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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Monsterworks - Malignment
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12/12/2020
( 1699 letture )
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Con i Monsterworks non ci si può distrarre, non per un solo secondo. Perché loro in quel secondo sono capaci di pubblicarti un nuovo discone, come fosse la cosa più naturale del mondo tirarne fuori uno o più l’anno. Dal debutto Dormant pubblicato nel luglio del 1998 a oggi, infatti, i Neozelandesi trapiantati a Londra sono stati capaci di pubblicare la bellezza di sedici tra album ed EP, con un ritmo incredibile, considerata l’enorme qualità di tutte le loro uscite. In effetti, eravamo un po’ preoccupati, perché l’ultimo disco Scale and Probability risaliva ormai a maggio 2018 e un lasso di tempo così lungo era quanto meno sospetto. Ma appunto, mai distrarsi con i Monsterworks ed ecco che ad ottobre 2020, come di consueto accolto dal più profondo silenzio mediatico, esce Malignment, nuova immersione nel complesso universo filosofico e scientifico creato dalla mente del leader Jonathan "Jon" Greenville Higgs, autore anche di quasi tutte le musiche, completate negli arrangiamenti assieme agli altri compagni di band, come di consueto. Dalla stupenda copertina alle curatissime immagini di computer grafica del booklet, all’esaustivo e comunque affatto semplice plot illustrato dalle parole dello stesso Jon, tutto è come al solito praticamente perfetto e maniacalmente realizzato al massimo livello. Dove ci hanno portato questa volta Jon e i Monsterworks?
IL CONCEPT Il viaggio che andiamo a compiere è al tempo stesso compiuto indietro e in avanti. Indietro, perché la storia di Malignment, ennesimo concept album realizzato dal gruppo, va a ricollegarsi direttamente con il gigantesco affresco iniziato negli album Spacial Operations (Luglio 2007) e Singularity (Aprile 2009), che era rimasto in effetti non completato e che, tanto per dirlo subito, neanche con Malignment trova una sua conclusione. L’intreccio è complicatissimo: senza ripercorrere tutta la storia già affrontata nei due capitoli precedenti, arriviamo direttamente a Malignment, nel quale un pilota spaziale proveniente da un remoto futuro di un altro angolo dello spazio, fuggendo da una battaglia, precipita non si sa come con la sua astronave -la Magma Maiden- sulle montagne dell’Eritrea, a qualche anno da adesso. Immagine questa stupendamente rappresentata dalla copertina dell'album, che sembra una versione catastrofista/futura del famoso ‘Viandante sul mare di nebbia’ di Friedrich. Il suo è insomma stato un viaggio nel tempo e nello spazio. L’astronave è danneggiata e altrettanto ferito è Nate, il pilota, ed è la stessa Intelligenza Artificiale della navetta che decide di fondersi all’umano, per permettere a entrambi di sopravvivere. Nate viene di conseguenza totalmente trasformato, nella coscienza e nella propria stessa identità. Ritrovandosi su un Pianeta sconosciuto, oltre duecento anni prima della propria nascita, il pilota, oltre a sondare la propria nuova realtà personale, deve anche cercare di nascondere i propri nuovi poteri e ambientarsi nel nuovo mondo, cercando di dare un senso alla propria esistenza. Venuto a contatto con un gruppo di combattenti per la libertà, in un momento di grossa crisi sulla Terra, dovuta a crescenti guerre per il possesso delle sempre più scarse risorse, Nate scopre che uno scienziato di nome John Merrick sta conducendo le ricerche per un sistema di propulsione che permetterà ai terrestri di sfruttare le risorse minerarie degli asteroidi spaziali. Nate capisce che incredibilmente quello stesso Merrick è il prete-guerriero responsabile delle guerre sul suo pianeta del futuro e decide quindi di unirsi ai ribelli per sconfiggerlo e salvare così anche il proprio futuro. Il complicatissimo plot, come di consueto per i Monsterworks, oltre a essere estremamente ampio, offre numerosi spunti fantascientifici e filosofici, in particolare legati alla condizione di Nate, una volta che la sua coscienza viene irrevocabilmente modificata dall’unione con l’A.I. e turbata dai dubbi derivanti dalla possibilità di cambiare il futuro e fondare una nuova Età dell’Oro grazie alle superiori conoscenze portate dal futuro, giungendo a chiedersi se non sia giusto mostrare i propri nuovi poteri e farsi adorare come nuovo Profeta, se non addirittura come Dio, dai terrestri.
LA MUSICA Interessante rendersi conto, una volta esaurito (?) il concept, che tutto questo fa da cornice a un disco di una complessità strumentale, compositiva e di arrangiamento del tutto fuori dal normale. Come inaugurato già con The Existential Codex, le influenze death/thrash/prog/black/heavy classico del gruppo si sono arricchite con evidenti derive doom, psichedeliche e post, gestite come al solito con un caleidoscopio irrefrenabile che rende i brani un affascinante quanto cangiante maelstrom, che prescinde quasi sempre da una costruzione prevedibile e legata a strutture ritornanti, come a "inutili orpelli" quali ritornelli o bridge. I brani iniziano ed evolvono in maniera lineare, andando quasi sempre avanti, senza mai tornare su quanto ascoltato in precedenza. Questo rende l’ascolto particolarmente complesso, dato che tutti i generi vengono frullati assieme, mentre anche l’approccio vocale di Jon passa dal growl allo scream al pulito con una naturalezza e una padronanza ormai totali, disegnando emozioni e colori almeno quanto lo fa la musica. Approcciare Malignment e qualunque altro disco dei Monsterworks, non deve però essere inteso come il trovarsi di fronte a un disco astruso, pretenzioso e fintamente intellettualistico: non è avantgarde quella che i nostri compongono. Per quanto difficile, mutevole, eternamente sfidante, la musica dei Monsterworks ha sempre dei risvolti melodici e dei climax emotivi potenti, che catturano l’ascoltatore dando qualcosa di più della semplice e superba maestria esecutiva, comunque sempre utilizzata a livelli altissimi. Echi di band quali Voivod, Morbid Angel, Gojira, Vektor e perfino Queensryche sono rintracciabili in tutto il disco, che resta profondamente prog nella sua essenza, ma la combinazione dei vari elementi è totalmente personale e originale, tanto che non è possibile identificare un chiaro riferimento, se non nei precedenti album degli stessi Monsterworks e questo deve essere considerato come elemento di amore e rispetto per questa mai cantata band. Rispetto ad altri album del gruppo, Malignment ha quasi del tutto abbandonato le sfuriate death e thrash e predilige invece tempi medi e cadenzati, tipici del doom, come evidente sin dall’opener Impending Doom, che nei suoi otto minuti di durata ci conduce prima a un delicatissimo quanto evocativo arpeggio, che nasconde una crescente tensione e sfocia in un riff doom potentissimo, per poi cedere il passo ad aperture melodiche e arpeggiate, piuttosto che riff dissonanti e solenni armonizzazioni di chitarra, ai quali si uniscono sporadiche quanto defaticanti accelerazioni, più vicine all’heavy/thrash che al death/black, ai quali ormai ci lega quasi solo la voce di Jon e qualche riff. Chiaro che in un contesto del genere diventi del tutto inutile tentare la descrizione puntuale dei singoli brani, che tutti contengono tante di quelle suggestioni e variazioni da rendere impossibile e noiosissima una disamina di questo tipo. Colpisce semmai la capacità impressionante di utilizzare tutti questi generi e di mantenere l’atmosfera futuristica, fredda, potente, sfuggente ed enfatica che caratterizza l’album, anche con qualche espediente kitsch come i rumori cibernetici e i finti raggi laser. Cercando di rendere giustizia a tutto il disco, è impossibile non evidenziare la superiorità di canzoni come appunto l’opener Impending Doom, che gioca da apripista tematico quanto musicale a tutto l’album, la grandiosa doppietta costituita da Post Everything e Ice and Awe, nelle quali le armonizzazioni e le spettacolari parti strumentali intenti di psichedelia contribuiscono a creare dei climax emotivi notevolissimi, per poi arrivare alla apoteosi di Eye of Darkness, omaggio alle atmosfere dei Queensryche di Operation: Mindcrime e alla conclusiva Golden Age che cerca di essere nuova summa del disco, riuscendoci non pienamente, ma comunque con un risultato davvero ottimo. Non secondarie comunque le benvenute accelerazioni di Pre-Emptive Strike, la riuscitissima ed evocativa Harness the Engine, sicuramente più lineari di altre tracce e il dolcissimo strumentale arpeggiato a titolo Contempling Godhood.
VERSO IL FUTURO E OLTRE…. Ancora una volta, i Monsterworks si rivelano capaci di creare un album unico, inclassificabile, potentissimo e denso, ricco di arrangiamenti e idee come pochissimi altri artisti sono stati capaci di fare. Questo non significa che tutto sia perfetto, questo no. Malignment soffre in qualche caso questa ricchezza e seppure sia comunque fluido nello scorrere, diventa difficile non perdersi nelle sue composizioni, ritrovandosi solo dopo numerosi ascolti a godere del quadro completo delineato nei vari brani. Non è neanche da escludere che sia precisa volontà del gruppo ottenere questo effetto, chiedendo all’ascoltatore di immergersi nella musica, rinunciando a precisi punti di riferimento, per godere invece dei singoli passaggi e delle notevoli suggestioni evocate. Resta comunque un punto da rimarcare. In conclusione, siamo di fronte all’ennesimo enorme disco dei Monsterworks, band che non ha mai smesso di stupire e appagare i propri appassionati, proponendo musica di qualità superiore, lontana dalla massa e contemporaneamente capace di attirare praticamente chiunque ascolti metal. Prima o poi otterranno il riconoscimento che meritano e, quando questo accadrà, ci renderemo davvero conto dell’immenso patrimonio artistico creato da questa incredibile band. Non è troppo tardi per scoprirli, fatevi avanti.
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4
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Mi fa estremamente piacere aver attirato la vostra attenzione. Fatemi sapere e grazie dei commenti! |
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3
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Confesso di non averli mai sentiti. La recensione, l'incoraggiamento finale di Lizard, l'aver visto che sostanzialmente in 20 anni abbiano prodotto una marea di dischi (che, certo, a priori potrebbe voler significare suonare sempre la stessa roba, ma dalla recensione ho escluso questa opzione e ho più che altro pensato che ciò sia sinonimo di grande vena creativa)... sono tutti fattori che mi hanno incuriosito. Darò un ascolto sicuramente. |
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2
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Circa 3-4 anni fa sono andato in fissa con questo gruppo, trovo che 'Album of Man' sia eccezionale, ma poi li ho un po' mollati dopo l'uscita di 'The Existential Codex' che ho ascoltato giusto un paio di volte.
Darò un ascolto a questo nuovo e inaspettato album molto presto |
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1
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...sentito qualcosa su youtube.....sono piuttosto bravi e vari....approfondiro'.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Impending Doom 2. Pre-Emptive Strike 3. Harness the Engine 4. Post Everything 5. Ice and Awe 6. Contemplating Godhood 7. Eye of Darkness 8. Golden Age
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Line Up
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Jonathan “Jon” Greenville Higgs (Voce, Chitarra) Marcus (Chitarra) Hugo (Basso) James (Batteria)
Musicisti Ospiti: Vanessa Bélec (Voce di Magma Maiden)
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