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Witherfall - Curse of Autumn
07/03/2021
( 3492 letture )
Uno dei racconti antichi più belli e significativi di tutti i tempi ci proviene dall’Egitto. Databile attorno al XV secolo Avanti Cristo, il testo è pervenuto a noi su una serie di papiri e, a causa della deperibilità del materiale, è purtroppo frammentato e manca totalmente del finale. Eppure, questo non gli ha impedito di diventare molto famoso e di essere ancora oggi ristampato, perché il suo messaggio resta universale e l’argomento tra i più trattati dalla letteratura di ogni tempo: la maledizione e la conseguente predestinazione. Il protagonista è un principe egizio: i genitori, disperati perché non riescono ad avere un figlio, vengono infine graziati dalla sua nascita, sulla quale cade però una maledizione: egli morirà per il morso di un serpente, di un coccodrillo o di un cane. Per sottrarlo a questo destino, i genitori rinchiudono il principe in un bellissimo palazzo, lontano da ogni pericolo. Crescendo e venuto a conoscenza della maledizione, il principe capisce però che tutto questo è inutile e crudele: il destino lo raggiungerà comunque, se questo deve compiersi. Quindi rimanere rinchiuso non servirà a nulla, se non a mortificare la sua vita. Coraggiosamente, quindi, il principe decide di uscire dal palazzo e vivere una vita vera e, anzi, piena di avventure, accettando la propria ineluttabile fine e sfidando quindi la maledizione. Il coraggio del principe vale ancora oggi per tutti noi, dato che la maledizione è comune a tutta l’umanità: vivere è accettare il rischio, perché di questo è fatta la nostra esistenza.

Dopo due album di enorme spessore, che li hanno portati ad essere tra le band più amate e attese del panorama, gli statunitensi Witherfall si trovano nello scomodo posto di chi deve confermare la propria grandezza e farsi incoronare tra le più importanti band heavy dell’ultimo decennio, se non la più importante in assoluto. Si sa, vincere un titolo è molto più facile che mantenerlo e questa è la maledizione che colpisce i Witherfall, loro malgrado. Un destino di cui la band è ben consapevole e, per questo, decide di curare ogni dettaglio del disco che porta già dal titolo il tema della maledizione. Ecco quindi che i due band leader, Jake Dreyer e Joseph Michael iniziano fin subito dopo la pubblicazione di A Prelude to Sorrow a comporre il materiale per il nuovo album e si preoccupano che l’artista che curerà la copertina sia ancora Kristian Wåhlin, col quale esiste ormai un sodalizio che va oltre la semplice collaborazione, come confermato dal fatto che a lui viene affidata anche la definizione di tutto il merchandise ufficiale della band. Un altro tassello fondamentale è la sistemazione del ruolo di batterista: dopo l’improvvisa quanto funesta dipartita del terzo fondatore, Adam Sagan, infatti, il gruppo non aveva ancora trovato un sostituto stabile e il colpaccio di portare dietro le pelli un monumento allo strumento come Marco Minnemann contribuisce in maniera significativa alla fisionomia di Curse of Autumn. Infine, l’ulteriore tassello che va a posto è quello del produttore del nuovo album, che viene identificato in Jon Schaffer, leader degli Iced Earth, nei quali suona(va) lo stesso Dreyer. Anche in questo caso, il contributo del musicista ha un peso specifico nell’economia dell’album.

Una delle caratteristiche fondamentali dei lavori dei Witherfall è l’atmosfera gotica e romantica che ammanta tutte le composizioni: le sensazioni costanti di dolore, malinconia, perdita, morte, sono pervadenti e donano una dimensione precisa ai brani della band. A queste, nel nuovo album si aggiunge una nuova emozione: la rabbia. Una rabbia cieca e furente, esaltata dal rosso dell’artwork, che Joseph Michael identifica nella rabbia per il tradimento delle persone a noi care, per i loro voltafaccia, per la mancanza di sensibilità ed empatia, per l’isolamento a cui viene ridotto colui che viene respinto, per la lotta contro la malattia. Una rabbia che diventa quasi palpabile nel disco, che risulta difatti essere il più violento dei Witherfall, arrivando e più volte passando il limite del thrash metal puro. Le canzoni tendono a perdere infatti la connotazione progressive e ad acquisire semmai quella di un heavy/thrash ultratecnico, ma dalle strutture appena più lineari, fatte salve le due tracce nelle quali la vena prog esplode in tutta la sua maniloquenza: Tempest, che supera gli otto minuti e … And They All Blew Away che supera invece i quindici. Il sound che Schaffer ha creato attorno alle composizioni è praticamente perfetto e rispettoso della storia della band: oscuro, carico, potente, eppure affatto “pesante”, bensì pulito, agile, nervoso, ultramoderno. Una corazza impenetrabile e ultraleggera, tipo quelle del Batman ultimo stile. Eppure, che sia un caso o meno, la mano del chitarrista si sente e così l’influenza della sua band. In Curse of Autumn, infatti, perdendosi appena la dimensione prog, viene anche leggermente a calare l’influenza tipica dei Sanctuary/Nevermore, che pure resta latente, non fosse altro che per la gigantesca quanto drammatica e dolente interpretazione di Michael e cresce invece proprio quella degli Iced Earth, così come con la morte di Adam Sagan erano venute un po’ meno le influenze dei Circle II Circle/Savatage che pure si sentivano nel debutto. Non che vengano meno invece le caratteristiche primarie dei Witherfall: la particolare vena di Jake Dreyer e la voce di Joseph Michael. Il primo, permea ogni anfratto musicale e tra chitarre elettriche e acustiche regala performance di altissimo livello tecnico, senza perdere di vista il buon gusto e la capacità di creare climax emotivi; il secondo, si adegua alla maggiore aggressività del contesto, ricorrendo anche a una sorta di growl, già sperimentato sul disco precedente e si sfida a raggiungere i limiti massimi della propria capacità interpretativa, ricorrendo ancora a continue sovaincisioni e armonizzazioni che aumentano la dimensione spettrale e drammatica dei brani, mentre riduce l’apporto delle tastiere. Eppure, è evidente e lo si percepiva già dai singoli, che qualcosa è cambiato e che Curse of Autumn è ancora diverso dai due dischi precedenti e scendere nel dettaglio dei brani non sembra aiutare nel dipanare la trama, data l’estrema varietà delle composizioni stesse, che non sembra offrire stavolta uno sfondo comune a cui far riferimento. Così, dopo l’intro di chitarra acustica, The Last Scar è una mazzata di pura rabbia che fin da subito mette in mostra le qualità del gruppo e un refrain in cinemascope dal forte impatto, seguito dalle evoluzioni chitarristiche di Dreyer. As I Lie Awake, per la quale è stato girato anche un costoso video-cortometraggio, cambia invece le carte in tavola, spingendosi su un terreno quasi inedito per i Witherfall, che tentano di costruire un singolo di successo, grazie a un refrain di grossa presa e uno sviluppo che pur senza tradire lo spirito della band, risulta più aperto e accessibile, grazie anche agli spettrali arpeggi che ingentiliscono le ritmiche donando un alone malinconico al brano e ai vocalizzi in stile King Diamond. La mutevolezza la fa da padrone e così Another Face si sposta su un midtempo che regala una nuova immersione nel dramma e nel dolore, con cori alla Queensryche che esaltano il refrain e il pazzoide break centrale, fino all’insistito finale. Ma quanto ascoltato finora viene letteralmente spazzato via da Tempest, brano enorme, nel quale si notare anche l’ottimo Anthony Crawford e che esalta la prestazione di Minnemann, presentandosi come prima vera immersione nella vena prog del gruppo, con le chitarre flamenco di Dryer e il vorticoso sviluppo, ben esemplificato dal titolo. Se finora eravamo rimasti un po’ col fiato sospeso, aspettando il passo successivo in cerca di conferme, qua possiamo accomodarci e goderci lo spettacolo, sicuri del capolavoro che si snoda passaggio dopo passaggio. Molto probabilmente, siamo al miglior brano del disco. La titletrack è un piacevole intermezzo acustico di un minuto e mezzo, con una bella linea melodica di Michael e di fatto funge da apripista a uno strumentale, palestra per le perizie dei musicisti. Arriviamo così alla parte conclusiva del disco, con The Other Side of Fear che ci sventaglia furente, ricordando e non poco le classiche opener dei Nevermore. In effetti, la canzone avrebbe dovuto essere la prima traccia di A Prelude to Sorrow, ma non fu inserita perché non coerente col mood dell’elegia ad Adam Sagan che ha rappresentato il secondo album. Per contrasto, invece, la dolcissima The River, nuovamente e in gran parte acustica, sembra voler placare in qualche modo il concentrato di rabbia fin qui espressa. Arriviamo quindi alla composizione più ambiziosa concepita dai Witherfall: …And They All Blew Away è un complesso gioco a incastro con una prima parte nella quale si sviluppa la sezione cantata vera e propria e una seconda parte in continua progressione, nella quale a dominare è un complesso gioco di incastri strumentali, sui quali Joseph Michael si insinua via via da par suo, fino al ritorno alla melodia portante della prima parte, che chiude dopo più di quindici minuti di grande musica. Il congedo dall’album è affidato a una vera e propria sorpresa: la cover acustica del classico Long Time dei Maestri Boston, che subisce il trattamento sperimentato dagli A Perfect Circle in eMOTIVe e cioè un rallentamento che trasforma totalmente il mood del brano, fino a renderlo malinconico e sognante al tempo stesso, perfetto per placare e dare respiro all’ascoltatore dopo il tour de force precedente. Esperimento curioso, ma riuscito.

La sfida lanciata dai Witherfall è in conclusione ambiziosa e variegata: Curse of Autumn è un disco estremamente sfaccettato, ricco di diverse influenze ed espressioni, frutto di una band dal talento enorme. Eppure, questa ricchezza finisce per privarlo di una direzione e il risultato è un gigante tecnico, dall’immenso potenziale emotivo ed espressivo, che finisce però per risultare un po’ faticoso all’ascolto e non sempre a fuoco. Il cambiamento di registro si avverte, ma di per sé non costituirebbe un problema, dato che i tratti caratteristici della band restano tutti al loro posto, permane però una sensazione di spaesamento, come se si facesse fatica ad afferrare davvero il disco e questo è strano, dato che le canzoni, fatti salvi i due episodi più tipicamente prog, sono relativamente più semplici e dirette che in passato.
Dire che Curse of Autumn possa essere una delusione sarebbe fuori luogo: siamo al cospetto di un disco grandioso, opera di una band grandiosa. Eppure, qualcosa non va come dovrebbe e non aiuta il fatto che qualche episodio risulti tutto sommato non necessario o non all’altezza. Resta comunque la sensazione che i Witherfall siano davvero una delle più grandi band degli ultimi anni, una di quelle che davvero fanno e faranno la differenza, specialmente se sapranno definitivamente affrancarsi dai pur elevatissimi riferimenti che da sempre li caratterizzano. Purtroppo, Curse of Autumn patisce la propria stessa ambizione, ma questo è il destino e la maledizione di chi è nato per eccellere: non poter sbagliare. Stavolta, la sfida si conclude senza un vincitore, ma il capolavoro resta ampiamente alla portata. Per ora godiamoci comunque un grande album, che davvero non è poco.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
81.34 su 35 voti [ VOTA]
Tatore
Giovedì 13 Giugno 2024, 11.35.16
22
Riprendendo i commenti 12 e 14, boom, il nuovo disco se lo sono autoprodotto e hanno fatto un altro capolavoro!
progster78
Domenica 9 Luglio 2023, 12.15.08
21
Lo ammetto non li conoscevo...cosa mi sono perso in tutto questo tempo. Qui dentro c\'e\' di tutto,Savatage,Nevermore,un po\' di FW del periodo No Exit, passaggi vocali che ricordano i Queen e accelerazioni alla Shadow Gallery. Veramente un disco eccelso e sicuramente dovrò colmare la lacuna con i vecchi lavori,per me questo vale 90.
Jappy81
Mercoledì 3 Agosto 2022, 6.38.50
20
Sono reduce da diversi ascolti dell’intera discografia dei Savatage , per poi ascoltare i 3 album dei whiterfall. Sono innegabili le influenze del metal anni 80/90 difatti Dreyer e soci non hanno mai nascosto le loro influenze Savatage e Nevermore su tutti ( ma anche Queen per le armonizzazioni vocali ). La band ha però dato vita ad un progetto così personale che fatico a dare un voto oggettivo , sono per me dischi provenienti direttamente dall’iperspazio un viaggio sonoro Lovecraftiano, un colore venuto dallo spazio totalmente nuovo e per questo difficile da catalogare umanamente . Ogni singolo componente ha il suo giusto spazio dal basso ( nel metal spesso sacrificato ) alla voce vera esperienza sonora in questo disco forse più che negli altri lavori e tornando alla storia della band trovo molti aspetti in comune con i Sava, anche a livello biografico . Una band unica speriamo che sforni altri gioielli anche dopo la morte “artistica” di Shaffer che tanto ha fatto per Dreyer e per la band non solo un produttore ma un padre putativo del nuovo viaggio sonoro composto della band . VOTO: Other space
Pink Christ
Martedì 2 Novembre 2021, 15.10.04
19
Album favoloso cosi come gli altri 2...un mezzo capolavoro. Per me un 90 non glielo leva nessuno
Alcino
Domenica 14 Marzo 2021, 9.08.43
18
Bah, per carità bravi..pure tanto. Ma il tutto già sentito da altri prima di loro. Ogni tanto lo si può mettere sù, ma preferisco altri. Il primo pezzo poi...
uatu
Mercoledì 10 Marzo 2021, 16.31.31
17
Io vado controcorrente: i primi due album non mi hanno particolarmente colpito, li ho trovati un pò troppo derivativi e prolissi. Questo invece mi piace molto, fresco e coinvolgente, anche i singoli particolarmente azzeccati. Per me un 85 ci sta tutto
Tatore
Mercoledì 10 Marzo 2021, 10.21.13
16
Eh oh...certe cose vanno metabolizzate...specie le delusioni o le presunte tali
d.r.i.
Mercoledì 10 Marzo 2021, 10.12.16
15
Ottima disamina Tato, certo che prima rompi i maroni che non ti piacciono i singoli e poi esalti il tutto . Scherzo ovviamente, secondo me loro sono uno di quei gruppi potenzialmente da capolavoro.
Tatore
Mercoledì 10 Marzo 2021, 9.56.46
14
@d.r.i. Credo che tutti quelli che conoscono i Witherfall si aspettino sempre di più da loro, è lecito direi visto quanto hanno prodotto finora. Questo credo sia l'album più studiato e meno spontaneo dei ragazzi, forse per qualche critica di prolissità e qualche mancanza di omogeneità di alcuni pezzi di APTS, hanno frenato un po' la vena prog dandole libero sfogo in solo due pezzi. Per inciso, '...And They All Blew Away' è senza dubbio il pezzo più ambizioso, lungo e musicalmente esaltante (per me) dei nostri, con quelle influenze di heavy classico che in poche battute ti catapulta dritto negli anni '80-'90, incredibile i brividi che mi fa sentire! Certo 'Vintage' è considerata la loro migliore canzone (di cui nella parte finale 'Tempest' riprende mood e tonalità) perché è un vortice di emozioni incontenibile, ma ragionando freddamente l'ultimo pezzo osa e ripaga di più, almeno per me, e lo dico anche se 'Vintage' mi ha fatto piangere come un bimbo nel primo mese di ascolti. Come dici tu, caro d.r.i., spero che al prossimo album si tolgano le "catene produttive" che li hanno (sicuramente) limitati per aumentare il bacino di utenza, e spicchino il volo con un super album coi controcazzi, e sono certo che questo sia ampiamente nelle loro possibilità
Korgull
Mercoledì 10 Marzo 2021, 6.55.12
13
I singoli non mi avevano entusiasmato, ma avevo preordinato il disco sulla fiducia data l'esaltazione che mi aveva generato il precedente. Che dire...mi ė piaciuto tantissimo! Le composizioni tecniche e malinconiche, le melodie mai banali: la trovo una grande prova. Forse si, rispetto al passato come diceva d.r.i. ė un album che tende piú al power ma senza stravolgere il loro trademark ma usandolo per ampliare i confini di quello che a loro riesce meglio. Direi che il voto ė giusto
d.r.i.
Martedì 9 Marzo 2021, 18.06.40
12
@Tatore: siamo sulla stessa linea, io sono sempre stato più cattivo, se a questo do 75 e agli altri confermo i voti delle rece la distanza in punti è la stessa. Purtroppo da loro mi aspetto sempre quel qualcosa in più e invece mi ricadono sempre nel già sentito (suonato da altri) che comunque è fatto bene. Per farmi gridare al miracolo li vorrei svincolati da canoni dettati, in maniera migliore, dai gruppi più volte cirati. In breve, questi cazzo ci sanno fare, quindi liberatevi dalle briglie e cavalcate liberi
Tatore
Martedì 9 Marzo 2021, 16.34.06
11
@d.r.i. Un po' bassino 75, dai! Per me 80 è ottimo come voto, ma a questo punto gli altri 2 lavori meritano almeno 5 punti in più ciascuno. Comprendo il discorso sui Nevermore e il fatto che siano irraggiungibili, anche perché sono stati i primi; però non condivido completamente perché tenderà sempre a minare il giudizio di un gruppo che suona più o meno lo stesso genere. E poi basta dire sempre "sembra questo...sembra quello...è uguale a...non gli somiglia per niente...". Il discorso si può fare giusto all'inizio della vita di un gruppo per capirne le coordinate stilistiche, ma poi (se il gruppo ne è in grado di svilupparla) occorre valutare la personalità propria del gruppo in questione. Vi prego di non prendere le mie parole come polemiche o cose così, ho solo espresso un'opinione totalmente personale
d.r.i.
Martedì 9 Marzo 2021, 15.56.35
10
Per me i Nevermore e Sanctuary si sentono più nei primi due, qui sono più powereggianti alla Iced Earth. Voto sicuramente più basso dei precedenti, direi 75.
Danimanzo
Martedì 9 Marzo 2021, 15.48.14
9
Bravo Lizard, siamo d'accordo!
Lizard
Martedì 9 Marzo 2021, 14.57.27
8
@Danimanzo: sono d'accordo con te e difatti non mi sono mai sentito di dare loro dei voti altissimi, pur ritenendoli senz'altro il gruppo più interessante emerso negli ultimi anni.
Danimanzo
Martedì 9 Marzo 2021, 13.11.07
7
Li conosco dai tempi di Nocturnes and Requiems e possiedo la loro attuale discografia. Li ritengo dei bravissimi musicisti, con i singoli membri davvero eccellenti ciascuno nel proprio comparto ( compreso l'ultimo aggiunto fenomenale Marco Minneman ). Poi questo stile che mischia Heavy, Progressive, Thrash e Power US Style, ma con quella forte influenza neoclassica e decadente semplicemente lo adoro. Ma sinceramente non me la sento di scomodare i Nevermore. Loro rimangono di una classe innata e superiore.
Cristiano Elros
Lunedì 8 Marzo 2021, 22.42.08
6
Speriamo bene, sono curiosissimo perché i primi due sono davvero tra i migliori lavori heavy degli ultimi anni, e i singoli non mi hanno entusiasmato troppo. Vedremo
Brother
Lunedì 8 Marzo 2021, 21.58.41
5
Un vero peccato la produzione, la batteria è pessima.
Tatore
Lunedì 8 Marzo 2021, 9.52.58
4
Recensione impeccabile Lizard, hai colto perfettamente il segno, e con ogni frase della tua disamina. D'accordissimo al 100% sulle considerazioni finali, ho avuto esattamente le stesse sensazioni ai primi ascolti dell'album, al punto da essermi quasi indispettito dopo l'ascolto dei singoli, ero deluso e stavo rischiando di prendere in antipatia band e disco. Poi, la voglia di assimilarlo e l'amore per questa band mi ha riportato alla ragione e dopo una 15ina di ascolto in 3 giorni posso dire che si tratta comunque di un ottimo album, ma effettivamente siamo al di sotto delle precedenti bombe, e si rimanda l'appuntamento col capolavoro assoluto al prossimo album. Detto ciò, meno male comunque che i Witherfall esistono
Fly 74
Domenica 7 Marzo 2021, 22.02.08
3
Sono al quinto ascolto. Fantasia, coraggio, testi emozionanti, tecnica elevatissima, estremamente vario, progressivo, melodico e potente. Michael, che come al solito interpreta in modo diverso ogni frase cantata, è in stato di grazia. Vado col sesto ascolto.
Enrico
Domenica 7 Marzo 2021, 21.31.19
2
Comprato. Ennesimo gioiello.
duke
Domenica 7 Marzo 2021, 19.42.18
1
...assolutamente da avere....
INFORMAZIONI
2021
Century Media Records
Heavy/Thrash
Tracklist
1. Delive Us Into the Arms of Eternal Silence
2. The Last Scar
3. As I Lie Awake
4. Another Face
5. Tempest
6. Curse of Autumn
7. The Unyielding Grip of Each Passing Day
8. The Other Side of Fear
9. The River
10. …And They All Blew Away
11. Long Time (Acoustic Version)
Line Up
Joseph Michael (Voce, Tastiera)
Jake Dreyer (Chitarra elettrica, Chitarra acustica)
Anthony Crawford (Basso)
Marco Minnemann (Batteria)
Alex Nasla (Tastiera dal vivo)
 
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