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The Monolith Deathcult - V3 - Vernedering: Connect the Goddamn Dots
27/05/2021
( 1637 letture )
Eccoci giunti all’ultimo, conclusivo capitolo della trilogia surreale fantascientifica dei The Monolith Deathcult, che danno alla luce V3 - Vernedering: Connect the Goddamn Dots. L’album è edito dalla Human Detonator Records e ci offre quasi un’ora di musica, suddivisa in otto tracce. Tutto ciò che ha sempre contraddistinto il trio olandese (non ben definita è tutt’ora la posizione ufficiale o meno di Schilperoort alle pelli) è ben presente anche in questa nuova uscita, i ragazzi si riconfermano una cellula impazzita nel panorama metal, dissacranti, irriverenti, anticonformisti, liberi di fare musica svincolata da ogni dettame. Non manca di certo originalità e tecnica anzi, così come non mancano spunti musicali estremamente interessanti e, una percettibile leggerezza di interazione verso tutto ciò che ci circonda, correlata a una marcata volontà di divertire e soprattutto divertirsi.

Come già il passato ci ha insegnato è complesso catalogare la band di Kampen in un genere, non di meno in questo nuovo album, in cui si spazia da una base death metal piuttosto moderna, che sfocia in parti al limite del black, con aperture sinfoniche, atmosfere cinematografiche (anche di ispirazione western) il tutto con un groove di base netto e roccioso, una miscellanea estrema ma dannatamente fluida e funzionale. Parte incisiva e ottimamente riuscita è il suono: V3 - Vernedering: Connect the Goddamn Dots gode di una produzione moderna e pompata, a farla da padrone sono i samples e le incisioni di tastiere, mutevoli, dinamiche e caratteristiche, la sezione ritmica di batteria e basso sorregge il tutto con suoni caldi, corposi e pieni, le chitarre sono ben definite e incisive, ottime le voci, calibrate e mai eccessive, sia dinamiche che varie. Tutto è ben armonizzato e amalgamato così da ottimizzarne l’ascolto in qualsiasi mezzo di diffusione sonora. L’introduzione del disco è affidata a Infowars e ad accoglierci troviamo uno stappo di lattina seguito da un rutto, ci siamo. Connect The Goddam Dots è invece la piacevole partenza della musica suonata, un riff carico di groove guida l’andamento del brano che tocca ambienti death e thrash, l’impatto collettivo è carico di elettronica e elettricità musicale, da sottolineare la prestazione vocale. Un cambio di marcia repentino lo si trova in Gone Sour, Doomed pezzo tiratissimo a velocità quasi estreme, brevissime pause e un rallentamento finale muovono il mood della canzone che, nell’impatto epico e marziale delle atmosfere trova il vero punto di forza. L’omonima Vernedering è un brano che in prospettiva live mieterà molte vittime, uno dei brani più strutturati e ottimamente concepiti dell’album, musica da film, geniale nella sua lucida follia. Blood Libels posto a metà del disco è un vero e proprio ponte strumentale che prosegue il piglio di ambient sonoro cinematografico (tutte da ascoltare e tradurre sono le intro e outro parlate del brano…). The White Silence cambia nuovamente marcia rallentano i ritmi a favore di un andamento marcatamente lento ed ossessivo, una oscura e tetra atmosfera guida il pezzo nel suo pachidermico incedere verso They Drew First Blood: un articolata composizione variopinta, il cui i The Monolith Deathcult riversano tutta la loro tecnica e anti-convenzionalità compositiva, liberi da schemi e da paradigmi ma soprattutto dannatamente efficaci e funzionali. A chiudere il disco troviamo L’overture De Morose un gran finale di poco più di dodici minuti fatto di epicità, di ricerca sonora musicale dove a farla da padrone c’è la dinamica del suono, la fluidità e la scorrevolezza delle parti attraverso molteplici passaggi e cambi di intenzioni (da ascoltare fino all’ultimo secondo…)

Diciamolo chiaramente i The Monolith Deathcult non sono una band per tutti, non hanno e non vogliono schemi o definizioni, non si prendono sul serio e non prendono sul serio, sono chiaramente una cellula impazzita in mezzo ad un sistema probabilmente troppo definito e schematico. Eppure, sanno creare musica con la emme maiuscola, forse sono troppo avanti per i nostri tempi? Ai posteri il compito di deciderlo a tempo debito. Oggigiorno, invece, nella loro lucida, goliardica e anarchica follia musicale, con V3 - Vernedering: Connect the Goddamn Dots hanno nuovamente fatto centro.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
75 su 3 voti [ VOTA]
DEEP BLUE
Giovedì 30 Settembre 2021, 17.33.49
1
Un disco originale, sono anche divertenti, Death electronic Industrial Metal cantato con voci sovrapposte. Meglio di tanta roba old school che non si può sentire più
INFORMAZIONI
2021
Human Detonator Records
Death
Tracklist
1. Infowars
2. Connect The Goddam Dots
3. Gone Sour, Doomed
4. Vernedering
5. Blood Libels
6. The White Silence
7. They Drew First Blood
8. L’Overture De Morose
Line Up
Michiel Dekker (Voce, Chitarra)
Carsten Altena (Chittarra, Samples, Programming, Tastiere)
Robin Kok (Basso)

Musicisti ospiti:
Frank Schilperoort (Batteria, Percussioni)
 
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