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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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3.2 - The Rules Have Changed
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29/12/2018
( 1067 letture )
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Sono passati esattamente 30 anni da quando il tastierista Keith Emerson, il polistrumentista e cantante Robert Berry e il batterista Carl Palmer decisero di formare una breve ma positiva realtà del progressive rock anni ‘80/’90, nominata 3. A distanza di anni l’unico lascito della band è rimasto To The Power of Three, album che riscosse un discreto successo nella scena AOR e pomp rock in voga in quegli anni. Passò poco tempo prima che Emerson fu causa della nebulizzazione del progetto. Infatti, per via di svariate insoddisfazioni del musicista, fu deciso di far sparire qualsiasi sviluppo dei 3 negli anni a venire. Gli anni trascorsero, e verso la fine del 2015 le volontà di far riemergere il trio si fecero concrete e realizzabili. Dopo una prima fase di scrittura e composizione accadde però l'inaspettato e il tutto si interruppe nel peggiore dei modi: Emerson decise di togliersi la vita. L'evento ovviamente destò scalpore e dispiacere, in primis a Robert Berry, che proprio dopo i fatidici 30 anni summenzionati, fece risorgere dalle ceneri le vecchie memorie e ispirazioni di Keith per produrre –sotto l’etichetta Frontiers Music- una piacevole sorpresa: The Rules Have Changed. Utilizzando il nome 3.2, Berry si è fatto carico dell’arduo compito di scrivere, arrangiare e suonare tutte le canzoni di questo album, basando il tutto sulle idee del defunto tastierista ed ex compagno.
Il disco si apre con One by One, con le sue tastiere e la calda sezione vocale. Il ritornello ci porta subito nelle avvolgenti sonorità del rock radiofonico di fine anni ’70, facendoci immergere a piè pari nel passato intriso dallo stile degli Asia. Si continua poi con la convincente sezione ritmica di Powerful Man, un brano sentito e ricco di spunti degni di nota. Il ritornello non fa gridare al miracolo, ma lo stile AOR rimane prepotentemente durante i circa 5 minuti per la gioia di tutti gli appassionati. Segue la title track, uno dei brani più riusciti dell’album. Qui il sentimento esplode, ci investe e ci grazia con memorabili melodie. L’abilità di Berry si fa tangibile sotto ogni punto di vista, dalle chitarre (ben due assoli, entrambi capaci di emozionare e di rimanere nei ricordi degli ascoltatori più datati) alle tastiere barocche; la sezione ritmica infine accompagna il tutto con eleganza e raffinatezza. Our Bond e What You’re Dreaming Now si attestano su un buon livello e il clima che si respira è variegato: il movimento discendente della prima ci porta verso sonorità malinconiche, accompagnate da una voce ispirata e disegnata ad hoc. La seconda è energica, movimentata e satura di buoni spunti strumentali, il tutto arricchito da un ritornello molto piacevole. Sono però le ultime tre tracce a rendere quest'album degno di nota. A partire dalla meravigliosa Somebody’s Watching, che sa esaltare con le sue tastiere e sezioni di piano virtuose ed estremamente ben realizzate, fino a This Letter, la più originale nonché vera perla del disco. La struttura folk si incastra con una chitarra convincente e giri estremamente complessi in pieno stile prog. La voce è calda, avvolgente e trasporta l’ascoltatore nel labirinto che il musicista ha meticolosamente creato. I suoi virtuosismi accompagnano con classe sino all’exploit finale che fa cambiare ritmo e tonalità alla canzone, rendendola un diamante dalle mille sfaccettature. L’album si conclude con Your Mark on the World, un altro brano articolato e intrecciato. Le qualità compositive sono attestate perfettamente da questo pezzo conclusivo che trasuda la passione di Berry per il progetto e per i sound ricercati.
The Rules Have Changed è quindi un album perfetto? È un capolavoro? È possibile affermare di no. Arriviamo infatti alle note dolenti che paradossalmente per molti saranno i motivi per amare quest’opera. L’album è registrato benissimo e Berry ha dimostrato di possedere capacità veramente rilevanti rispetto alla tecnica degli strumenti utilizzati, nonché una voce ricca di sfumature. Il lavoro è un vero e proprio tributo a Emerson e alla musica (ricadendo in sonorità rock, jazz e folk). Ogni ascoltatore attento e con un buon bagagliaio di conoscenze si ritroverà catapultato in un mare di ricordi del pomp rock che ha contraddistinto quegli anni di grandissima varietà e sperimentazione musicale.
Quello che rende The Rules Have Changed un capolavoro controverso è proprio il suo anacronismo: Berry ha confezionato una macchina del tempo che sarà capace di far vivere emozioni uniche ai più nostalgici, mentre ai più giovani apparirà invece come un album datato, che non si limita a ispirazioni tonali tipiche del tempo ma che si pone a tutti gli effetti come un’opera del passato; priva di innovazione ed elementi avanguardistici. Questo è indefinibile come difetto o pregio assoluto, è –e sarà sempre– estremamente relativo, indirizzando implicitamente il disco verso un target specifico che saprà amarlo all’inverosimile minuto dopo minuto. Per tutti gli altri invece si può solo ammettere la sua obiettiva qualità realizzativa, che purtroppo da sola non è sufficiente per considerarlo memorabile.
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2
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Distanze siderali dal primo capitolo |
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1
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Robert Berry fa tutto da solo e lo fa bene. Anche le partitura di tastiera sono credibili tenuto conto che per alcune canzoni si cimentava con spartiti di Emerson. La voce è sempre bella, calda, elegante. Le mie preferite sono One Bond e This letter. A me è piaciuto molto e la recensione e il voto rispecchiano il valore dell'album |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. One by One 2. Powerful Man 3. The Rules Have Changed 4. Our Bond 5. What You’re Dreaming Now 6. Somebody’s Watching 7. This Letter 8. Your Mark on the World
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Line Up
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Robert Berry (Tutti gli strumenti)
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RECENSIONI |
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