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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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30/09/2019
( 3159 letture )
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Fulmine a ciel sereno. Da Boston con furore una delle band più interessanti e funamboliche dell’anno: gli appassionati e appassionanti The Offering, nuovo four-piece che -come uno schiacciasassi- distrugge tutto quello che si trova sulla propria strada. In barba agli scettici, la band americana sforna uno dei debut album più belli degli ultimi anni. Un variegato e strabuzzante mix di prog, groove e heavy metal che non ha paura né di osare né di schiacciare sull'acceleratore.
Destiny has turned us into nothing!
Qual è, o meglio, quali sono le particolarità che rendono questo Home così magnetico e accattivante, allora? Il fatto che, come anticipato, la band non ha timore di mischiare generi diversi, miscelando e coagulando il tutto con sapiente gusto melodico e tecnica cromata. Dotazioni top, a partire dal frontman Alex Richichi che ci delizia e colpisce con il suo timbro sfaccettato, che spazia da timbriche high-pitched a growl profondi ma ben comprensibili. Un portento che viene prontamente sorretto da un’impalcatura e un talento non comune, che prosegue con il vortice ritmico capitanato da Steve Finn, Spencer Metala e dalle bollenti sei corde di Nishad George, dal plettro cristallino e in grado di sfumare tutto con sentimento e potenza. I riff piovono che è un piacere, con accordature ora ribassate ora limpide e sezioni melodico-soliste ottime ma anche originali. I delay e gli special presenti nella potentissima opener Waste Away sono un esempio lampante. Con una struttura circolare atipica, che spazia da porzioni squadrate a velocità sostenute da riff thrash, l’incipit di Home è delizioso, e ci fa capire che ciò che andremo ad ascoltare è qualcosa di deciso e primordiale. Voglia di stupire ma anche di omaggiare grandi band contemporanee, come Nevermore (le parti melodiche son influenzate dalla storica band di Seattle), Byzantine per il mix di irruenza groove e progressive, e anche i novelli Prognosis, che si muovono sulle stesse coordinate dei Nostri, tra novità e tradizione, bontà e violenza, grinta e tecnica a profusione.
Difficile dare una collocazione ai The Offering, e proprio per questo motivo siamo stimolati a parlarne con entusiasmo e ad ascoltarli con voglia. Acuti e arguti, i quattro americani sembrano professionisti navigati. Certo, ogni tanto un po’ di esubero si sente e nota (la title-track supera i 14 minuti e ha qualche momento di stanca), ma in generale il discorso non può che essere super-positivo e celebrativo. Dai riff prog-power di Lovesick, con il suo crescendo epico e il ritornello da cantare a gran voce, passando per Ultraviolence, über heavy e debitrice (nel riff portante, spesso e ribassato) degli Slipknot. Come immaginerete, di ingredienti ce ne sono a bizzeffe. La differenza principale tra molte band e i The Offering è che questi ultimi hanno messo a fuoco il tutto ancor prima di iniziare. Ecco perché a metà ascolto, dopo la cadenzata A Dance with Diana e il vincente singolo Failure (S.O.S.), sempre in bilico tra progressione e potenza metallica, ci sentiamo già ampiamente soddisfatti. La prima delle due canzoni rallenta i ritmi e i decibel in favore dell’atmosfera, creando nuove sfumature di grigio (citando la bella e mistica copertina), mentre il finale strumentale ai limiti del math ci trasporta verso Failure (S.O.S.), giro di boa e manifesto sonoro/lirico dell’album.
Can’t you see? I’m wasting here, I’m dying here…
La lunga Hysteria non fa che ribadire i concetti e i punti cardine del lavoro, esaltando il talento di Richichi e bilanciando il sound di Home, con un refrain malinconico che ricorda i lavori solisti del compianto Warrel Dane, mentre Glory è un’interessante badilata heavy-cinematografica, con piccole sinfonie e rallentamenti drammatici. Un utilizzo maggiore del growl e riff taglienti la rendono sicuramente un pre-chiusura interessante, di qualità. Ciò che chiude il cerchio è invece la possente title-track, che non ha paura di osare, impastando e pasticciando con il sound coniato dalla band già dal primo, omonimo EP. Forse un po’ oltre il limite, la chiusura è comunque degna di nota, progressiva e tutta da ascoltare. Un dilatato intro strumentale dalle influenze medio-orientali si apre su melodie sibilline e sulfuree che, prontamente, vengono sbalzate via da influenze etniche e da riff squadrati e incalzanti. Ancora una prova maiuscola di Richichi, qui in possesso di una teatralità non comune. Pesantezza e dramma vanno a braccetto per un finale da fuochi d’artificio, che sfodera rallentamenti, riff distorti, delay, partentesi acustiche e sofferte, per un vero e proprio viaggio sonoro immerso nella nebbia. Il bridge, sapientemente illuminato dagli assoli melodici e ispirati di Nishad George, apre uno spiraglio di oltre due minuti prima di piombare in un vortice di caos violento e progressivo che traghetta il brano verso l’inevitabile gran finale.
Home è -nel contempo- debut dell’anno e sorpresa inaspettata. Mamma Century Media ci vede lungo ancora una volta, supportando un lavoro di rara intensità, che farà la gioia di palati classici e moderni. Da ascoltare a tutto volume senza distrazioni.
What’s the point in this game… What’s the point in this game???
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Album superbo, un ottimo connubio di ritmiche thrash, strutture progressive e spiccato gusto compositivo melodico come i Nevermore e pochi altri sapevano fare. Spero non si perdano per strada e continuino a sfornare almeno un altro album della stessa qualità. A chi li paragona agli Slipknot consiglio un otorino, o ancora meglio, consiglio di farsi un minimo di cultura musicale partendo dal principio |
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Al primo ascolto resti un attimo stordito, e non capisci se sia un bene o un male....e ti chiedi: e questi da dove escono??? al secondo ascolto son corso a ordinare il cd!! Non si può dire forse che abbiano inventato un nuovo genere, ma hanno saccheggiato a piene mani dal metal inteso nella sua interezza e molteplicità di generi e mescolato in maniera magistrale il tutto all'interno di ogni singolo pezzo... così ti vengono alla mente una miriade di band mentre la musica scorre, ma la cosa non è un fattore negativo: il fatto è che il saccheggio è stato effettuato cogliendo il meglio del meglio di quello che le singole band hanno dettato nei loro capolavori, ma non solo, l'ispirazione dei musicisti qui è a livelli celestiali x cui il songwriting scorre fluido supportato da una capacità esecutiva mostruosa! Quando si dice che la tecnica non è fine a se stessa... ecco il più fulgido esempio! Anche la produzione moderna corre in aiuto anziché soffocare le idee musicali dei pezzi così che la resa del mood dei diversi momenti di ombre e luce che si susseguono durante l'ascolto del disco è efficacemente enfatizzata... insomma tutto è esponenzialmente perfetto. Impossibile fermarsi a parlare dei singoli brani, c vorrebbe troppo inchiostro per farne un'analisi dettagliata, mentre ciò che preme invece marcare è la prova sovra-umana dei singoli con particolare menzione al cantante...se gli avete dato un ascolto sapete di cosa parlo. Band rivelazione dell'anno e potenziale enorme faro per il metal del futuro! 100 |
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Ehm,, scusa Riccardo stavo rispondendo infatti a Scarecrow, chiedo venia 🥺 |
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Ehm @Shock mi sa che hai sbagliato tag... Ti riferivi al commento di Scarecrow, penso.  |
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Mio caro Metalraw, a parte che io non ti ho insultato, ho solamente detto che tu il disco evidentemente non lo hai ascoltato bene e lo ribadisco, altrimenti proprio non lo capisci: a parte Ultraviolence che può benissimo ricordare gli Knot, ed alcuni riff usati in altre canzoni, il sound degli Offering è ben diverso da quello del gruppo di Des Moines.
Il primo riferimento sono forse più i Nevermore per le melodie che trovi nelle canzoni, in Violets addirittura compaiono dietro l'angolo i Queensryche come anche in alcune parti di Home.
Quindi prima di insultare gli altri ascolta bene i dischi.
Comunque sia, giusto per farti capire certe cose, per me l'ultimo degli Slipknot è il loro migliore dopo i primi due ed uno dei migliori dell'anno, quindi.... |
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Sto ascoltando questo dischetto e in effetti è proprio interessante. Devo assolutamente recuperarlo. Non capisco il paragone con gli Slipknot. Non ci somigliano per nulla. Poi che WANYK sia un disco di qualità eccelsa e raggiungibile da pochissimi, non significa che questo debba essere brutto. |
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Perdonami @Scarecrow,
Ma con gli “Slipknot” (a parte l’incipit di un brano), c’entrano ben poco, per fortuna. BTW, il paragone con l’ultimo , disastroso album dei 9 di DesMoines, non ha alcun senso di esistere, ne’ a livello di genere ne’ qualitativo. |
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Cazzate, io il disco l'ho ascoltato e ho dato il mio giudizio. We Are Not Your Kind gli piscia in testa a sti qua, e io piscio in testa a te |
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Mi sa che quello che ha commentato sotto il disco lo ha ascoltato ben poco... |
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Un cesso di album, copiano gli Slipknot e li copiano pure male! Per sembrare originali ci ficcano dei vocalizzi gay alla judas priest. Macché disco dell'anno, un paio di palle! |
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Gruppo davvero ottimo, questo album è anche meglio dell'ultimo dei Byzantine |
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Quoto commento #1...non hanno inventato niente ma pescando a piene mani un po' ovunque hanno saputo cucire le varie parti dei brani in modo impeccabile e non forzato. Disco ispirato e summa di ciò che il metal ha sfornato negli ultime due decadi |
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10
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Uno dei migliori dischi dell'anno. Period. |
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Ce ne hai messo di tempo per commentarlo, oh!
D'accordo sul live  |
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Bello scorrevole, violento, vario insomma un bel disco. Concordo con Enrico che Lovesick è la migliore. Spero di vederli live |
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vedo che giustamente vengono tirati in ballo i bizantine, anche se secondo me questi li suoerano in carrozza. Lovesick è brano da superiorità manifesta |
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Si' anche secondo me sono stati ampiamente all'altezza delle aspettative, ottima recensione, concordo in particolare nel riferimento ai Byzantine che rende benissimo quel lato della loro proposta a mio parere |
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Era dall'uscita dell'EP che lo aspettavo e non hanno deluso la mia spasmodica attesa. Per me disco dell'anno. 90 e più!!! |
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E questi, da dove saltano fuori??? Questo disco è fantastico! |
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Nella top ten personale di fine anno, magnifico. |
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Una tra le sorprese dell'anno!! Uno stupendo mix tra nu metal (chiarissimi i riff alla Knot), Nevermore e prog, con in più un cantante che ha l'incredibile capacità di passare all'interno della stessa canzone dal growl al pulito allo scream in modo comprensibile e dando quella continuità necessaria a far elevare il tessuto musicale del gruppo.
Un disco che viaggia anche tranquillamente sopra i 90!!
L'EVOLUZIONE DEL METAL. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Waste Away 2. Lovesick 3. Ultraviolence 4. A Dance with Diana 5. Failure (S.O.S.) 6. Hysteria 7. Glory 8. Home 9. Violets (Bonus)
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Line Up
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Alex Richichi (Voce) Nishad George (Chitarra) Spencer Metala (Basso) Steve Finn (Batteria)
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RECENSIONI |
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