|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Biff Byford - School of Hard Knocks
|
03/05/2020
( 2116 letture )
|
Signore e signori, siamo qui riuniti in via del tutto eccezionale (e con colpevole ritardo purtroppo) a celebrare ancora una volta la grandezza e l'inossidabilità di Biff Byford, personaggio conosciuto da tutti coloro che seguono il nostro genere da almeno un mese; ma c'è un' incredibile ed inedita particolarità, ovverosia che non si intravedono nuove uscite dei Saxon. Abbiamo tra le mani l'esempio perfetto di ciò che significa il volgare (nel senso di volgo) modo di dire del "non è mai troppo tardi" per fare una qualsiasi cosa. Ebbene sì, il nostro eroe protagonista a caratteri maiuscoli dei libri di storia dell'heavy, e di conseguenza di tutto lo scibile che abbia a che fare con il metal, ha deciso alla veneranda età di quasi settant'anni di debuttare per la seconda volta, sganciandosi dalla gabbia d'acciaio che gli ha dato celebrità e di che mangiare per una vita intera. Non un voltafaccia né un tradimento dato che la band nata dall'unione dei Son of a Bitch e dei Coast nel 1976 continua ad esistere e Biff ne rimane ovviamente il frontman indiscusso, semmai un side-project personale del suddetto nato semplicemente per cambiare aria e, magari, per provare l'ebbrezza di avere il proprio nome e cognome in copertina. Ciò che non è cambiato assolutamente è il sound di base heavy, simile a quanto già sentito di recente (pensiamo all'ultimo Thunderbolt) con i compagni di una vita, al quale vengono aggiunte alcune variazioni sul tema che saranno anche il punto forte di School of Hard Knocks. Undici tracce registrate ai Brighton Electric Studios che offrono uno spaccato della grinta che ancora pulsa nelle vene del cantante originario di Barnsley, animale allo stato brado nel senso più puro che questa terminologia possa avere.
Ma bando alle ciance, che parlino gli strumenti lanciati come una diligenza che sfreccia sulle calde rotaie del Texas: Welcome to the Show è come la puntata pilota di una serie TV, ci accompagna per mano nei meandri di una dimensione avvolgente costituita dall'essenza del Rock pesante e ci preannuncia quale sarà l'andazzo generale. Il ritornello è caratteristico di un possibile nuovo anthem, tutto sta a come verrà accolto dai fan del lungocrinito, noi crediamo molto bene. Sopraggiunge la title track e ci dà la possibilità di introdurre nella recensione i compagni di viaggio di Biff partendo proprio dal chitarrista Fredrik Akesson, in forza attualmente agli Opeth, che in questa sede ovviamente si modera poiché il contesto non abbisogna di mettere in mostra tutto il repertorio, onde evitare di oscurare il leader; solo per questo singolo brano viene però accoppiato ad un certo Phil Campbell, costituendo una coppia d'asce funzionale che in molti desidererebbero volentieri alla propria corte. I restanti membri dell'ensemble sono il rodato bassista, un tempo in forza ai greci Battleroar, Gus Macricostas (molto attivo precedentemente in realtà locali e ora stabilitosi in Inghilterra) mentre dietro le pelli abbiamo un più che discreto Christian Lundqvist, messosi in mostra fino ad un paio di anni fa in quella fucina di puro talento "made in Europe" dei The Poodles. Ebbene, dopo aver ben figurato sulla traccia che dà il nome all'album, i suddetti lasciano le loro postazioni rispettivamente a Nibbs Carter e Nick Barker per The Pit and the Pendulum e la successiva Worlds Collide, formando un duo ritmico inarrestabile, un'altra coppia da "all star" che contribuisce a creare nuove atmosfere più intime e ricercate, nuove soluzioni compositive quasi al limite del progressive grazie anche ad intricati passaggi solisti; ecco dunque due esempi di parziale distanza dai Saxon, una canzone sofferente e "oscura" come la seconda non la ricordiamo nella discografia dei Sassoni. E in tutto ciò emerge anche la versatilità di Biff, l'abilità del Leone di rimanere al passo con i tempi perché, se non avevamo dubbi sulla sua enorme resa in canzoni grondanti di NWOBHM come Pedal to the Metal, è al contrario stata una bella sorpresa trovarlo a proprio agio su ritmiche differenti e attorniato da strumentisti "lontani" dai suoi lidi. Sorvoliamo sulla riempitiva cover di Scarborough Fair e andiamo direttamente incontro ad un'altra mina, Hearts of Steel, un titolo di stampo "manowariano" che dà il la ad uno dei seri candidati al trofeo di miglior creazione del lotto, impreziosita dal tocco batteristico dell'ennesimo ospite Alex Holzwarth (qui in stato di grazia) e un tiro che definire serrato è dire poco. Ci avviamo in chiusura e troviamo un'altra cover, Throw Down the Sword degli Wishbone Ash, più che gradevole nell'esaltare le già ricordate doti di Akesson ma che, esattamente come quella della canzone popolare inglese di cui sopra, non aggiunge nulla al prodotto in sé, mentre aggiungono in negativo e positivo, rispettivamente, le ultime due: Me and You è null'altro che un filler acustico probabilmente scritto di getto e per nulla interessante mentre Black and White possiede i tratti del rock anni 90, reminiscenze di Alice in Chains e Stone Temple Pilots riaffiorano piacevolmente completando un platter che più viene ascoltato e più mostra tante facce differenti, un coacervo di influenze inserite pur senza abbandonare il terreno fertile dell'heavy inglese.
Non resta che emettere la sentenza finale: Mr. Biff Byford ha fatto l'ennesimo centro della propria carriera, forse il più inaspettato e gratificante da un certo punto di vista: aver riunito musicisti provenienti da differenti confini ha sicuramente giovato in termini di inventiva, ognuno avrà sicuramente dato un contributo tangibile durante il processo compositivo senza sacrificare praticamente nulla dell'amalgama generale. L'ugola di Byford pare in discreta forma, sul carisma non c'è da spendere nemmeno una parola, non resta dunque che attendere l'occasione di rincrociarlo dal vivo,non appena questo inferno sarà concluso e ci riapproprieremo della libertà. Nel frattempo fatevi un favore e ordinate una copia di School of Hard Knocks, album con i controcosiddetti se ce n'è uno.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
10
|
Bello, fatto col cuore e senza dubbio molto meglio di tanti suoi coetanei.
Bell'esempio di classe senza dare troppa importanza al personaggio. |
|
|
|
|
|
|
9
|
Ho ascoltato i pezzi sul tubo, non è un genere che ascolto per i fatti miei però è davvero bello anche se mi ha fatto venire un po' di tristezza, è musica che di solito ascolto al pub con gli amici e anche il brano acustico in questo senso ci sta. Ma appunto è musica che dovrebbe riempire un ambiente chiassoso e far muovere i piedi e la testa. |
|
|
|
|
|
|
8
|
Saranno 6 mesi che sta già nei scaffali di casa... |
|
|
|
|
|
|
7
|
Ottimo disco, vario e ispirato. Grande Biff |
|
|
|
|
|
|
6
|
No Fun, fammi sapere che ne pensi!  |
|
|
|
|
|
|
5
|
Ragazzi sarà la bella rece appassionata, sarà la cover con un quadro di quel pittore inglese che non ricordo come si chiama che dipingeva paesaggi urbani e industriali dell'Inghilterra profonda, sarà il titolo stradaiolo o l'età e l'esperienza del personaggio ma mi è venuta una gran voglia di ascoltarlo! |
|
|
|
|
|
|
4
|
A me è piacuto, la solita bellissima voce di biff ad impreziosire brani old school in un perfetto mix tra hard seventies e metal anni 80. |
|
|
|
|
|
|
3
|
Raramente una nuova uscita recente mi ha esaltato quanto questo lavoro. Horns up! |
|
|
|
|
|
|
2
|
Si trova completo su youtube e l'ho ascoltato brano per brano. Molto mestiere secondo me, l'81 è assolutamente esagerato. |
|
|
|
|
|
|
1
|
A dispetto dei singoli abbastanza canonici il disco si è rivelato essere un gran bel disco, con pezzi anche articolati ma sempre piacevoli da ascoltare, il tutto condito dalla sempre ottima voce di Biff, uno dei pochi grandi che per fortuna non ha avuto un gran calo di voce dopo decenni.
Al contrario di altri (.....) Biff è riuscito a tirare fuori un buonissimo disco, forse meglio di quanto fatto ultimamente dagli stessi Saxon, anche se non ha avuto tutto questa risonanza che avrebbe dovuto avere. Well done! |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Welcome to the Show 2. School of Hard Knocks 3. Inquisitor 4. The Pit and the Pendulum 5. Worlds Collide 6. Scarborough Fair 7. Pedal to the Metal 8. Hearts of Steel 9. Throw Down the Sword 10. Me and You 11. Black and White
|
|
Line Up
|
Biff Byford (Voce, Basso) Fredrik Akesson (Chitarra) Gus Macricostas (Basso) Christian Lundqvist (Batteria)
Musicisti ospiti Phil Campbell (Chitarra nella traccia 2) Nibbs Carter (Basso nelle tracce 4 e 5) Nick Barker (Batteria nelle tracce 4 e 5) Alex Holzwarth (Batteria nella traccia 7) Big Dave Kemp (Tastiera e Sassofono nella traccia 10)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|