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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Graveland - Carpathian Wolves
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28/09/2019
( 2179 letture )
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Rob Darken, pseudonimo di Robert Fudali, era uno dei tanti ragazzi in giro per l'Europa affascinati dal fenomeno del black metal negli anni '90, e da tutto ciò che esso portava con sé, comprese immagine e ideologia estreme. La Polonia, suo Paese natìo, fu infatti uno degli epicentri in cui si sviluppò maggiormente questo genere al di fuori del Nord Europa: fu anzi proprio la scena scandinava ad ispirare numerosi combo polacchi, come Infernum, Fullmoon, Veles, ovviamente, i primi Behemoth e i Graveland, oggetto della nostra analisi odierna. I membri di questi acts seguirono i loro ispiratori nordici non solo musicalmente, ma nell'attitudine, fondando un'associazione segreta, The Temple of Infernal Fire (poi rinominato The Temple of Fullmoon), seguendo le orme dell'Inner Circle e rendendosi protagonisti di molteplici crimini, dagli incendi di chiese di legno a omicidi. A tutto questo venga aggiunta una forte vicinanza di molti a ideologie di estrema destra (il che di primo acchito può sembrare a dir poco strano, visto il trattamento riservato alla Polonia dai nazisti nella Seconda Guerra Mondiale), che poi vennero fatte confluire da alcuni nella musica che producevano, dando vita ad alcune tra le prime forme del cosiddetto NSBM. Insomma, sembravano i perfetti epigoni della scena norvegese, e non parevano esattamente dei bravi ragazzi.
I Graveland sono sicuramente tra i gruppi più importanti ed influenti ad emergere dalla scena black metal polacca, forse secondi come notorietà solo ai Behemoth, che però come sappiamo intrapresero strade diverse e decisamente meno underground. Rob Darken ne è il fondatore, e, per i primi anni, l'unico membro. I primi demo mostrano ancora solo in nuce la vera anima della band, si nota però un insolito (vista l'area geografica di provenienza) interesse per la cultura e le tradizioni celtiche. Gli ultimi due demo traghettano la creatura di Darken verso lidi più marcatamente black: In the Glare of Burning Churches e The Celtic Winter vedono inoltre l'entrata in formazione rispettivamente di Capricornus e Karcharoth, non proprio degli individui tranquilli vista le forti credenze naziste dell'uno e la nota schizofrenia dell'altro. Darken, che aveva un'idea molto precisa della musica che voleva realizzare, era perfettamente consapevole della condizione mentale del compagno, eppure credeva che quella follia rappresentasse in qualche modo l'”essenza” del black metal. Era un ragazzo con le idee ben precise e con una creatività non indifferente, e ciò colmava in qualche modo le lacune tecniche del trio, non esattamene costituito da virtuosi. Carpathian Wolves è la prima creazione completa dei Graveland ed è una perfetta evoluzione dei precedenti lavori. All'interno di una scena in cui, come abbiamo accennato, ideologia ed iconografia contano più che mai, è proprio il cambio di setting che si evince immediatamente rispetto al passato. Dalle antiche terre dei Celti si passa ai celebri Monti Carpazi, luogo noto per le leggende riguardanti spiriti, vampiri e, ovviamente, il celeberrimo Conte Dracula. Un concept che per la band sarà quasi di passaggio, visto che subito dopo ci sarà uno cambio di rotta marcato verso il paganesimo e la cultura nordica. Le tracce che compongono Carpathian Wolves sono caratterizzate da un sound poco curato ma efficace, tempi mediamente lenti per il genere, con una spiccata predilezione per i mid-tempos (non a caso, una delle maggiori influenze per il mastermind al tempo era il doom metal) e, soprattutto, atmosfere molto oscure ed ancestrali, rese evidenti anche dal sapiente uso delle tastiere e di un organo che dà un tocco davvero misterioso alle tracce. Atmosfere del resto perfettamente immortalate dalla copertina, raffigurante una sorta di "guerriero black metal" (figura tipica del genere) nel bel mezzo di una foresta, in una notte di luna piena, che sembra compiere una sorta di rituale di licantropia. All'interno di un disco complessivamente di livello alto nonostante la giovane età tanto dei membri quanto del combo stesso, ci sono alcune perle imperdibili del calibro di Barbarism Returns, con il suo riffing apocalittico e inesorabile, l'assalto all'arma bianca in piena regola di At the Pagan Samhain Night, nonché la lenta e gelida Witches Holocaust, con tanto di suono dello strepitare del fuoco a simboleggiare il rogo delle streghe.
Pur essendo un disco non ineccepibile e non perfettamente maturo sotto il punto di vista del songwriting, Carpathian Wolves è il primo e ottimo lavoro di una band che negli anni poi saprà reinventarsi musicalmente e come immaginario, ed è uno di quei dischi che un cultore del black metal dovrebbe custodire gelosamente non solo per l'importanza storica e la qualità indiscutibile insita al suo interno, ma soprattutto come esempio perfetto dell'essenza più pura e recondita di questo genere.
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12
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Bello.. Ma il meglio verrà dopo con Immortal Pride e Celtic Winter, veri cult della fiamma nera🤘 |
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11
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Band seminale di un certo pagan black, grezzo e di atmosfera,non di grande qualità tecnica ma di ottima attitudine.Ed è un pregio. |
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10
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Disco,seppur non perfetto,ricco di suggestioni(con un organo mortifero usato con grande sapienza). La tematica vampirica aggiunge,almeno per quanto mi riguarda,ulteriori motivi d'interesse. Voto:80 |
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8
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Concordo in tutto e per tutto con Naglfar. |
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7
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Ho un disco di loro, non mi ricordo se è questo, quindi giustamente non lo voterò, ascoltarlo è noioso e fastidioso come una mosca che ti ronza intorno e non decide ad andarsene. Nocivi alla salute. |
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6
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E pensare che questo album a me piaceva. Avevo la seconda o la terza stampa in CD, tra l'altro non c'erano versioni in Vinile disponibili a metà 2000... ovviamente rivenduto.
Qui le tematiche erano un mix di Medioevo e di Guerrieri Nordici, insomma due epoche diverse e i riferimenti "Politci/Etnici" erano ancora piuttosto neutri se non inesistenti. Qui c'era solo del black metal con qualche accenno epico di tastiera, purtroppo rovinate dalla registrazione (comunque meglio dei mutiilation).
Anche il primo album degli infernum era su questo stile.
La componente più "Vichinga" ed epica sarà predominante da Thousand Swords in poi.
Ma le cose più esplicitamente politiche le hanno fatto altri che hanno suonato con lui anche su questo stesso album.
Dice bene @Naglfar comunque, alla fine confrontato con altri dischi del medesimo genere usciti in quel periodo questo album é mediocre in fondo, la registrazione lo penalizza molto ed é invecchiamento meno bene.... senza contare poi che la presunta affiliazione a determinati "movimento" ha penalizzato il tutto ancora di più.
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5
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Boh, non capisco tutto questo entusiasmo. È un album mediocre, così come quasi tutta la loro discografia. Tra l'altro ricordo che a quei tempi non se li filava quasi nessuno, ed a ragione visto che ce n'erano a decine di band migliori. |
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4
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Fenonenale esordio, dalle fitte tenebre di Wroclaw. Band incredibile i Graveland tra le mie preferite. Concordo con qualcosa di ben inciso tra i demo antecedenti. Senza trattenersi mi viene da dargli almeno 84 a questo primitivo disco da incondizionata stima. Carpathian Wolves, probabilmente per chi apprezza il black metal di un certo tipo è un passo da fare. p.s. L'inizio a inizio recensione non mi è completamente piaciuto, comunque tutto sommato va bene così |
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3
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Aaaah che rispolvero questo..😀, storia del genere..ottima recensione e voto |
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2
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Il mio secondo lavoro preferito dei Graveland, dopo "Following The Voice Of Blood", per me il loro disco più completo. Nonché la migliore uscita del periodo prettamente black, malgrado la demo "The Celtic Winter" si avvicini al medesimo livello. Mi allineo tutto sommato al giudizio della rece, ma aggiungo qualcosa al voto finale. |
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1
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Concordo pienamente con le ultime considerazioni, nel finale di rece.
Un album storico e importante, anche se secondo me..ancora "acerbo" in alcuni momenti. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Carpathian Wolves (Intro) 2. Barbarism Returns 3. In the Northern Carpathians (Intro) 4. In the Northern Carpathians 5. Impaler of Wallachia 6. Witches' Holocaust 7. At the Pagan Samhain Night 8. Unpunished Herd / Into the War (Outro)
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Line Up
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Rob Darken (Voce, Chtarra, Tastiera) Karcharoth (Basso, Voce su traccia 7) Capricornus (Batteria, Cori su traccia 6)
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RECENSIONI |
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