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Ancestors - Suspended in Reflections
12/09/2018
( 2456 letture )
“Oh Gesù, Gesù...e questo, che cos’è?”

Affinché questa citazione sia veramente efficace, pronunciatela con lo stesso sgomento del sergente maggiore Hartman in Full Metal Jacket, quando scoprì le arcinote “ciambelle con crema” all’interno della cassetta del soldato Leonard Lawrence “Palla di Lardo” durante l’ispezione notturna, poco prima di una delle scene più cruente, toccanti e conosciute di tutto il cinema. Come si suol dire -e questa volta è il caso di dirlo - : il resto è storia…

Fatto? Bene, perché questa è stata la reazione avuta durante i primissimi ascolti di Suspended in Reflections - e per “primissimi”, intendo circa una sfilza infinita - da parte di chi sta scrivendo. Degli Ancestors, crediamo ci sia gran poco da dire, dato il buon livello di fama già raggiunto un lustro fa nel circuito acustico di appartenenza. Tuttavia, dopo sei anni di silenzio discografico, in un mondo (tecnologico) che viaggia così veloce come il nostro, ripercorrere brevemente i tratti salienti della loro carriera, non si rivelerebbe del tutto una perdita di tempo. Ciò vale soprattutto per coloro che intendessero cominciare ad ascoltarli a ritroso da questa nuova release. Poliedrico quintetto losangelino dalla marcata ascendenza psichedelica floydiana, i Nostri si formano nel 2006 e danno alle stampe il primo, coraggioso full-length, Neptune with Fire (pubblicato per Tee Pee Records), nel 2008. Per i quattro anni successivi, la formazione californiana non conosce tregua in studio, sempre grazie al supporto della medesima label newyorchese: il 2009 è l’anno della “(ri)conferma” sulla lunga distanza con Of Sound Mind. Nel 2010 i Nostri collaborano per uno split con i Graveyard pre Hisingen Blues (aah, nostalgia canaglia!). Invece nel 2011 e 2012 pubblicano, rispettivamente, Invisible White, EP riuscitissimo che mostrava già i cambiamenti introiettati nel terzo lavoro di inediti, In Dreams and Time, al quale hanno partecipato anche i qui presenti Daniel Pouliot e Matt Barks, in sostituzione dei defezionari Brandon Pierce e Chico Foley.

Terminata questa breve parentesi biografica, torniamo ai giorni nostri con due sostanziose novità riguardanti questo monicker. Prima novità, quella più interessante: i Nostri, a partire da questo quarto full-length, si trovano sotto l’ala protettrice della berlinese Pelagic Records, il cui proprietario è Robin Staps, chitarrista e fondatore dei The Ocean. La seconda novità è di carattere più formale: gli Ancestors non sono più gli Ancestors. Spieghiamoci meglio: l’evoluzione e l’approdo a nuovi lidi musicali, come dimostra la storia, non è un dato scritto per sempre nel DNA di tutte le band. Sinteticamente: c’è chi muta la propria pelle album dopo album e c’è chi rimane inossidabilmente fermo al proprio credo, “limitandosi” a levigare e a perfezionare, uscita dopo uscita, il proprio sound di partenza. Che gli Ancestors intendessero progressivamente abbandonare le proprie origini doom/stoner, l’avevano già dimostrato con In Dreams and Time, lavoro che, per tutta una serie di motivi che verranno spiegati poi, non deve e non dovrà mai essere paragonato a questa nuova release. Se, nell’ultimo studio album pervenutoci, la grossa miscela di ingredienti a tinte psichedeliche e vorticose finiva per dar vita, con i suoi pregi e difetti, a un lavoro riuscito, quanto ambizioso e sufficiente in termini numerici, lo stesso non si può dire di questo Suspended in Reflections. In primis: trentasei minuti di nuova musica dopo sei anni di silenzio discografico puzzano lontano un miglio di presa in giro. Trentasei contro i trenta dell’ EP (!) del 2011 e contro gli oltre centoventi spalmati nelle due uscite precedenti. E, dato che dà ancor più da pensare in negativo - tanto da portarmi a chiedermi se stessi ascoltando veramente la nuova, attesa uscita - : trentasei contro i trentotto dell’esordio (!). Evoluzione o involuzione? Rimandiamo le conclusioni a dopo e consideriamo tutto ciò, nel frattempo, una severa (e inutile?) accozzaglia di cifre. In secondo e ultimo luogo, fortunatamente: il tentato, ma malriuscito cambio di genere. Questo è infatti il problema principale insito in Suspended in Reflections. Sostanzialmente i Nostri sono approdati, e un po’ c’era da immaginarselo, ad un post-metal psichedelico con le solite contaminazioni esterne progressive/doom, talmente dilatato, lineare, omogeneo, privo di soluzioni nel mezzo che ha portato la “corda” delle etichette e delle qualità a spezzarsi, sfociando in un banale “nulla di fatto”. Lungo tutto l’ascolto delle due parti che costituiscono questa fatica (e faticosa, da terminare...) uscita discografica, ovvero da Gone a Lying in the Grass e da Into the Fall a The Warm Glow, pare esserci quell’intenzione – e tale è rimasta -, di voler dar vita ad una colonna sonora di mezz’ora per un’esperienza extrasensoriale, lisergica, ma pure trascendentale, nel senso più neutro del termine. Non siamo di fronte a un’opera inascoltabile, ma anche procedendo per segmenti, risulterebbe difficile estrapolarne qualcosa che rimanga veramente impresso, eccetto la produzione/missaggio e alcuni sparuti momenti. Gone, secondo singolo, è un doom drammatico e tedioso dove spiccano nel finale le atmosfere rarefatte del synth di Matt Barks e i pattern di batteria di Pouliot. Questi elementi si dissolvono istantaneamente nell’onirismo floydiano di Through a Window, terzo singolo, nel quale domina l’organo di Watkins che prova a trasportarci a mo’ di ninna nanna in una dimensione ultraterrena, riuscendoci -tutto sommato- anche egregiamente. Questo è uno dei momenti più alti, per dire che le doti ai singoli non mancano affatto. Si prosegue con una strizzatina d’occhio agli assoli di Gilmour nella successiva Lying in the Grass, brano segnalato per la stessa ragione a cui si accennava sopra: nemmeno Justin Maranga è stato privato del proprio talento da qualche strana entità. Meritevole di menzione è anche la linea di basso elegantissima che troviamo in Release, brano dall’impianto atmosferico fantascientifico. Capiamoci: nell’ennesimo prequel/sequel di Alien, per esempio, non sfigurerebbe per niente, mentre il/la protagonista di turno, stremato, ponendosi alcune domande, osserva lo spazio profondo, allontanandosi, dopo il più classico degli scontri finali. The Warm Glow, primo singolo, chiude dignitosamente, ma troppo tardi, una situazione già compromessa, con il timbro caldo e avvolgente di Maranga. Quest'ultimo cade all’unisono sulle note di piano di Watkins e i (propri) bending di chitarra, trovando una combinazione struggente e convincente amplificata dalle scariche della sei corde, per poi riallacciarsi nella chiusura alle carezze iniziali di Through a Window.

Suspended in Reflections è un ritorno sulle scene triste, desolante, ma allo stesso tempo interlocutorio. Il problema non risiede nelle tempistiche che separano un lavoro dall’altro. Certo, un’aggravante lo diventa pure, quando la lacuna maggiore risiede nella quantità e nella qualità delle composizioni qui presenti. A livello contenutistico, predominano lande sconfinate di nulla cosmico, salvo una manciata risicata di guizzi. Per il futuro, pertanto, non ci resta che affidarci ai lavori precedenti, ai rari slanci solisti elencati sopra e ad un’evoluzione definitiva, perché di questo processo, qui, ne scorgiamo solo una flebile bozza. Ci auspichiamo che ciascuno dei componenti della band riprenda in mano le sorti delle proprie -tutt’altro che trascurabili- qualità (soliste), evitando così di dar vita a composizioni dove tutti scompaiono dietro un velo di sconsolante mediocrità, in una sorta di suicidio artistico collettivo.



VOTO RECENSORE
56
VOTO LETTORI
80.16 su 6 voti [ VOTA]
Rob Fleming
Domenica 16 Dicembre 2018, 10.57.12
13
Forse un po' troppo monolitici e statici rispetto a In dreams and time e Invisible White, ma ugualmente affascinanti. I 36 minuti poi, vista la proposta, sono a mio avviso un valore aggiunto. Non stancano e consentono molteplici ascolti. Avrei preferito una voce più "pulita", ma son dettagli. 78
nonchalance
Giovedì 13 Settembre 2018, 21.55.33
12
@Giaxomo: Sì, tranquillo..l'ho letta prima di scrivere! 🧐 "Pessimo" è quello che si evince, così come una profonda delusione. Io l'ho messo su proprio in questo momento: ci ri-provo. 😎
Giaxomo
Giovedì 13 Settembre 2018, 18.46.26
11
@Rob Fleming:...attendo, ma dubito il libretto interno farà miracoli in questo caso! 😉 E sono curioso di leggere il tuo commento sugli Elder, sia chiaro!
Rob Fleming
Giovedì 13 Settembre 2018, 18.40.58
10
@Giaxomo: grazie! "eseguisco" immediatamente per gli Elder (anzi lo sto già facendo). Mentre tornerò sulla recensione e sul cd in questione quando potrò ascoltarlo tranquillamente a casa mia nello stereo (che non è un PC o un tablet e quindi...etc etc etc).
Giaxomo
Giovedì 13 Settembre 2018, 18.37.49
9
@Rob Fleming: Ciao Rob, risolviamo subito la "questione Elder"...😉 Fossi in te, comincerei con l'ultimo (Reflections...), e poi a ritroso dovresti farli tutti, o almeno "Lore" e "Dead Roots..", veramente notevoli. In campo stoner oggi non hanno rivali, ma attenzione ai Weedpecker, per me il loro è il miglior album stoner dell'anno fino a questo momento, insieme a The Sciences, of course. E ti garantisco che quest'anno ci ho dato dentro con certi generi, tra assegnazioni e ascolti liberi. Ma fino a dicembre potrebbero esserci ancora sorprese...😉 Spotify è stato utilissimo in questo caso, hai ragione: dopo giornate di ascolti, ho capito che non avrei dovuto acquistarlo...😀 E come te, avevo apprezzato tantissimo i due lavori precedenti, ma non ho affatto pompato il voto per un discorso, come dire..."affettivo".
Rob Fleming
Giovedì 13 Settembre 2018, 18.02.13
8
Io l'ho ordinato. Le ultime due uscite mi erano piaciute tantissimo. Dagli ascolti su Spotify (perché se usato bene è assai utile; poi giù di supporto fisico!) non mi pare malvagio. Sicuramente mentre si lavora non urta. Questi Elder non li conosco affatto. Rimedierò (un aiutino?)
InvictuSteele
Giovedì 13 Settembre 2018, 15.38.01
7
Grande, sono curioso di sentire il nuovo Windhand, secondo me una formazione molto interessante, il loro precedente album mi è piaciuto molto. Conan ho primi due lavori ma mi sembrano abbiano molti limiti, magari adesso hanno trovato la chiave giusta, non so, Clutch mai piaciuti stranamente… sono curioso del nuovo Bjork. Daje
Giaxomo
Giovedì 13 Settembre 2018, 9.13.46
6
@InvictuSteele: grande, c'hai proprio ragione! Non vedo l'ora di vederli a Bologna! 😉 Comunque sentiti libero di esprimere il tuo voto, ci mancherebbe! Nel frattempo 'sto mese ci rifaremo con altri lavori: Clutch (7/9), Conan e Brant Bjork (14/9), High on Fire e Windhand (5/10), tra i tanti...😉
InvictuSteele
Mercoledì 12 Settembre 2018, 22.50.34
5
Comunque gli Elder sono superiori a tutti, 4 dischi e 4 capolavori, di cui l'ultimo un vero miracolo, sono i Kyuss del 2000.
InvictuSteele
Mercoledì 12 Settembre 2018, 22.49.21
4
Ciao Giax, non so se condivido il tuo voto ma anche per me è stata una vera delusione sto disco, riff ripetuti fino alla nausea e senza uno sprint che faccia decollare i brani, i quali risultano piatti e monotoni nonostante un bella atmosfera di contorno. Non ci siamo, mi astengo dal dare un voto ma la delusione è grande.
Giaxomo
Mercoledì 12 Settembre 2018, 20.34.13
3
@nonchalance: no dai, pessimo mi sembra esagerato e non mi pare di averlo definito tale! Se hai letto ho scritto pure un paio di complimenti, seppur sia un lavoro negativo, anche se siamo appena sotto la sufficienza, ricordiamo. Comunque no, nessun paragone col passato, anche perché resta poco o niente di quella versione della band. Ho descritto nella maniera più oggettiva ciò che ho sentito in questa mezz'ora. Certo, la delusione c'è stata, dopo l'attesa che si era creata, ma non ha influito di un punto in quel 56. Garantito. @No Fun: pensa un po' che confidavo in una sorta di cataclisma della portata di "Reflections of a Floating World"..e invece...
No Fun
Mercoledì 12 Settembre 2018, 19.59.02
2
Peccato, non li conoscevo e mi ero detto "fammi un po' vedere chi sono questi Ancestors che suoneranno con gli Elder" ed è comparsa la recensione (mi è successa la stessa cosa con i Vampillia che suoneranno con gli Alcest). Staremo a sentire. La copertina è fighissima.
nonchalance
Mercoledì 12 Settembre 2018, 19.49.39
1
A me non è parso così "pessimo". Certo, dovrei approfondirlo ancora per un bel po'..però, qualcosa mi ha dato! Non è che tu t'aspettavi una conferma di quanto fatto in precedenza e, invece, sei rimasto profondamente deluso..? Chiedo, eh!
INFORMAZIONI
2018
Pelagic Records
Post Metal
Tracklist
1. Gone
2. Through a Window
3. Lying in the Grass
4. Into the Fall
5. Release
6. The Warm Glow
Line Up
Justin Maranga (Voce, Chitarre)
Matt Barks (Sintetizzatore, Chitarre, Voce)
Jason Watkins (Organo, Piano, Voce)
Nick Long (Basso, Voce)
Daniel Pouliot (Batteria)
 
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