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Undeath - Lesions of a Different Kind
18/11/2020
( 955 letture )
Se tra le vostre abitudini c’è quella di spulciare i cataloghi di etichette underground, è probabile che il nome degli Undeath vi suoni familiare. Il trio statunitense arriva da una serie di demo, split, raccolte e addirittura un live album pubblicati (tutti nel 2019) da etichette come Caligari Records, Sevared Records e Fucking Kill Records. Dopo una gavetta breve ma intensa, ecco che i tre approdano su Prosthethic Records per registrare il debutto Lesions of a Different Kind.

Il curriculum del gruppo, oltre alla copertina e agli altri elementi identitari, non lasciano spazio a fantasie di chissà quale tipo, è vero. Ma i tre hanno comunque stupito proponendo un approccio al genere sicuramente poco abusato, oltre che di qualità. Negli ultimi anni si è avuto un ritorno a sonorità vecchia scuola che prendevano sia dal death americano che da quello svedese, e non sempre questo “revival” ha dato dischi davvero degni di nota. Ecco, i tre puntano invece a qualcosa di più recente a noi; fin dall’inizio è evidente come gli Undeath abbiano preso i Cannibal Corpse da Kill (2006) in poi, scelta che li rende quindi più “moderni” di altri e che gli permette di giocare con strutture meno prevedibili e più dinamiche. Niente di esageratamente tecnico quindi, ma un buon compromesso tra tecnica, groove (e ne abbiamo un bel po’) e violenza; Shackels of Sanity ad esempio procede con un andamento moderato, da headbanging lento, mentre la titletrack si fa notare per continui cambi di tempo e ritmo che ricordano più da vicino quanto sentito sulle loro demo, oltre che ad un vero e proprio ritornello sul finale (a cui partecipa Trevor Strnad dei The Black Dahlia Murder). Nella parte centrale ci si imbatte poi in due brani a cavallo tra Cannibal Corpse e Morbid Angel; Acidic Twilight Visions e Lord of the Grave sono infatti un compromesso tra i due gruppi, con la prima che propone una sezione finale molto riuscita e con la seconda che si mantiene invece su ritmi leggermente più sostenuti. Le tematiche gore sono rafforzate da una produzione molto bilanciata e che non va mai a danneggiare il suono delle chitarre, sporco al punto giusto e decisamente vecchia scuola; a questo si aggiunge il growl di Alexander Jones, sicuramente adatto perché cavernoso ma che ogni tanto dimostra di essere ancora un po’ acerbo. Una piccolezza che si può accettare, anche perché parliamo di un gruppo alla prima esperienza su tutti i fronti; copertina fatta da loro, promozione, produzione affidata a Ben Cultrara, nome decisamente nuovo ma che ha dimostrato di saperci fare.

Un esordio che convince e che dimostra come non serva essere per forza originali per registrare un album death come si deve. Pur essendo un album che non si discosta del tutto la vecchia scuola, Lesions of a Different Kind sa essere più moderno e offre brani di buona fattura, per certi aspetti diversi dal solito. Il potenziale espresso sulle demo dell’anno scorso viene riconfermato, e sarà interessante vedere come i tre decideranno di concretizzarlo



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
65.8 su 5 voti [ VOTA]
Pete
Venerdì 20 Novembre 2020, 20.08.50
1
Concordo in tutto. Il recensore ha la mia stessa visione sul disco. Opera azzeccata. Voto giusto. Non cambia il genere ma lo omaggia con dignità.
INFORMAZIONI
2020
Prosthetic Records
Death
Tracklist
1. Suitably Hacked to Gore
2. Shackles of Sanity
3. Lesions of a Different Kind
4. Entranced by the Pendulum
5. Acidic Twilight Visions
6. Lord of the Grave
7. Kicked in the Protruding Guts
8. Phantasmal Festering
9. Chained to a Reeking Rotted Body
10. Archfiend Coercion Methods
Line Up
Alexander Jones (Voce)
Kyle Beam (Chitarra)
Matt Browning (Batteria)

Musicisti ospiti:
Trevor Strnad (Voce sulla traccia 3)
Cody Davidson (Chitarra sulla traccia 1)
 
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