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Yawning Man - Long Walk of the Navajo
28/08/2023
( 747 letture )
Imperturbabile: questo è forse l’aggettivo più adatto a descrivere l’essenza degli Yawning Man, che dopo trentasette anni di attività non sono cambiati di una virgola, rimanendo fedelissimi a tutti gli aspetti che hanno accompagnato la nascita e l’evoluzione della band. Da sempre un trio minimale, ma capace di dar vita attraverso composizioni interamente strumentali ad atmosfere lisergiche e paesaggi sonori spaziali, il gruppo capitanato dal chitarrista Gary Arce è reduce da una serie di ottime pubblicazioni, tra cui senza dubbio svetta il bellissimo live album Live at Giant Rock del 2020, e si ripresenta quest’anno con un nuovo album in studio dall’evocativo titolo Long Walk of the Navajo, rilasciato ovviamente dalla nostrana Heavy Psych Sounds Records.

Con la premessa appena scritta ci si potrebbe chiedere quale sia il senso di un nuovo disco in studio da parte di una band che bene o male segue da sempre lo stesso percorso stilistico, eppure sulla carta almeno un motivo notevole per prestare attenzione a Long Walk of the Navajo c’è: nei tre lunghi brani che compongono l’album si nota infatti immediatamente l’assenza del bassista e fondatore Mario Lalli, che lascia il posto a Billy Cordell, anch’egli membro di lunga data che ha gravitato intorno al trio dal 2005 fino al 2012 soprattutto come bassista live. Ed effettivamente dal punto di vista del sound le differenze si notano: l’approccio di Cordell è molto meno invasivo rispetto a quello di Lalli e così la chitarra di Gary Arce diventa l’unica protagonista del disco, con il basso a fare da contrappeso ritmico – e praticamente mai veramente melodico – insieme alla sempre solida batteria di Bill Stinson. L’ispirazione principale che ha guidato la scrittura dei tre musicisti è da ricercare nella terribile tempesta che si è abbattuta sul deserto di Joshua Tree nel 2022; questo evento ha spinto la musica del trio verso lidi più oscuri e malinconici, che hanno dato come risultato un terzetto di brani estremamente riflessivi e cupi, lontani dalla psichedelia colorata del precedente album Macedonian Lines (2019) così come dai capitoli precedenti della discografia del gruppo, che ormai pare avere completamente abbandonato le distorsioni e i fuzz – che ancora facevano capolino in The Revolt Against Tired Noises (2018) – e di conseguenza allontanandosi di molto da qualsivoglia velleità stoner e desert rock. Gli Yawning Man del 2023 suonano musica sognante che mantiene sì elementi psichedelici, ma che non è mai stata così vicina al post rock più puro. Esemplificativo da questo punto di vista il secondo brano dell’album Respiratory Pause, ipnotica marcia funebre che supera i tredici minuti e sfrutta un unico giro melodico della chitarra ripetuto ad libitum mentre la batteria è responsabile delle poche variazioni ritmiche che compaiono ogni tanto. Tutto, dai suoni utilizzati fino alla delicatezza del tocco chitarristico, fa pensare al post rock di band come Mono ed Explosions in the Sky e se inizialmente questo lascia un po’ di stucco il pezzo intriga e riesce a catalizzare l’attenzione. La titletrack invece supera il quarto d’ora di durata e si muove lungo binari più consoni alla band, con un buon riff iniziale che ci fa respirare l’odore del deserto senza però evocarne l’afa stritolante. Ancora una volta è la chitarra che fa da leader, producendosi in linee melodiche essenziali e fortemente effettate che la fanno assomigliare ad un sintetizzatore e di conseguenza il tasso lisergico del brano si alza drasticamente. Senza troppi stravolgimenti il trio completa la sua jam strumentale alternando brevi sezioni arpeggiate vagamente pinkfloydiane a momenti dove le sovra-incisioni di chitarra si accavallano l’una sull’altra con un piacevole effetto disorientante. Infine è il turno di Blood Sand, l’episodio più breve dell’album e l’unico completamente improvvisato, registrato fra l’altro a casa di Gary Arce da Steve Kille dei Dead Meadow, che ha mixato e masterizzato l’intero disco. Qui ci si spinge su sonorità spaziali che lambiscono il rumorismo e la musica ambient, tuttavia nonostante le interessanti premesse si arriva verso il nono minuto senza scossoni, anche se la band prova ad aumentare le distorsioni e ad aumentare le ripetizioni dei delay per mandare l’ascoltatore in orbita.

Long Walk of the Navajo è l’ennesimo buon disco degli Yawning Man insomma, eppure sebbene la classe dei tre californiani sia sempre messa in luce, manca quella vena geniale che ha contraddistinto ogni pubblicazione del gruppo fino ad oggi. Si può certamente affermare che questo sia l’album più “dark” della band e per questo si merita un ascolto, ma allo stesso tempo si va facilmente a piazzare sul gradino più basso in un’ipotetica classifica dei migliori dischi del trio. Questo non perché sia effettivamente un brutto prodotto, ma perché non offre nulla di realmente nuovo all’interno di una carriera che ha regalato proprio negli ultimi anni alcuni dei suoi momenti più alti.



VOTO RECENSORE
69
VOTO LETTORI
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Korgull
Lunedì 28 Agosto 2023, 20.38.12
1
Grandissimi
INFORMAZIONI
2023
Heavy Psych Sounds Records
Psychedelic Rock
Tracklist
1. Long Walk of the Navajo
2. Respiratory Pause
3. Blood Sand
Line Up
Gary Arce (Chitarra)
Billy Cordell (Basso)
Bill Stinson (Batteria)
 
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