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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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08/05/2020
( 1218 letture )
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Tanti, forse troppi i riferimenti musicali di questi inglesi di Wolverhampton amanti del glam in generale e dello sleaze metal nello specifico. Essi nascono nel 2012 per volere del cantante Toni Gale (ex Surrender e Rezist) e del chitarrista Mark Wilkins (ex Roulette) e definiscono da subito il proprio stile appartenente alla vecchia scuola anni 80 della Sunset Strip. Fra le proprie molteplici influenze compaiono quindi band hair come Ratt, Faster Pussycat, Cinderella, Dokken ecc., ma anche gruppi maggiormente legati alla vecchia scuola hard rock come Van Halen e Mr. Big.
Gli Shyyne cercano di esprimersi attraverso tracks dai ritmi medi alquanto catchy contenenti accordi semplici, frizzanti e melodici, ciò non costituisce un limite agli assolo di chitarra: discreti se non addirittura ottimi. Il problema è che le dodici tracce di Go Your Own Way possono farti esclamare al massimo un: "carino!" ma mai si va oltre. Non si sente l'esigenza di scomporsi, di farsi prendere dall'entusiasmo, complici anche e soprattutto dei ritornelli superficiali. Dopo un po' l'ascolto risulta persino stucchevole poiché derivativo ed una sola atipica ballata posta in chiusura (peraltro inconsistente) non aiuta di certo a mandare giù il pacchetto completo. Ciononostante se si individuano alcune tracce dove è percepibile qualche variazione al sound e ai ritmi consolidati si possono passare momenti briosi. Basta avere un po' di pazienza e sul quarto brano, Broken Down Girl, si assiste al primo buon cambio di tempo da parte del batterista "Bev" il quale instaura una strofa dalla ritmica interessante che purtroppo si perde in un chorus assai banale. Show Me, pur essendo decisamente troppo lunga (6:34 per una canzone di questo tipo è un tempo infinito), diverte e fa divertire grazie agli scanzonati versi intonati dal frontman, alle leggere parti strumentali e ai coretti onnipresenti sul ritornello. Altro punto a favore per Take Me Down: finalmente veloce e palesemente rock'n'roll grazie al buon lavoro dietro le pelli con la batteria nuovamente in prima linea nel differire la strofa, infine esorbitante il rapido solo della sei corde. Shut Up è uno degli episodi migliori (se non il migliore...) perché possiede un chorus immediato che si stampa facilmente in testa ed una buona interpretazione canora e pure la successiva Ain't a Crime non delude, risultando abbastanza aggressiva sui refrain così marcati. Il suono duro enfatizza sia le strofe, sia il chorus.
Il problema di fondo di Go Your Own Way (a parte il titolo impegnativo dato che riporta subito alla mente il famosissimo brano dei Fleetwood Mac) è un certo piattume complessivo, nonostante i succitati pezzi piacevoli, i quali emergono proprio lì dove sfocia una maggior tecnica esecutiva. Se si escludono le notevoli parti soliste di Wilkins rimangono ritornelli fanciulleschi, composizioni simili fra loro e armonizzazioni elementari. E poi dove sono finite le ballad? Song for the Broken Hearted non possiede tutti gli stilemi classici della ballata ed a livello sentimentale lascia totalmente indifferenti, ma risulta pressoché impossibile presentare un prodotto di tal genere senza alcun "lentone" degno di questo nome! Rivedibile.
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Mi associo al commento di underground sull'altra recensione... Ridicoli |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Say Goodbye 2. Movin' On 3. Feeling Fine 4. Broken Down Girl 5. Go Your Own Way 6. Show Me 7. Take Me Down 8. State of Mind 9. Shut Up 10. Ain't a Crime 11. Friday Nite 12. Song for the Broken Hearted
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Line Up
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Toni Gale (Voce) Mark Wilkins (Chitarra) Matt Freeman (Basso, cori) Richie "Bev" Bevan (Batteria)
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RECENSIONI |
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