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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Yawning Man - Macedonian Lines
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08/08/2020
( 1103 letture )
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Una vera e propria leggenda nella scena heavy psych, attivi fin dal lontano 1986 e con ormai otto dischi alle spalle, senza contare EP, live e partecipazioni varie, gli Yawning Man non hanno bisogno di ulteriori presentazioni: il trio californiano ha contribuito enormemente alla creazione del culto del deserto proprio dello stoner rock fin dagli anni ‘90. Per sua maestà Brant Bjork addirittura i tre sono la migliore band desert rock mai esistita e stando ai suoi racconti riguardo lo svolgimento dei loro concerti c’è da credergli sulla parola. Se ciò non bastasse, sappiate che la Catamaran che chiude (falsamente) … And The Circus Leaves Town dei Kyuss è proprio una cover degli Yawning Man. Menti della band fin dalla sua fondazione sono il chitarrista Gary Arce e il bassista Mario Lalli, a cui si è aggiunto il batterista Bill Stinson dal 2011. Peculiarità dei nostri è quella di essere stati tra i primi a comporre veri e propri trip lisergici prevalentemente strumentali, capaci di astrarre fisicamente e mentalmente l’ascoltatore, come narrato dal già citato Brant Bjork. Nessun bisogno di fuzz spinti all’eccesso o ritmi estremamente dilatati, bensì sapiente uso di vuoti e pieni e grande ricercatezza melodica che talvolta rende stretto l’epiteto di “desert rock band” ai tre californiani.
Dopo questa introduzione è normale che l’annuncio di un nuovo disco della formazione di La Quinta sia stato accolto con un’ondata di irrefrenabile entusiasmo dagli aficionados del genere, anche perché il precedente album del 2018 The Revolt Against Tired Noises ha riscosso un bel successo presso il pubblico e il nuovo Macedonian Lines era quindi atteso al varco con altissime aspettative. Aspettative che non sono state affatto deluse dal terzetto, che confeziona sei brani di narcotica psichedelia desertica che ancora oggi è capace di insegnare moltissimo e soprattutto di ammaliare e catturare l’ascoltatore con il proprio ritmo pacato e pachidermico e le melodie ripetitive delle chitarre che si perdono tra strati di polvere ed incensi dal profumo speziato. Gli Yawning Man non hanno bisogno di eccessive distorsioni o effetti spettacolari per ricreare il sound tipico di un trip lisergico, tanto che si affidano anche a suoni pianistici in qualche caso – Melancholy Sadie – con risultati assolutamente eccezionali. Il basso umido di fuzz regna incontrastato in Bowie’s Last Breath, mentre nell’iniziale Virtual Funeral le atmosfere si fanno talmente psichedeliche che vengono quasi in mente i viaggi spaziali infiniti dei giapponesi Acid Mothers Temple: infine c’è l’intro straniante di I Make Weird Choices che ricorda per un istante il solenne mellotron di In the Court of the Crimson King dei King Crimson. Gli ingredienti messi in campo dai tre sono pochissimi e dosati con grande consapevolezza, con la chitarra riverberata di Arce che è libera di spaziare tra miriadi di suggestioni diverse, tanto lontane dal suono del deserto per mancanza di suoni distorti quanto irrimediabilmente legate ad esso, e il basso di Lalli che sostiene l’impalcatura di tutti i brani con le sue vibrazioni corpose e massicce. Poche note, quelle giuste, che si ripetono in loop potenzialmente illimitati e che dal vivo saranno capaci di provocare intensissimi trip psichedelici senza alcun bisogno di ulteriori sostanze.
Diventa davvero complesso descrivere a parole brani che fanno del minimalismo più calligrafico la propria ragione di vita e proprio grazie a questa scelta compositiva riescono a scatenare le sensazioni più disparate. Questa è pura psichedelia, come la si poteva intendere assistendo a una jam dei Quicksilver Messenger Service o dei Grateful Dead durante uno dei tanti festival della Summer Of Love di San Francisco. Vietato dunque ascoltare Macedonian Lines in macchina, questo non è assolutamente un “disco da automobile”, perché la sua caratteristica è quella di astrarre l’ascoltatore e portarlo a varcare le porte della percezione, sempre restando in tema di citazioni Sixties. Piuttosto sdraiatevi sul letto, spegnete le luci e lasciate che le spire sinuose degli Yawning Man vi stringano nella loro dolcissima morsa. Sarà stupendo.
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3
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Grazie @Korgull e grazie @No Fun. Anche io li ascolto durante i viaggi talvolta, ma l'importante è che non sia io alla guida! |
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2
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Non ricordavo fossero recensiti ma nello stesso tempo mi sembrava di aver già commentato questo disco. Contraddittorio eh? Boh, misteri della memoria ma con la loro musica è possibile. Bella la descrizione che fa Alex del loro modo di suonare, semplice con pochi elementi capaci di dipingere paesaggi interminabili. Comunque io di solito li ascolto in treno |
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1
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Questo me lo ero proprio perso!! Gruppo che mi piace da morire e capace di farti "viaggiare" coi suoi suoni, fantastici! Questo album ė all altezza delle aspettative. Recensione ottima, complimenti |
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INFORMAZIONI |
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Heavy Psych Sounds Records
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Tracklist
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1. Virtual Funeral 2. Macedonian Lines 3. Melancholy Sadie 4. Bowie's Last Breath 5. I'm Not A Real Indian (But I Play One On Tv) 6. I Make Weird Choices
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Line Up
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Gary Arce (Chitarra) Mario Lalli (Basso) Bill Stinson (Batteria, Percussioni)
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RECENSIONI |
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