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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Monsterworks - Album of Man
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( 3553 letture )
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Non capita spesso di ascoltare un album di una band di cui non si conosce nulla e pensare, già al primo ascolto, di essersi perso un gran gruppo fino a quel momento. Quasi con vergogna ho scoperto che i Monsterworks sono un quartetto attivo, discograficamente parlando, dal 2007 e che questo Album of Man è già la loro quarta fatica in studio; già dai primi due album si può notare come le tematiche trattate dalla band risultino abbastanza delicate e complesse da maneggiare nella stesura di un disco: Spacial Operations e Singularity compongono un concept di tipo spaziale/futuristico suddiviso in due parti, mentre il terzo disco, The God Album, vira l’ispirazione testuale della band verso territori più filosofici e onirici, perseguiti ulteriormente in questa quarta uscita discografica. Una premessa, quando ci si avvicina a gruppi il cui genere musicale non appare definito all’interno dei margini canonici, è d’obbligo: è ormai evidente di come la saturazione dei generi del mercato musicale porti le nuove band, vogliose di spiccare il volo, a sperimentare differenti sound che possano apparire freschi e interessanti; non c’è nemmeno da sottolineare il fatto di come la maggior parte di questi gruppi si trovi a cadere nell’indistinguibile polpettone di tecnica e stili musicali aggregati a casaccio che rende la sperimentazione francamente evitabile. E’ proprio per questo motivo che accostarsi a un gruppo che tenta di innovare è sempre difficile, dato che la noia e il fallimento sono sempre in agguato dietro l’angolo; eppure, nonostante il tracollo di molti, a volte ci si può imbattere in band intente a percorrere questa difficilissima strada con naturalezza, quasi come se fossero nate per viaggiare verso la giusta meta, inarrivabile ai più. Sì, sto parlando proprio dei Monsterworks.
Album of Man è un disco in grado di catturare l’attenzione dall’iniziale arpeggio di The Creation Dream, brano d’apertura di chiara ispirazione Mastodon all’ultimo, onirico, assolo di chitarra di Air-WHCSF. Nonostante la discreta familiarità con le sonorità di casa Mastodon, band alla quale si potrebbero inizialmente accostare i Monsterworks, non bisogna commettere l’errore frettoloso di bollarli come una mera band fotocopia del quartetto di Atlanta. Dietro a questo iniziale abbinamento, che può risultare naturale a un primo ascolto, vi è un mondo tutto da scoprire e che diventa sempre più coinvolgente con il passare delle riproduzioni. In The Creation Dream le chitarre di Jon e Marcus si intrecciano in arpeggi, riff lenti e trascinanti e passaggi al limite dello sludge più puro; la voce varia dalla dolce melodia accompagnante gli arpeggi sino allo scream più selvaggio nei passaggi distorti. Come brano d’apertura non c’è male, davvero. I Monsterworks, come già detto, non sono gruppo che verte su un solo genere musicale e quindi ecco che parte It’s Alive, una pura bordata di riff e cambi di tempo che schiaffeggiano e accarezzano l’ascoltatore come un guanto double-face d’acciaio e seta. Con l’avanzare della riproduzione il livello dei brani rimane costantemente elevato, sforando in generi differenti quali lo stoner, il thrash e il death metal. La voce è fautrice di una prova di alto livello che trova la sua massima espressione nella travolgente All Suns Die, in un delizioso misto di falsetto, growl e clean vocals. Le chitarre, opportunamente violente e pesanti, riescono a dare una valida interpretazione di tutte le canzoni e a farsi amare grazie ad arpeggi leggiadri e assoli psichedelici. Basso e batteria (da segnalare soprattutto l’ottima prova di James, che riesce ad alternare delicatezza e intensa brutalità sul suo drumset) costruiscono un tappeto ritmico vario e ispirato, sul quale Jon e Marcus possono sbizzarrirsi nel loro eclettismo musicale; da ascoltare con particolare attenzione la sezione finale di Known, rigorosamente a occhi chiusi e con la mente cullata dalle poche note psichedeliche della chitarra solista. Nella loro proposizione, i nostri non mancano nemmeno di offrirci un assaggio di doom, nel quale vengono opportunamente scomodate le sonorità di mostri sacri quali Black Sabbath, Cathedral e Candlemass; nonostante ciò, Taste of Doom non risulta essere un mero esercizio di riproposizione del classico, visto che le sonorità vengono inglobate e plasmate dal sound della band che impreziosisce il doom con sezioni di death/thrash, le quali potrebbero apparire incompatibili eppure funzionano alla grande. Da encomio, sicuramente la parte migliore del disco, la doppietta conclusiva Free Will/Air-WHCSF che riassume alla grandissima tutto ciò che viene detto in questi quaranta minuti di ottima musica.
In definitiva Album of Man è un disco che deve essere ascoltato da qualsiasi amante della buona musica, senza dover limitare per forza il bacino d’utenza a un singolo genere musicale; questo album contiene tutti gli elementi che servono per rendere felici i fan dei Mastodon, gli amanti del metal più progressivo e qualsiasi altro ascoltatore non occasionale che possiede tanta passione per la musica da ascoltarla con il cuore. La freschezza sonora è evidente, così come l’ispirazione che impregna meravigliosamente ogni passaggio; i cambi di tempo, le ritmiche e gli arpeggi sono disposti alla perfezione, neanche le canzoni si fossero scritte da sole in un eterogeneo afflusso di emozioni; il tutto è messo in luce da una produzione adeguata ed è condensato in un artwork davvero splendido e appropriato. In questo quarto disco dei Monsterworks non esiste un brano, o un minuto, che svolga l’ingrato compito di riempitivo; tutto si trova al posto giusto e va a costituire un lavoro coi fiocchi che meriterebbe assolutamente un successo grande quanto quello della quarta fatica di un altro immenso gruppo (Chi ha detto Crack the Skye?). Signori, giù il cappello.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Creation Dream 2. It’s Alive 3. Unconditional Lie 4. All Suns Die 5. Harden to Art 6. Known 7. Taste of Doom 8. Being Human 9. Free Will 10. Air-WHCSF
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Line Up
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Jon (Voce, Chitarra) Marcus (Chitarra) Hugo (Basso) James (Batteria)
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