire un po’ tutto. Draguluin alla sei corde mostra uno stile abbastanza semplice e lineare, sicuramente meno evoluto rispetto a quanto si può ascoltare in un disco come Desert Northern Hell: i riff sono composti quasi sempre o dall’unione di power chords o da note singole suonate in tremolo picking in perfetto stile black metal. Oltre all’influenza dei già citati mostri sacri del black di Norvegia, la formazione prende spunto dal passato anche dal punto di vista delle lyrics, sataniche ed oscure in ossequio alla tradizione, mentre in alcuni punti si può avvertire anche un influsso tipicamente thrash, come ad esempio nell’assolo dell’opener, unicum all’interno di quest’uscita, che a primo impatto sembra preso direttamente da un disco degli Slayer. Jontho, storico batterista e attuale vocalist dei Ragnarok, alla sua prima ed unica apparizione tra le fila degli Tsjuder fa bene il suo lavoro dietro le pelli offrendo una prestazione molto precisa e compatta, infarcita ovviamente di blast beat e doppia cassa. Il frontman Nag, infine, sfodera il suo timbro inimitabile per tutta la durata della release, impregnata di puro odio e misantropia, e riesce anche a ritagliare spazio per il suo basso, che invece rimarrà decisamente più in secondo piano nei lavori successivi. Come già anticipato, questo Demonic Possession non si fa portatore di particolari innovazioni o sperimentazioni, tanto che i brani in esso contenuti sono quasi tutti ispirati e sulla falsariga dell’aggressiva opener, senza grandi colpi di scena o variazioni, non stupendo tuttavia di certo i vecchi fan del genere. Quasi tutte le tracce si assestano infatti su tempi veloci con qualche imprevisto ma breve rallentamento qua e là, mentre riffing e ritmi serrati la fanno da padrone, ben coadiuvati dalla voce di Nag che si erge malvagiamente sul tagliente tappeto sonoro. Fanno eccezione il solido mid-tempo di Bloodshedding Horror, che a tratti ricorda la vecchia Possessed (By Satan) di Gorgorothiana memoria, e l’intermezzo di chitarra in clean che spacca a metà la bella Deathwish, davvero da brividi. La palma di miglior canzone, insieme alla già citata opener, va probabilmente a Primeval Fear, che lungo i suoi oltre otto minuti di durata esprime una cattiveria e una violenza sonora davvero inaudite, anche grazie al sapiente mix di melodie tipicamente black metal e accenni di thrash metal velocissimo.
Demonic Possession non è sicuramente un capolavoro del genere, considerando che gli Tsjuder già solo due anni dopo produrranno una grande uscita come Desert Northern Hell, certamente uno dei migliori dischi black metal degli anni Duemila. Ciononostante, è un platter solido, che mette in luce le indiscusse qualità della band e lascia già intravedere sprazzi di vero e proprio genio, sfoderando piccole gemme di puro Norwegian black metal, anche se il meglio è ancora di là da venire.
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9
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Album rispettoso dei maestri ma con troppi rimandi thrash e liriche con troppa retorica satanica che toglie catarsi all\'immersione interiore. |
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8
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Ahahah Obscure, se mi vedono girare con l'ascia..mi mettono al "fresco" si ma in galera! Comunque è una copertina, che può far ridere, ma trasmette rabbia e odio come poche.. |
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7
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@lisa #2: usi anche l'ascia e te la porti dietro? Anche io preferisco il fresco, dopo un po' il caldo mi rompe soprattutto quando è insopportabile |
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6
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Ahahaha no ci saranno 45 gradi! |
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Lisa dove ti ritiri, sul Mugello? |
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Nel 2002 il tipo era già fuori tempo massimo per presentarsi con una copertina del genere, chissà che fosse stato almeno sotto i vent'anni altrimenti si farebbe preoccupante il discorso. |
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3
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Anche io farò così Lisa! Album bello e feroce, black metal puro che verrà man mano un po' levigato fino al bellissimo Desert Northern Hell, a mio avviso il loro apice. Ma tutto sommato ogni loro album merita di essere posseduto, anche gli ultimi che trovo inferiori. |
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2
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La copertina rappresenta quello che farò io molto presto..al freddo e lontano il più possibile dalla gente. Detto questo, il disco mi piace molto, son d'accordo con recensore e voto. |
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1
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Il tizio nella copertina sembra stia sclerando con uno al balcone che gli ha bloccato la macchina in doppia fila |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Eriphion Epistates 2. Demons Av Satans Rike 3. Ancient Hate 4. Bloodshedding Horror 5. Deathwish 6. A Twisted Mind 7. I-10 8. Primeval Fear 9. Outro
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Line Up
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Nag (Voce, Basso) Draguluin (Chitarra) Jontho (Batteria)
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RECENSIONI |
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