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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Black Curse - Endless Wound
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24/04/2020
( 1143 letture )
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Qualcuno avrà pensato che i Black Curse, nati dall'unione di membri che suonano in Blood Incantation, Spectral Voice, Primitive Man, Khemmis e altri, sarebbero stati un progetto destinato a morire dopo il demo del 2019. D'altronde parliamo di un gruppo composto da musicisti attivissimi con i progetti principali e che negli ultimi anni hanno raggiunto un livello di notorietà non indifferente. Ma non è stato così, perché i quattro esordiscono con Endless Wound (stesso titolo del demo) per Sepulchral Voice.
Leggendo i nomi dei primi due gruppi citati si viene giustamente portati a pensare che il progetto sia un mix di tech-death e doom dalle atmosfere tra lo spaziale e l'oscuro. Ma non è così, anzi, non è affatto così. Ciò che colpisce prima di tutto è infatti lo stile intrapreso dai quattro, che gravita più su lidi death/black particolarmente violenti, caotici e molto accostabili alla vecchia scuola. Endless Wound è un lavoro pesante, spietato e in alcuni punti letteralmente barbaro, ma l'avere a che fare con musicisti di questo spessore è un fatto da non sottovalutare, ed è il motivo per cui nonostante un approccio che ad un primo ascolto sembrerebbe “ignorante”, c'è molto di più. La grande abilità alla sei corde di Eli Wendler e Jonathan Campos non passa assolutamente inosservata, e stupisce trovarli a proprio agio anche su su ritmi così sostenuti. I due prima di essere chitarristi sono prima di tutto batterista e bassista. Charnel Rift, Enraptured by Decay, la titletrack e Finality I Behold parlano chiaro, Il gruppo intende esplorare tutte le frange del metal estremo ricreando atmosfere infernali, con la voce di Endler totalmente fuori controllo; il cantante/chitarrista non rimane fermo ad uno stile vocale, ma muta di continuo spaziando dallo scream più sgraziato al growl più gutturale, e non solo, perché in alcuni momenti lo sentiremo “soffocare”, sussurrare o semplicemente gridare. A queste atmosfere si aggiungono una batteria malmenata e che detta cambi di tempo quasi repentini; per tutta la durata del disco si viene infatti costantemente sballottati tra momenti fuori controllo ad altri prettamente doom e molto vicini alle soluzioni sentite con i gruppi di provenienza dei quattro.
Senza troppi giri di parole, Endless Wound è sicuramente uno degli album estremi più interessanti dell'anno. E non solo, uno dei meglio prodotti per quanto riguarda il genere; dietro la produzione troviamo un nome di cui vi invitiamo a guardare il curriculum, ovvero Arthur Rizk, le cui produzioni riescono sempre a lasciare il segno e a far esplodere le caratteristiche di ogni singolo gruppo. In questo caso il lavoro è particolarmente riuscito perché il caos è sì presente ma non va ad oscurare le qualità compositive, ma le esalta. Imperdibile.
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Classico disco di death metal marcio e rallentato, come piace negli ultimi anni. Tuttavia, nel confronto con gente come Grave Miasma o Dead Congregation, Funebrarum, Disma o Cruciamentum ne esce con le ossa rotte. Anche se alcuni brani sono complessivamente buoni (la doppietta finale Endless Wound-Finality I Behold) il disco stenta a decollare a causa di arrangiamenti abbastanza piatti e di un songwriting che risulta opprimente solo nel senso deteriore del termine. I cambi di tempo dettati dal pur eccellente Coleman non sembrano essere al servizio del brano, ma dettati dalla necessità di apparire tecnici anche dove non servirebbe, mentre le chitarre di Wendler e Campos sono davvero convenzionali e poco ispirate. Manca la capacità non tanto di dire qualcosa di nuovo, ma di dire qualcosa di vecchio in un modo fresco e che sappia farsi ricordare. In effetti, la sensazione è che il disco sia stato premiato più per via dei nomi coinvolti nel progetto che per quanto effettivamente dimostrato. Voto 56 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Charnel Rift 2. Crowned in (Floral) Vice 3. Enraptured by Decay 4. Seared Eyes 5. Lifeless Sanctum 6. Endless Wound 7. Finality I Behold
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Line Up
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Eli Wendler (Voce, Chitarra) Jonathan Campos (Chitarra) Morris Kolontyrsky (Basso) Zach Coleman (Batteria)
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RECENSIONI |
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