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30/08/2019
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Diciamoci la verità: in pochi avrebbero scommesso su un comeback dei Sacred Reich a ventitré anni di distanza da Heal, ultimo loro lavoro in studio. Nonostante il ritorno sulla scena avvenuto nell’ormai lontano 2007, ci sono infatti voluti altri dodici anni per arrivare a vedere sugli scaffali dei negozi Awakening, album che segna ufficialmente il loro rientro. La domanda è ovvia e merita risposta secca: "I ragazzi di Scottsdale sono ancora in grado di ben figurare nel raffronto con loro stessi ed al netto dei cambi di formazione?". La risposta è "Sì", pur con qualche riserva.
Autori di un thrash metal da sempre venato di influenze esterne e comunque capace di evolversi senza mai lasciare la strada maestra, Awakening non fa che confermare le qualità fondamentali del gruppo senza mostrare troppo lo scorrere degli anni. La voce di Phil Rind è ancora capace di graffiare quando serve, ed anche se alcuni passaggi lo mettono a volte un po’ in difficoltà costringendolo a ricorrere al mestiere, la sua prova al microfono è complessivamente positiva. Altrettanto quella degli altri, assecondati da un lotto di canzoni abbastanza vario e dalla qualità media interessante, per quanto poggiate su riff di sicurezza. Gli otto pezzi in scaletta passano infatti da quelli di stile più classico e roboante (Awakening; Divide and Conquer, Manifest Reality) ad altri appartenenti alla serie "non si fanno prigionieri" (Revolution, quasi punkeggiante), ad altri ancora più americani ed ammiccanti (Salvation; Killing Machine) o addirittura rockeggianti come Death Valley e Somenthing to Believe, con evidenti richiami anni 70 al loro interno. Specialmente la seconda, però, non convince più di tanto. Da notare comunque come il tipo di produzione scelta, decisamente lontana da quelle drogate che si usano oggigiorno e molto vicina concettualmente a quella che era in auge ai tempi in cui i Sacred Reich calcavano stabilmente le assi dei palchi, ha portato ad un disco “di mezzo” da questo punto di vista. Così, Awakening soffre rispetto a quelli più moderni in termini di puro impatto, ma conserva molto della filosofia alla base del thrash metal anni 80. Una scelta che forse può penalizzare il gruppo nei confronti del pubblico più giovane che non ne ha seguito l’evoluzione fin dall’inizio e ne ha solo sentito parlare o ci è arrivato ex post, ma che risulta molto adeguata alla sua storia e si ricollega coerentemente con la loro filosofia musicale.
Album opportunamente corto, dato che la sua struttura non sarebbe stata adatta a durate più elevate di tanto, Awakening è alla fine dei conti un ritorno da salutare positivamente. I Sacred Reich rientrano infatti nel giro con un prodotto scritto in maniera coerente con il loro passato e capace di colpire subito il pubblico di riferimento. Nessun brano spicca in particolare e quelli che rimangono maggiormente in mente lo fanno in quanto aderenti a certi standard dello stile, qualche brano non colpisce nel segno e la formazione non è più quella di una volta - reinserito Dave McClain alla batteria e con Joey Radziwill alla chitarra in luogo di un Jason Rainey fermo ai box per motivi di salute - eppure Awakening è comunque un discreto CD. Niente a che vedere con le loro uscite migliori, ma considerando gli anni passati da allora e tutto il contorno, si può certamente dare il bentornato ai Sacred Reich.
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Appena riascoltato. Non cambio parere rispetto al mio commento di 5 anni fa. Bella produzione, qualche pezzo valido c\'è, però manca il tiro, quello che ogni malato di Thrash di solito si aspetta da un gruppo come loro. Peccato, mi bastavano un paio di brani più incazzati e sarebbe stato ok, poi ci stanno le variazioni, loro le sanno fare bene. Per me è da 65  |
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un buon ritorno. La produzione meno pompata di quanto avviene adesso non mi dispiace e ci sono alcuni pezzi ben riusciti. Non mi convince molto Revolution mentre Manifest reality lo trovo un gran pezzo. Voto 75 |
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20
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Gran bel ritorno questo qui!!C'é molta qualità in questo disco! ok non é violento come agli esordi ma caspita che bei pezzi che ci sono qui! e poi il drumming di McClain lo trovo fenomale! voto 80 |
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Un album dei Sacred Reich nel 2019 in questo modo, è cosa buona e giusta |
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A me è piaciuto, anche se non riesce ad avvicinarsi per qualità a Ignorance o The American Way. Ritorno comunque graditissimo e di ottima fattura. Concordo con il voto e l'analisi di Raven |
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per me un ottimo disco, hanno dato risalto alle loro influenze heavy classiche (salvation, Something To Believe) controbilanciando la componente più irruenta e tipica dei loro esordi adolescenziali. Un disco che ha il dono della sintesi e che in soli trenta minuti invoglia e non scoraggia gli ascolti. Trovo ottime le canzoni perchè questi ragazzi hanno sempre saputo scriverle, cosa tutt'altro che scontata. Insomma poca roba ma buona senza voler strafare. Degno di nota il lavoro di wiley arnett, un chitarrista molto sottovalutato che su questo disco suona degli assoli straordinari. per me un 75 |
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Bel rientro in pista! Un paio di pezzi nella prima parte non mi hanno ancora convinto, ma complessivamente è proprio un buon album! Bentornati Sacred Reich !!! Voto 79 |
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Disco sufficiente con qualche pezzo interessante e qualche filler. un 60 di stima. non oltre. |
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Per me ottimo, un album che nella sua "norma" mi riporta al succo della loro discografia. Ha 8 pezzi e tutti interessanti, prodotti con il sound dei precedenti, pastoso e potente. Ai numeri della gallina vanno aggiunti in media 7 punti in più. |
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Bel disco a tratti, mi piace il suono ''controcorrente'', mi dispiace che abbiano tirato il pacco a Verona..sarà per la prossima..Grandi Sacred Reich |
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Con delle scapocciate inframezzate da qualche sbadiglio sono arrivato infondo al disco. Bentornati. Voto 68. |
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Mah, per me appena sufficiente: 60 |
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Coerenti con il loro passato fatto di thrash venato di punk hanno realizzato un nuovo album nonostante siano trascorsi tantissimi anni dall ultima pubblicazione. Non sarà un masterpiece, ma sicuramente un valido disco che riporta al loro passato eighties soprattutto per la produzione reale e non plasticosa. Certo, come scritto in review, chi è abituato a produzioni bombastiche può rimanere deluso dai suoni. Ma per chi ha amato un suono caldo e pastoso, tipico appunto del thrash eighties, apprezza questa scelta dei sacred reich. È un disco molto vario nelle sue tracce. Spero non sia l ultimo.... 🤘 Imho |
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9
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Alla loro età sono stati anche bravi a produrre un disco cosi |
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Ascoltato, salvo al massimo 3 pezzi, per me dovevano tirare di più, con pezzi più veloci, qua li rimando... |
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Un ritorno onesto che si fa apprezzare sin da subito perché in linea con lo stile dei primi due album del gruppo. Non posso non ritenermi più che soddisfatto. |
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...bel ritorno.....un buon disco.... |
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Non c'è bisogno di gridare al capolavoro, come molti altri siti hanno fatto, ma diciamo che è un ottimo disco, con una produzione finalmente non anonima e plasticosa, e con degli ottimi assoli e groove. Direi che un 78 ci sta tutto. |
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A me e' appena arrivato dall'Inghilterra l'ho ascoltato in macchina ma è presto per i giudizi. Le canzoni sembrano belle toniche e mc lain non fa rimpiangere greg hall il suono sicuramente non è quello bombastico tipico degli ultimi lavori nuclear blast e questo è già un segno di apprezzamento. Comunque e' un gruppo che merita un posto speciale nel panorama e Phil rind e' una persona splendida |
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E' nella lista dei miei prossimi acquisti: non vedo l'ora di rivederli dal vivo il 19 novembre al Legend Club  |
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Grandissimi. Sono cobtento non si siano adagiati. Bravi. Spero prima o poi di reperirlo.  |
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