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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Peste Noire - Ballade Cuntre L’Anemi Francor
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12/10/2019
( 3297 letture )
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Decontestualizzare un’opera d’arte è davvero possibile? Considerare l’oggetto artistico unicamente nella sua forma finale ed entro i suoi confini. Non aprirsi al processo che ha portato alla sua creazione ed ignorare volontariamente ogni altro tipo di ricerca e giudizio che non sia quello puramente estetico. Prendere l’arte e negarne ogni valore extra-artistico, che sia politico, morale o biografico. E se tutto questo è possibile, non rendiamo forse più vuoto e asettico il nostro sguardo sull’opera? Davanti alla musica dei Peste Noire questo interrogativo si pone con una certa urgenza. Negli anni mi è spesso capitato di constatare come spesso sia in ambito giornalistico che fra semplici ascoltatori parlando dei Peste Noire si assiste ad uno di questi due fenomeni. Da un lato c’è chi separa di netto musica ed ideologia, concentrandosi sulla prima e glissando troppo facilmente sulla seconda. Questo è assolutamente capibile nell’ottica del non volersi scoprire nell’affrontare temi decisamente scomodi e che in fin dei conti, con la qualità del metal suonato centrano poco o nulla. Dall’altra parte abbiamo invece chi si concentra quasi unicamente sull’ideologia, ascoltando e valutando la musica proposta solo in base alla propria aderenza o meno agli estremismi di destra. Fin dalla prima demo del 2001 il gruppo francese ha sempre ostentato una precisa posizione politica ed ideologica che, con un eufemismo, potremmo definire discutibile. Per intenderci, la demo del 2001 cui ho accennato porta il chiaro titolo di Aryan Supremacy. Seppure gli espliciti riferimenti al nazionalsocialismo restino confinati nei primissimi anni della carriera dei francesi, è pur vero che il retroterra ideologico di suprematismo bianco ed estremo nazionalismo permeano l’intera opera della band. Rispetto a formazioni propriamente e dichiaratamente National Socialist Black Metal i Peste Noire filtrano le ideologie di estrema destra attraverso riferimenti colti e una buona dose di raffinato sarcasmo, mantenendo le proprie lyrics “pulite” da dichiarazioni troppo esplicite. Nella maggior parte dei casi questo potrebbe bastare ad archiviare la questione: le posizioni ideologiche private dell’artista, se non esplicitate e rilevanti nell’opera artistica, possono davvero aver poco a che fare nell’approcciarsi all’opera in questione. Credo che si possa generalmente concordare che per quanto Phil Anselmo possa urlare “white power” da ubriaco su di un palco, questo non rende i Down o i Pantera band di estrema destra. La differenza in questo caso è che La Sale Famine de Valfunde, al contempo mente musicale e penna dei Peste Noire ha reso delle proprie posizioni ideologiche un manifesto per la band stessa, tramite esplicite interviste, attive collaborazioni con realtà NSBM e partecipazioni a festival NSBM. Inoltre, per quanto il comparto lirico dei francesi resti scevro dalle dichiarazioni più plateali ed infantili di adesione a posizioni fasciste o neonaziste, ne mantiene strumenti retorici e luoghi ideologici. A tutto ciò si va ad aggiungere il tran tran mediatico che ha spesso accompagnato la band, frutto sia delle dichiarazione del mastermind che di sporadici episodi di censura live. Per quanto Famine, abile nel giocare su limiti e definizioni, abbia spesso dichiarato che i Peste Noire non suonino NSBM in senso stretto ha anche sottolineato in varie interviste come questo non implichi il suo essere anti-NSBM e che la non appartenenza al genere sia dovuta alla sua maggiore vicinanza ideologica col fascismo italiano, non ad una natura apolitica della band.
Peste Noire NSBM dunque? Sicuramente nello spirito anche se non nella definizione formale. A voi lettori la scelta di quale privilegiare. Quello che conta però è l’obiettivo di questa introduzione: avvicinarsi alla musica di Famine e compagni senza il paraocchi dogmatico dell’assoluta separazione fra estetica musicale e ideologia, consapevoli di come non si possa troncare né ignorare la genesi intellettuale di un’opera. Al contempo, non far pesare il mio, e spero nostro, totale rifiuto ogni tipo di fascismo e nazionalsocialismo sulla valutazione estetica dell’opera in sé, pur restando pienamente consapevoli di quanto profondamente le posizioni politiche del gruppo siano radicate anche nella loro ricerca lirica e musicale. Sotto il profilo storico e musicale Ballade Cuntre lo Anemi Francor è l’album che apre il nuovo corso dei Peste Noire. Dopo la prova incerta di Folkfuck Folie, probabilmente uno dei momenti meno riusciti della discografia dei francesi, l’asticella qualitativa torna a livelli altissimi. Rispetto alla proposta dei dischi precedenti questo Ballade si distingue nettamente per tre elementi. Primo fra tutti la produzione: i primi lavori dei Peste Noire avevano infatti sposato un sound compresso e “zanzaroso”, nella piena tradizione del black più underground ed intransigente. Questo terzo full lenght risulta al contrario più curato nella gestione del sound, con la componente melodica ben in rilievo ed un generale miglioramento dell’equilibrio sonoro. Resta chiaro che non ci si trova comunque davanti ad un album “pulito”: la resa finale resta comunque marcia e grezza al punto giusto, ma risulta essere più ragionata nell’evidenziare le caratteristiche peculiari dei Peste Noire. Secondo punto di distacco è l’inizio di una tradizione che è diventata trademark degli ultimi lavori dei nostri, ovvero la definitiva assimilazione di sonorità folk ed indie: da questo momento in avanti diventeranno parte integrante della loro musica, riservandosi di album in album, spazio sempre maggiore. Momenti corali presi dalla tradizione francese, intermezzi di armonica e organetto e melodie (e cantilene) folk vanno a rafforzare e sottolineare l’evoluzione della band verso lidi meno tradizionali di black metal. Questo tipo di influenze, seppur già presenti nei precedenti dischi sotto forma di gusto melodico, momenti acustici e voci femminili, trovano in Ballade Cuntre lo Anemi Francor una collocazione centrale nel sound dei francesi. La terza peculiarità rispetto al passato della band risiede nella sezione ritmica. In maniera più evidente che mai i Peste Noire suonano con l’obiettivo di creare atmosfere marziali, con il quasi totale abbandono di ritmiche serrate e blast beat e la scelta di adottare mid-tempos e marce che danno all’album i toni di un inno patriottico. Siamo di fronte al disco più epico e meno schizoide del gruppo, quello in cui il romanticismo legato alla patria che sta alla base di ogni nazionalismo emerge nella sua forma più idealizzata, priva di quel disincanto, di quel sarcasmo, che è punto di forza di altri episodi della discografia dei Peste. Il comparto lirico sottolinea l’armonia musicale con testi tratti dalla tradizione poetica e culturale francese ad alternare quelli opera della penna di Famine. Lo stesso titolo dell’album rimanda ad un poema di Francois Villon, celebre poeta della Francia tardomedievale, un cui estratto costituisce il testo della quasi-titletrack Ballade cuntre les anemis de la France. Può essere interessante notare quanto malleabile sia un’opera culturale: a tradurre in musica testi di Villon, figura simbolo di un certo tipo di anarchia intellettuale, furono anche Brassens e De Andrè, figure ideologicamente ben distanti dai Peste Noire. Dalla tradizione francese sono tratti anche Soleils Couchants, del poeta Paul Verlaine, e La France Bouge, una reinterpretazione dell’omonimo canto scritto per i “The Camelots du Roi”, movimento di estrema destra militante nell’Action Française, fronte monarchico (ancora esistente) che conobbe i suoi anni d’oro a cavallo fra le due guerre mondiali. Pezzi da novanta della tracklist sono senza ombra di dubbio La Mesniee Mordrissoire, che su un tappeto di ritmiche marziali vede scatenarsi la vocalità di un Famine impegnato in cantilene sguaiate, e la più decadente Rance Black Metal de la France. La prima si apre inoltre con un coro che credo sia iconico per qualsiasi amante della musica dei francesi, tratto dall’inno del Primo Reggimento di Ussari Paracadusti, uno dei fiori all’occhiello della cavalleria dell’aria d’oltralpe. Bellissima anche la già citata Ballade cuntre les anemis de la France, per gusto personale la migliore del lotto, segnata da un incedere arpeggiato e da una prova vocale di espressiva ferocia.
L’album potrebbe far percepire dei momenti di bassa tensione a chi meno apprezza momenti atmosferici e sezioni di pura suggestione, tuttavia è negli intermezzi e nei vuoti fra i momenti puramente black che questo acquista la sua peculiare personalità e disegna i confini del proprio incanto. Le sezioni d’organetto e la splendida voce di Audrey Sylvain affrescano momenti di quiete e immersione che è indispensabile assimilare e valorizzare come ascoltatori, necessari per poter pienamente godere della bellezza di quest’opera. Fra i punti più alti della carriera dei Peste Noire, Ballade Cuntre lo Anemi Francor è ancora portatore di una sua originalità nell’attuale panorama black, un tripudio di canti marziali e visioni medievaleggianti unica anche all’interno della discografia della band. Che si creda o no nella separabilità fra musica e ideologia, concedere anche un singolo ascolto a quest’album, per apprezzarne la qualità estetica e l’alchimia di suggestioni, è qualcosa che consiglio ad ogni appassionato di black metal.
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Ma è possibile che parliate di ideologie che non vi piacciono? Sticazzi. Vi piace? Bene. Non vi piace? Bene lo stesso. Ognuno ha i suoi gusti. Alla fine resta l\'opera dei musicisti. Siete proprio messi male con le vostre ossessioni da clinica psichiatrica... Cèline lasciatelo stare. Era ed è amato pure da gente di estrema sinistra, eppure era fascista molto più di tanti altri: chi è intelligente sa apprezzare l\'opera di uno considerato tra i più grandi scrittori del Novecento. Questa recensione mi ha fatto venire voglia di comprare il disco, anche se altre cose dei PN non mi sono piaciute. Ultima cosa: tutto questo sproloquiare sull\'ideologia dei suddetti è da soggetti con problemi di personalità; chi ha una dimensione culturale e politica ferrea non si perde in contrapposizioni da bava alla bocca per un disco. Manco vi avesse molestato la cugina. Su, che ce la potete fare. |
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Grande Album questo! Preferisco La Sanie... per la sua compattezza nonostante abbia durata maggiore, ma anche qui siamo a livelli alti! |
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Per chi non mastica brie: È un piccolo cuoricino/ Con la punta all'aria;/ Dolce e fiero simbolo,/ È un tenero cuoricino./ Ah! Che lagrime versa/ Corrosive più del fuoco,/ Prolungate meglio d'un addio,/ Bianche come bianchi fiori!/ Di viola vestito,/ È bello vederlo sortire,/ Ma oh tutto il piacere/ Che dà quando gli pare! È Verlaine, mica cazzi... |
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Più che una sintesi artistica mi sembra una frittatona con dentro tutti gli avanzi del frigo: un po' di tutto mescolato e cotto e poi giù nel gargarozzo: inni marziali, folclore, riferimenti letterari, registrazioni-bricolage, mesti interludi, nazionalismo al camembert, ecc. e perdipiù cantato da una raganella col mal di gola. Ne desumo che il soggetto sia di mentalità (musicale) abbastanza aperta, ma di scarse capacità compositive. E tecniche. L'idea di fondo è comunque chiara (che è già qualcosa): vive la France et vive la baguette! con un incolpevole Verlaine messo in mezzo un po' a cazzo: all'inizio dell'album "Nous chantons pour [...] notre soleil... vivant soleil" e alla fine "soleils couchants". Mah... Un lavoro che, ça va sans dire, è comunque superiore à la merde che solitamente si ascolta nel black, cionondimeno ben lontano dall'essere anche solo l'ombra di un'opera d'arte. Per gusto personale lo trovo un lavoro insopportabilmente approssimativo. Per concludere vi saluto con dei versi che il citato Verlaine ha dedicato a qualcosa che a lui piaceva proprio tanto: C'est un plus petit coeur/ Avec la pointe en l'air;/ Symbole doux et fier/ C'est un plus tendre coeur./ Il verse ah! que de pleurs/ Corrosifs plus que feu/ Prolongés mieux qu'adieu,/ Blancs comme blanches fleurs!/ Vêtu de violet,/ Fait beau le voir yssir,/ Mais à tout le plaisir/ Qu'il donne quand lui plaît! [il testo completo su Project Gutenberg/ Verlaine/ Hombres]. |
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Un ultima cosa e poi chiudo,un fascista che cit.@ No fun "ha scritto un gran bel libro dal titolo "L'Anima di Billie Holiday" essendo un appassionato di Jazz." no,può aver scritto tutto quello che vuole,liberissimo di farlo,ma personalmente non lo leggerò,e non per una questione ideologica,ma umana e solo umana.Di colore e di storia.Per lo stesso motivo non ascolterò un gruppo che dice/ostenta di rifarsi ad un ideologia che non mi appartiene,se altri vi si vogliono riconoscere,non spetta a me giudicare nessuno,chiamatela pure arte o come vi pare,ma personalmente non mi interessano,anzi come ho scritto,non mi appartiene. |
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@ No fun mi arrendo,probabilmente hai ragione o forse hai semplicemente ragione,non ho letto le "lettere" e dev'essere come dici,se si riduce tutto a una logica di pensiero secondo la quale 2+2 fa quattro,nemmeno io saprei come risolverla,ma stiamo parlando di una persona che ha sempre rifiutato una struttura di pensiero "logica" e comoda,come se i suoi scritti fossero separati dal suo stesso autore,ma vivessero di una vita propria,appunto,complessità dell'animo umano.Poi,francamente dovrei essere nella sua testa per sapere le cose realmente come stanno,nel caso ne venissi a capo. |
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@Replica, certo che l'ha negato, però in "Bagatelles pour un massacre" e "l''École des Cadavres" e soprattutto nelle lettere, pubblicate da Gallimard e che chiunque può leggere, dice tutt'altro. Se non lo era, ha finto benissimo. |
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@ no fun sono passabile di stupidità come lo siamo tutti e non mi va di giudicare altri in base al loro pensiero, diverso è se rendi pubblico il tuo pensiero e ne fai un opera, forse la storia è superata, la puoi ignorare ma resta ed ha un suo peso, ma ti lascio lo stesso il diritto di pensarla diversamente. Poi fra me e me penso che sei un cazzone. Celine ha sempre negato di essere collaborazionista dei nazi o antisemita, ma ha lo stesso pagato col l esilio il carcere e vivere gli ultimi anni in quasi miseria come un reietto. Ha avuto il peggio dal peggio del umanità che descriveva.
Comunque ascolterò ma dovrei anche capirne i testi e riferimenti, e
E penso che Celine superasse le sue le sue stesse opere nel momento in cui queste trovavano un compimento.
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@Replica #8, certo non basta essere un cazzone etc... infatti non è per l'ideologia che penso possa essere accostato ma soprattutto per lo stile e i temi, come ho scritto in un commento sotto la rece dell'ultimo album che non ripeto per non fare un noioso OT. Per restare ai Peste Noire però prova ad ascoltarli, questi, almeno fino a L'Ordure à l'État Pur, per me, sanno comporre musica eccellente, sul serio, e accompagnano questa musica con testi per niente scontati. Le influenze vanno dal black alle musiche medievali a cantautori o gruppi punk come Mano Solo o Bérurier Noir pur di opposta ideologia, e nell'ultimo c'è del rap e della trap. Che poi ti stiano sulle balle ci sta. Io se penso a Céline mi viene il nervoso ma lo adoro, tra l'altro non è che abbia pagato molto anzi non ha pagato un bel niente, altri scrittori francesi collaborazionisti sono stati fucilati dopo la guerra, a lui è andata di lusso. Ma le persone sono complesse. Uno degli scrittori che citavo sotto, Nabe, è un fascista, convinto sostenitore dell'Isis, un pazzo scatenato, eppure ha scritto un gran bel libro dal titolo "L'Anima di Billie Holiday" essendo un appassionato di Jazz. Concordo con @Nihil quando dice che l'opera supera l'autore ma penso che questo valga quasi sempre. Direi anzi piuttosto che l'opera e l'autore superano la persona, l'opera e l'autore nascono e crescono assieme, nutriti da altre opere e altri autori. La persona resta dietro. E le opere che nutrono Peste Noire sono tante, alcune piacevoli altre spaventose. Però non penso mai che chi ha idee diverse dalle mie, anche da me disprezzate, sia uno stupido. Sarebbe troppo facile e consolatorio. |
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@nihil di quale verità parli? Forse della sua verità, ma una verità non esiste, forse ne esistono milioni, o forse più semplicemente non esiste, personalmente non mi interessano i portatori sani o meno di verità, due neuroni sono più che sufficienti per capire di cosa si parla o prenderne le distanze,ma come la storia insegna e la quotidianità stessa, la verità non ha neuroni. |
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@ObscureSolstice A me non è dispiaciuta, sempre meglio di quella vecchia. Se l'autore lo desidera può ACCENNARE senza problemi alle posizioni politiche della band per me, d'altra parte permeano l'intero lavoro e più in generale il loro immaginario. Tuttavia sì, hai ragione quando sottolinei che tale aspetto occupa troppo spazio all'interno dello scritto rispetto all'analisi musicale. Tra l'altro, allunga il tutto a dismisura. |
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Dici bene: Céline va oltre i suoi scritti. Non avverti qualcosa di altro quando fa l'antisemita? O quando prende posizioni 'controcorrente'? Scrive dell'eccesso, è interessato a far respirare la pagina, cerca di dipingere la complessità del cuore umano. L'opera finisce per superare di gran lunga l'autore. Lo stesso vale per i Peste Noire. Il loro leader fa il destrorso, e sinceramente deve avere due neuroni in testa. Ma quello che mette in opera è sublime. Probabilmente, non se ne accorge nemmeno lui. Ma questo è sublime: che un individuo proprietario al massimo di due neuroni sia attraversato dalla verità. |
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@ No Fun mi fa piacere che conosci Celine come pensiero e opere,e alla fine ha pagato per quello che ha scritto e pensato,ma credo che Celine vada ben oltre i suoi scritti o pensieri,era sopratutto un narratore o romanziere,e questo non implica certe scelte,a dire la verità stento a seguire il suo pensiero,forse una vita non mi basta,ma te sembra che lo conosci bene,quindi tanto di cappello.Però non basta essere un cazzone di destra nazi antisemita nazionalsocialista (controcorrente??mica tanto) per essere accostato a Celine e alla sua opera.Poi può piacere o meno,e amen. |
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Effettivamente @Federico S. Dopo aver letto, piú che una recensione mi è sembrato un manifesto rosso di polemica e non vedevo l'ora che iniziasse a parlare finalmente dei Peste Noire e del disco in questione, ha recuperato un pó verso la fine ma solo poco |
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@Replica, posso capire che Céline ti piaccia come scrittore e Peste Noire non ti piaccia come gruppo e quindi il paragone ti faccia storcere il naso. Premesso che Céline è un gigante della letteratura, dire che la sua scelta di appoggiare convintamente e attivamente i nazisti e scrivere pamphlet e articoli per istigare allo sterminio degli ebrei nella Francia di Vichy fu una scelta anarchica e controcorrente, mentre altri veri anarchici finivano nei campi è abbastanza curioso. La sua fu una scelta piccolo borghese di comodo dettata da una convinta adesione al nazionalismo francese e alle teorie del razzismo più alla moda del tempo. Il fatto che si definisse non anarchico ma anarco nazionalista lo colloca in quel filone florido e interessante della letteratura francese di un certo ribellismo di destra che va dal Barrès dei Déracinés a Marc Eduard Nabe per fare due nomi. E Famine bene o male a quel filone fa riferimento. Emblematica è la presenza in questo disco di una poesia di Villon, poeta malfattore eccezionale, un genio assoluto, ma la poesia scelta non è la ballata triste Frères Humains ripresa anche da De Andrè ma un fiero inno nazionalista. Capire questo secondo me aiuta a capire la proposta dei Peste Noire e anche, in piccola parte, Céline. Che è certo molto più di questo, ma è anche questo. Parere mio, ovvio. |
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Qualcuno accomuna questo Famine a Louise Ferdinand Celine,lasciate perdere perchè è una storia completamente diversa,fra chi ha scelto (e vissuto sulla propria pelle) un pensiero libero e contrario (scelta anarchica per quel periodo,quasi un controsenso,e invece cosi reale),ad un pensiero massificato dell'epoca,e chi inneggia ad una razza ariana (di imbecilli??ahahah,come se non ce ne fossero già abbastanza),ma per favore,prima bisogna vivere,poi parlare. |
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Grandissima band con pessime ideologie. Questo è il mio loro preferito. |
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Tra le altre cose nel demo Aryan Supremacy, c'era in mezzo pure il Mastermind degli Alcest.. ma ci si concentra solo ed esclusivamente su Famine che, a mio modestissimo parere, nel genere black, è una delle menti più brillanti. |
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Album eccellente. Leggermente inferiore al primo, ma ottimo comunque. È giusto scindere l’ideologia dall’opera d’arte? Forse no. Non completamente, almeno, per non decostruirla nella sua interezza. Per questo un’opera di questo livello merita comunque di essere considerata nella sua totalità, anche meno “presentabile”. Il metal deve essere scevro dal politically correct, altrimenti è la morte del genere. Io credo che un’opera possa essere apprezzata in piena totalità sia che si concordi o meno con il background ideologico dell’artista. |
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Questa recensione era proprio da rifare, complimenti. Album ottimo, a parer mio secondo solo al successivo ed al debutto. E poi live sono eccezionali. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Neire peste 2. La mesniee mordrissoire 3. Ballade cuntre les anemis de la France - de François Villon 4. Concerto pour cloportes 5. La France bouge - par K.P.N. (chant de l'Action française) 6. A la mortaille! 7. Vespre 8. Rance Black Metal de France 9. Requiem pour Nioka (à un berger-allemand) 10. Soleils couchants - de Verlaine
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Line Up
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La Sale Famine de Valfunde (Voce, Chitarra, Basso) Sainte Audrey-Yolande de la Molteverge (Voce, Piano, Organo) Ragondin (Basso) Andy Julia (Batteria)
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RECENSIONI |
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