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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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14/03/2021
( 2118 letture )
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Ginevra, Svizzera 2021, dalle lande elvetiche eccoci giungere il quinto capitolo in casa Stortregn e, anticipando apertamente il contenuto di questa recensione, si tratta di uno dei più lucenti e annotabili album di questo inizio anno. Impermanence si articola in otto tracce, edito dalla The Artisan Era è un disco poliedrico, in cui la band naviga apertamente in più generi e stili (black, death, technical, prog, avantgarde), ponendosi a livelli elevatissimi in ognuno di essi, creando una miscellanea perfetta, bilanciata, tremendamente efficace, dando atto di una profonda cultura musicale e altrettanto caratura tecnica.
Partendo da una bellissima copertina, Impermanence gode di un sound ibrido, a metà strada tra una batteria profonda e digitale e suoni di chitarre e basso piuttosto analogici, in cui le voci giocano tra scream e growl con estrema dinamica, la produzione è cristallina e nitida, non troppo pompata, con un impatto generale piuttosto old-school, che ne esalta la caratura. Ogni strumento è degno di nota, tutti i musicisti compiono un’ottima performance, ad attrarre in particolare sono le elaborate architetture chitarristiche, sia nelle clean part che nelle cavalcate più estreme, altresì nei fraseggi solistici. Una caratteristica basale di questo disco è l’ampio e razionale utilizzo della melodia, in un genere variegato come questo spesso viene tralasciata a favore di tecnicismi o artefici sonori, qui invece gli Stortregn ci mostrano che anche nei generi più estremi, opportunamente miscelati si può essere dannatamente efficaci basando un intero album su aspetti melodici che, per render meglio l’idea possono rispecchiare ciò che successe nei primi anni ’90 nel death metal di nordica matrice…
Ghost Of The Past apre il disco, dopo una intro in crescendo la band si lancia in un mood black oriented, in cui le voci si alternano tra growl e scream sopra a frenetici riff e una batteria furiosa e chirurgica, il brano si dirama e alterna poi in un andamente death di vecchio conio con aperture melodiche a tratti acustici. Già in questi primi sette minuti gli elvetici mostrano tutta la loro classe musicale-compositiva che sfocia successivamente in Moon, Sun, Stars brano ancora più tirato, con calibrati inserti melodici e raffinati rallentamenti che donano un pregevole movimento al pezzo. Cosmos Eater abbassa leggermente il trend, a favore di un andamento più groovy e thrash oriented, ornato in ogni parte da continue e variopinte sovra incisioni chitarristiche, un pezzo in cui il lavoro dietro al microfono la fa da padrone sfoderando una performance estrema ed intensa. La titletrack con i suoi poco più di due minuti di durata è il pezzo più breve del disco, un ponte quasi interamente strumentale, intenso, in cui gli svizzeri ci fanno orbitare nel loro cosmo per poi scaraventarci in Grand Nexion Abyss uno dei brani più belli dell’intero disco, funzionale in ogni sua parte, molto profondo, in cui la band vola in ogni genere in maniera fluida e omogenea creando un brano che stupisce in ogni suo aspetto. Multylayered Chaos pone poi l’accento sulla parte più technical e prog della band, i ritmi sono sommariamente più rallentati, poggiati su una solida base melodica che accompagna l’intero brano in cui a colpire è la parte centrale, con l’apertura strumentale e un ritornello orecchiabile, un brano “da live” che ci porta ai due gioielli finali: Timeless Splendor e Nènie. Il primo parte forte ricco di groove, convogliando black e death verso una seconda e centrale parte dagli scenari jazz oriented per poi sfociare nuovamente nella furia iniziale, il tutto eseguito con un’abilità e fluidità estrema, che lascia spiazzati per l’efficacia con cui tutto ciò succede, è come trovarsi nell’occhio di un ciclone dove attorno succede l’inverosimile e per l’apparente stasi non ce ne si rende conto. Nènie, traccia conclusiva, parte al massimo della velocità per gettarsi in un intricato modus tech-death, nello sviluppo del brano la band punta ad un incedere epico, mantenendo sempre l’aspetto estremo e variegato, caratterizzato da un ispirato ed elevato lavoro delle chitarre. Brano che sfuma e si chiude con un richiamo chitarristico della intro del disco, come a ricordare la ciclicità di questo viaggio nell’universo "impermanente" degli Stortregn.
Impermanence è un album profondamente intenso, in cui la sua peculiare e caratteristica varietà di generi e stili oltre che renderlo fondamentalmente non catalogabile, concentra l’ascolto e l’analisi su ciò che un album dovrebbe contenere (aldilà delle nomenclature e catalogazioni) ovvero semplicemente musica. La musica qui proposta dagli Stortregn è melodica, è estrema, è raffinata, è molti altri aggettivi che non vale forse la pena elencare ma, soprattutto, è dannatamente e semplicemente bella.
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10
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Niente male. Me lo segno.  |
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9
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Uscissero tutti i giorni Album così!! |
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7
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Lo sto ascoltando in questo momento con un servizio di music streaming, molto piacevole l'ascolto per via della varietà e scelte stilistiche dei brani, oltre che essere ben strutturato. Seppur lo stia ascoltando con un basso bit rate, la produzione pare molto buona. |
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6
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@Alcino. Si, è di Paolo e cito questo artwork nel mio nuovo libro. |
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5
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Madonna che bomba. Davvero bello, diamine. |
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4
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Mi piace, condivido il "Profondamente intenso", aggiungerei fresco e variegato. Un album tutto giorno. |
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3
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Appena scaricato l'album. davvero niente male sti svizzeri, Daje |
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2
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Bella scoperta! Trovo azzeccato il "Profondamente intenso" del Recensore per descrivere l'Album.. 45 minuti sempre ad alto livello con le varie anime del Lavoro che si fondono in maniera naturale.. Anche gli Assoli sono molto coinvolgenti e funzionali alle composizioni.. Complimenti al Gruppo! 85 lo metto... |
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1
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Scommetto che l'artwork è opera di Girardi Paolo, lo si percepisce da un miglio anche se lo stile è leggermente non il suo solito almeno a livello di soggetto e soprattutto non serve nemmeno zoomare l'immagine. Ora controllo ma non ho dubbi. Loro non li conosco pur seguendo la scena elvetica, rimedierò. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ghost Of The Past 2. Moon, Sun, Stars 3. Cosmos Eater 4. Impermanence 5. Grand Nexion Abyss 6. Multilayered Chaos 7. Timeless Splendor 8. Nénie
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Line Up
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Romain Negro (Voce) Johan Smith (Chitarra) Duran Bathija (Chitarra) Manuel Barrios (Basso) Samuel Jakubec (Batteria)
Musicisti ospiti: Alessia mercado (Voce nella traccia 1) Merlin Bogado (Voce nella traccia 3)
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