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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Satanic Warmaster - Carelian Satanic Madness
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16/05/2020
( 2141 letture )
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Il primo decennio del duemila portò venti di rivoluzione in ambito black metal. Sempre più artisti iniziarono ad esplorare soluzioni tecniche e concettuali che sfidavano i confini classici del genere, spesso recuperando brandelli di idee dai maestri storici del genere, linee secondarie ed influenze appena accennate, per svilupparle in maniera più estesa e profonda. Dietro l’apparente purezza ed intransigenza del black anni novanta si trovava una complessa rete di influenze e tendenze, delle linee di pensiero e composizione che erano rimaste sottese, nascoste o poco esplorate. Questo tesoro di complessità venne scoperto e ben speso da band oggi celebri quali ad esempio Agalloch e Deathspell Omega, che fecero proprio marchio di fabbrica l’elezione di alcune di queste caratteristiche minori a core fondante della propria proposta musicale. Per i primi fu la vocazione naturalistica e ambientale, già presente nei lavori di band come gli Ulver, per i secondi la componente ritualistica e le suggestioni sacrali distorte presenti nel De Mysteriis Dom Satanas: due tendenze che, anche forse a causa della difficile riproduzione e fruizione rispetto al canone classico del genere, erano rimaste inespresse o non propriamente compiute nelle corde dei successori di questi mostri sacri. Questo movimento di esplorazione e sviluppo non portò tuttavia solo ad atti di rinnovamento: parallelamente, sempre in quegli anni, c’erano musicisti che individuarono ed estremizzarono le componenti più intransigenti e minimali del canone black metal, riportandole alla luce nella loro forma più pura e priva di abbellimenti o compromessi. Gli esiti di quest’operazione sono stati, per essere generosi, altalenanti, ed hanno visto molte band proporre dischi fotocopia privi di una vera e propria personalità individuale, versioni scimmiottate ed inutilmente di bassa qualità di gruppi come Darkthrone e Gorgoroth. Fortunatamente, in rari casi, qualche perla emerge e si distingue dalla massa: Carelian Satanist Madness dei Satanic Warmaster appartiene sicuramente a questa preziosa categoria. La band nasce come duo a Lappeenranta, Finlandia, nel 1998, e rilascia la sua opera prima tre anni dopo, quel Strenght & Onor che la farà balzare agli occhi di tutti gli amanti del black metal vecchia scuola. Passeranno quattro anni e la trasformazione del duo in una one man band prima della release di questo Carelian Satanist Madness, prodotto sicuramente meno “di culto” dell’esordio, ma forte di una conquistata maturità compositiva.
La proposta dei Satanic Warmaster fa poche, semplici, promesse ai suoi ascoltatori. La prima è quella di mantenere la forma grezza, selvaggia ed istintuale del black metal della prima ora: la produzione è poco raffinata, le chitarre un’indistinta bufera di distorsioni a zanzara, il basso quasi inudibile e lo scream malvagio e poco effettato. La seconda è quella di trascinare a forza l’ascoltatore nei territori gelidi in cui la band prende forma, grazie a toni drammatici ed evocativi, ad un sound che traduce perfettamente le tonalità più fredde ed invernali della natura, una tempesta di ghiaccio e neve che prende chiaramente forma nota dopo nota. La terza promessa mantenuta eleva i Satanic Warmaster rispetto a molte altre band filosoficamente simili, ed è il gusto melodico, raffinato e tipicamente finlandese. La purezza del black proposto non impedisce infatti a Lauri Penttilä (o Werwolf se preferite) di dare sfoggio di un incredibile gusto nella composizione delle trame chitarristiche e vocali. Dal terreno gelido e cacofonico della distorsione emergono a forza spunti melodici dai toni a volte epici e folkloristici, che vanno ad aggiungere varietà e profondità alla furia ed alle dissonanze tipiche del genere. La gestione della componente ritmica, per quanto non eccelsa sotto il profilo tecnico, rivela ancora una volta l’eccellenza del mastermind finlandese nello scegliere e accordare le componenti strutturali della sua musica. L’alternanza continua di momenti lenti e solenni e di sfuriate in blast beat è una rinuncia a premere in maniera costante sull’acceleratore e ravviva il drumming di un genere in cui spesso vigono soluzioni piuttosto univoche e monotematiche. L’album in sé è un blocco compatto, che rinuncia alla varietà interna nel nome delle atmosfere evocate. Il ronzio delle chitarre accompagna quasi tutti i quaranta minuti di questa produzione e spesso nasconde i suoi riff migliori alle orecchie dell’ascoltatore superficiale, svelandoli unicamente al più devoto ed interessato. Dal marasma di distorsioni emergono alcuni dei pezzi migliori venuti fuori dalla penna del finlandese. L’opener The Vampiric Tyrant è sicuramente fra questi, grazie alla limpida componente melodica, che cesella l’episodio più folkloristico ed evocativo dell’album, mosso dall’intersecarsi di blast bleat e vocals efferata, alternati a momenti scanditi dalla cassa in levare, tipicamente folk. La titletrack è invece un inno dal sapore quasi autocelebrativo, ma dalla riuscita indubbia: la batteria rallenta e le vocals diventano più scandite e ritmate, prima che le chitarre prendano di nuovo il controllo della scena e accompagnino il pezzo alla conclusione, su di un tappetto di blast beat nuovamente lanciato a massima velocità. Dopo questi due pezzi di apertura l’album procede più omogeneo, riuscendo però ad infilare un altro colpo da maestro con il pezzo più in-the-face del lotto, 666, manifesto perfetto del raw black metal più ortodosso e feroce, cinque minuti di intransigenza sonora sparati nelle orecchie dell’ascoltatore senza troppe cerimonie. Riff in tremulo picking e blast beat la fanno da padroni, annodati attorno ad una rallentatissima sezione centrale, ma pronti a scatenare nuovamente la propria furia nel finale.
Carelian Satanism Madness è un perfetto esempio di come si possa ancora suonare, all’inizio dei duemila, dell’ottimo black metal nella sua declinazione più ortodossa, intransigente e antimoderna, senza scadere nel già sentito, nell’abisso della banalità e dunque nel dimenticatoio. Pur privo della forza motrice di rinnovamento che anima e nobilita le correnti più contemporanee ed intellettuali del genere, Werwolf riesce a confezionare un prodotto dotato di personalità ed originalità, aggrappandosi agli elementi primigeni del black novantiano. Nonostante gli onori più alti siano giustamente riservati ad innovatori e rivoluzionari, è giusto citare ed apprezzare anche band come i Satanic Warmaster, adepti fedeli della fiamma nera più pura, capaci di infonderle spessore qualitativo e potenza emotiva senza scardinarne il nucleo primigenio.
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13
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I SatanicWarmaster sono tra i pochissimi gruppi che anche evolvendo musicalmente non si sono persi o venduti |
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11
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@ Poss, con questa band puoi fare 'ndo cojo, cojo. |
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@Poss il mio preferito è il debutto, "Strenght and Honour", ma in generale coi SW vai sul sicuro. |
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Oltre a questo (bellissimo) album, chi mi consiglia qualcos'altro di loro?
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7
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Per me un capolavoro. E gli altri album non sono da meno! |
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Bello questo cavolo..👍😄goduria! |
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Melodia e sporcizia convivono perfettamente. |
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Grande gruppo! Ora spazio anche a clandestine blaze |
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Finalmente i SW approdano su Metallized! Disco non perfetto, ma certamente di culto. Di sicuro tra i capisaldi "raw" black metal usciti negli anni '00. La title track è un inno. |
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Concordo con Pacino, gran disco per una band quasi sempre su ottimi livelli qualitativi. Oltre ai full meritano di essere ricordati anche i due split con Archgoat e Behexen. |
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Discone di una grande Black Metal band. Voto 88. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Vampiric Tyrant 2. Carelian Satanist Madness 3. True Blackness 4. My Dreams of 8 5. Eaten by Rats 6. 666 7. My Kingdom of Darkness 8. Blessed Be, the Grim Arts!
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Line Up
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Werwolf (Voce, tutti gli strumenti)
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RECENSIONI |
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