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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Warlung - Optical Delusions
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24/11/2020
( 1057 letture )
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Se sei un musicista e vieni dal Texas, stereotipi alla mano, le probabilità che tu suoni un genere compreso tra il country e lo stoner rock sono alte. Per questo quando ci si approccia all’ascolto di una band proveniente da quella zona degli Stati Uniti le premesse possono essere o molto entusiasmanti per qualcuno oppure per nulla esaltanti per qualcun altro. Fortunatamente con i Warlung bastano pochi secondi per capire che ci ritroviamo ampiamente nella prima situazione, che diventa mano a mano sempre maggiormente consolidata. Eppure a leggere la biografia del quartetto formato dai fratelli Tamez non ci si aspetterebbero grandi sorprese: formati nel 2016, i texani esordiscono con Sleepwalker, a cui seguono aperture a band del calibro di Dead Meadow e Wo Fat; la musica inizia a diffondersi e nel 2019 arriva il secondo album Immortal Portal, che conduce la band verso i contesti che contano in ambito stoner/doom con aperture sempre di livello, stavolta per High Reeper e King Buffalo. Infine il 2019 segna l’approdo alla sempre ottima Heavy Psych Sounds Records e di conseguenza un nuovo album, il qui presente Optical Delusions.
Ma dunque cosa suonano i Warlung? Stoner? Doom? Rock psichedelico? La risposta è: tutti questi generi compaiono nella proposta dei nostri, ma sono subordinati a un songwriting di puro e rocciosissimo hard rock, con alcuni momenti squisitamente heavy metal e frequenti escursioni melodiche di una solarità difficilmente accostabile allo stoner o al doom metal. I riferimenti più vicini alla musica contenuta in Optical Delusions sono in primis gli onnipresenti Black Sabbath – omaggiati “spudoratamente” in più di un’occasione – ma anche i Saxon e in generale i gruppi della NWOBHM, mentre per citare realtà più attuali sicuramente si possono prendere in causa i The Vintage Caravan o i The Sword. Ad ogni modo il sound dei texani rimane peculiare, proprio a causa del riuscito bilanciamento tra la componente più classic rock e quella maggiormente metal. L’album inizia con Phantasmagoria, che avvia già verso un ascolto promettente, grazie a un’atmosfera intrigante e soprattutto alla scelta di suoni vintage, ma convincenti; il riff portante è spedito, il basso pulsante e ben presente nel mix e di colpo ci si ritrova nel bel mezzo degli anni ’70, quando il punk era qualcosa di nemmeno lontanamente ipotizzabile. Molto gradevole il timbro del cantante e chitarrista George Baba – il quale mostrerà ottime doti nei brani successivi – soprattutto in corrispondenza della sognante coda finale, che si concede anche una “tradizionale” modulazione dal maggiore al minore che richiama istantaneamente i Beatles. Cambia tutto però con The Scorpion In The Sand e la differenza è spiazzante: il riff sembra provenire da una b-side di Vol. 4 e se non fosse per il timbro di Baba, che non è per nulla simile a quello di Ozzy Osbourne, sembrerebbe davvero di ascoltare un brano dei Black Sabbath. Il campanaccio sul riff che divide a metà il brano è la ciliegina sulla torta di questo “omaggio”. Certamente i Warlung sanno scrivere canzoni, ma qui è difficile andare oltre ciò che l’orecchio istintivamente percepisce. Detto questo, ciò non toglie che il brano rimane estremamente riuscito, ancora grazie a un ritornello melodico che non lascia scampo. Valga lo stesso discorso anche per Order Of The Solar Temple, dove la chitarra è ancora inchinata ai piedi del maestro Tony Iommi, ma perlomeno la struttura del brano si evolve lungo binari un pizzico più originali; risalta anzi la seconda parte del brano, quando il fantasma dei Black Sabbath si dirada ed emerge ancora l’anima più rock del quartetto. Snake Eyes è invece il momento più heavy in scaletta, anche se i suoni rimangono ancorati all’hard rock: si sente la presenza di influenze à la Angel Witch, ma il riff è ancora una volta grasso e cremoso come la tradizione proto-doom insegna. Funge da perfetto contraltare il brano seguente Sun Eater, ballatona dai sentori fantasy che può contare su ottime linee melodiche e su un uso delle armonizzazioni vocali tanto scontato quanto azzeccatissimo. Anche in questo contesto i suoni adottati per registrare i vari strumenti suonano sì vintage, ma comunque presenti e a loro modo attuali. Il finale dell’album prosegue su binari più che buoni, con una Hell On Earth che colpisce dritta al punto con un comparto strumentale compatto e senza fronzoli, mentre la seguente Devil’s Game pare essere una canzone figlia dei Pink Floyd, ma con Jerry Cantrell alla chitarra; provare per credere. Rimandi a parte, questo è il brano dove i Warlung dimostrano le doti migliori in fase di scrittura: tutti gli ingredienti sono perfettamente dosati e la voce di Baba tocca acuti intensissimi e corposi, da cantante d’altri tempi. Chiude i giochi No Man’s Land, senza introdurre nulla di eccessivamente nuovo rispetto a quello che è già stato detto finora, ma continuando a convincere con il suo sano hard rock metallizzato, a cui si aggiunge un mood southern che fa concludere l’album in bellezza e con il sorriso sulle labbra dell’ascoltatore.
I quattro rocker del Texas con Optical Delusions insomma non rivoluzionano di certo la storia del rock, ma forniscono all’attuale mercato ipersaturo un album che suona autentico e genuino, viscerale e passionale, composto e suonato da musicisti che, oltre ad essere appassionati di queste sonorità, sono in grado di scrivere canzoni e questo non è assolutamente scontato. Sicuramente il grosso limite di un disco come questo è di venire valutato in larga parte attraverso continui paragoni e rimandi a band del passato, è inevitabile e i Warlung in un paio di occasioni cadono prede di una passione travolgente per i propri idoli che sfocia in uno pseudo-plagio, bisogna dirlo. Il resto dell’album però si muove su livelli qualitativamente elevati, dove a un uso dei suoni convincente si unisce un’abilità lodevole in fase di scrittura, che rende la maggior parte dei brani estremamente godibile. Optical Delusions è quindi un buonissimo album hard rock, a tratti ottimo, con svariate influenze e alcuni momenti più interessanti di altri, che globalmente convince e intrattiene l’ascoltatore divertendolo e causandogli del sano headbanging. A volte basta solo questo e i Warlung sembra che lo abbiano compreso pienamente; rimaniamo in attesa di un nuovo capitolo speranzosi che la personalità dei texani emerga sempre più prepotentemente.
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INFORMAZIONI |
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Heavy Psych Sounds Records
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Tracklist
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1. Phantasmagoria 2. The Scorpion In The Sand 3. Snake Eyes 4. Sun Eater 5. Order Of The Solar Temple 6. Hell On Earth 7. Devil's Game 8. No Man's Land
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Line Up
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George Baba (Voce, Chitarra) Philip Bennett (Voce, Chitarra) Chris Tamez (Basso) Ethan Tamez (Batteria)
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RECENSIONI |
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