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Weezer - Van Weezer
07/06/2021
( 1633 letture )
Alzi la mano chi non ha mai visto il videoclip di Buddy Holly almeno una volta! Immagino che sarete pochi, ma d’altronde sarebbe impensabile il contrario dal momento che proprio quel bizzarro e irresistibile filmato sancì l’esplosione mediatica dei Weezer nel 1995, quando la Microsoft decise di inserirlo nel CD-ROM del nuovissimo Windows 95 a causa della sua già incredibile popolarità.
In quel videoclip era condensata tutta la poetica del quartetto capitanato dal genietto Rivers Cuomo, cantante e musicista a tutto tondo nato per comporre immortali affreschi power-pop ancora oggi capaci al contempo di suonare freschi e incredibilmente nostalgici. Nel video di Buddy Holly la band si esibiva all’interno dell’Arnold’s, il celebre locale reso iconico dalla serie televisiva americana Happy Days; comparivano nel mentre tutti i personaggi abituali del serial, i quali interagivano con gli stessi musicisti sia dal vivo sia attraverso il montaggio di frame estratti direttamente dalle puntate di Happy Days. Per certi versi quel video rimane d’esempio anche oggi, in un periodo storico nel quale la tecnologia permette di tutto, ma manca spesso freschezza e innovazione nel proporre prodotti del genere.

I Weezer hanno sempre giocato sull’immagine dell’adolescente sfigato ben incarnata dallo stesso Cuomo, con un appeal simpatico e burlone, ma sempre credibile, almeno nei primi anni di carriera simboleggiati dai primi due dischi della band: il cosiddetto debutto Blue Album (il titolo sarebbe Weezer, ma è tradizione rinominare i dischi del quartetto con il colore della copertina, tanto che la soluzione è già stata adottata per ben sei volte dalla band, ad oggi) e il seguente Pinkerton, pubblicati rispettivamente nel 1994 e nel 1996. Se il primo album presentava al mondo la miscela vincente del gruppo, fatta di power-pop romantico e ruggine post-grunge incanalata in un mood generale da nerd credulone e brufoloso, con il disco seguente le carte in tavola cambiavano di molto, andando ad esasperare una componente emo mai del tutto sopita, ma mai così evidente come in questo caso. Non a caso sono questi i due album preferiti dalla stragrande maggioranza dei fan del gruppo, nonostante la discografia dei Weezer negli anni sia diventata piuttosto nutrita.
La formula funziona in fretta e Rivers Cuomo fiuta l’interesse della major per eccellenza degli anni ’90, cioè Geffen Records, con la quale la band pubblica i seguenti tre album tra alti – il terzo disco del 2001, Green Album – e bassi – Make Believe del 2005, nonostante il buon successo dei singoli – .
Da qui inizia un incredibile girovagare tra diverse identità che cercano di non perdere il passo con la modernità dell’attuale scena pop-rock e soprattutto provano a scardinare Cuomo da quella veste da eterno adolescente che egli stesso si è costruito così saldamente. E così dopo l’ancora buono Red Album del 2005 si passa attraverso flirt con l’elettronica e il pop da classifica – Ratitude del 2009, che contiene anche il discutibilissimo featuring con Lil Wayne su Can’t Stop Partying – ed episodi scialbi – Hurley del 2010 – per poi approdare ad un rinnovato amore per le chitarre rock con l’ottimo Everything Will Be Alright In The End del 2014, che contiene anche una rinnovata promessa di fedeltà ai fan nel singolo Back To The Shack e una produzione di nuovo all’altezza per merito del leggendario Ric Ocasek dei The Cars, scopritore della band e già produttore del Blue Album.
Sono ancora sei i dischi pubblicati dai Weezer fino al 2021, ma tra questi purtroppo si salva ben poco, con l’eccezione del discreto White Album del 2016 e del penultimo Ok Human, uscito all’inizio di quest’anno. Nel mezzo ancora flirt con l’elettronica – il Black Album del 2019 – e un inutile disco di cover – il Teal Album dello stesso anno – .
Proprio l’anno della pandemia ha scatenato ancora di più la creatività di Rivers Cuomo, il quale non è mai rimasto con le mani in mano, ma ha cercato di espandere ancora di più le proprie possibilità come compositore e come manager, scrivendo ben due dischi e organizzando live in streaming godibilissimi e una serie di merchandising dedicato alle ultime uscite del gruppo, sempre bizzarro e decisamente esclusivo.

L’ultimo parto della mente di Cuomo risponde al nome di Van Weezer, un titolo ammiccante fin dal primo istante, e girava sulle pagine social della band già da qualche anno a dire il vero. Risalgono infatti al 2019 le prime dichiarazioni del cantante riguardo nuova musica dal piglio puramente hard rock che sarebbe stata raccolta in un album dichiaratamente ispirato agli idoli rock di Cuomo e della band, ovvero Kiss, Aerosmith, Black Sabbath, Metallica e Van Halen. Ai fan di lunga data del gruppo potrà venire un sussulto e ricordando le parole di un brano intitolato In The Garage, contenuto nel Blue Album, verrà subito spontaneo ricollegare quelle atmosfere a queste contenute in Van Weezer. Non è un’associazione precisa a dire il vero, ma non siamo troppo distanti dai vecchi fasti del passato.
Purtroppo l’ultimo disastroso anno ha cambiato i piani di Cuomo, che però ha trovato il tempo e l’ispirazione per comporre un gioiellino di pop sinfonico, ovvero quell’Ok Human menzionato poc’anzi. Un esperimento inedito nella carriera dei Weezer (i cui musicisti partecipano quasi in veste di ospiti, sebbene campeggi il nome della band sulla copertina dell’album), che funziona dannatamente bene e rimane probabilmente una delle vette più alte della carriera del gruppo e di Rivers Cuomo. La lezione di Brian Wilson e di Burt Bacharach è qui imparata a dovere e il live in streaming dedicato al disco rende giustizia ad un prodotto passato fin troppo in sordina.
Sicuramente infatti il movimento mediatico causato da Van Weezer è stato ben superiore rispetto a quello provocato dal disco precedente, pubblicato quasi all’improvviso. Dobbiamo tenere comunque ben distinti i due dischi, che potrebbero anzi essere interpretati come le rispettive facce della stessa medaglia. Il punto in comune rimane sempre il pop e su questo non ci sono dubbi: Cuomo e la band si dimostrano eccellenti compositori in questo campo e nel caso di Van Weezer riescono a concentrare in una mezzora precisa dieci piccole perle di citazionismo rock che divertono e fanno sorridere con i loro continui rimandi ai giganti del passato. I ritornelli appiccicosi sono il pane quotidiano di Cuomo e qui c’è di che godere, cantando a squarciagola già dopo un solo ascolto tutti i momenti topici dei singoli brani.

Chiaramente parliamo di un disco che potrebbe far arrabbiare moltissimi puristi, dal momento che appiccicare una melodia zuccherosa puramente weezeriana sulla struttura di Crazy Train di Ozzy Osbourne potrebbe far storcere il naso a qualcuno; eppure Blue Dream è un brano uscito in tutto e per tutto dalla penna dei quattro americani, che sfruttano i riff scolpiti nella pietra di Randy Rhoads per costruirci sopra una delizia power-pop delle loro, con un ritornello infallibile.
E che dire di 1 More Hit, che si muove chitarristicamente su territori thrash metal, ma si serve di una batteria ultra pop e di cori angelici sputati fuori dai Beach Boys in stato di grazia? L’intermezzo centrale fa il verso direttamente a James Hetfield e il brevissimo assolo si prende gioco direttamente di sua maestà Kerry King. Stupendo.
Molto furbescamente i quattro tengono basso il minutaggio e concentrano in un album veloce e diretto i momenti migliori; nessuna delle dieci canzoni in scaletta risulta sotto tono e i richiami anche interni alla discografia dei Weezer sono posizionati con sapienza. Sheila Can Do It ad esempio potrà far felici tutti i nostalgici del periodo Pinkerton a causa del suo ritornello che richiama quello della stupenda Pink Triangle, così come I Need Some Of That, che oltre ad essere il brano migliore dell’album si collega alla già citata In The Garage con un testo nostalgico e che ricorda a tutti com’era bello stare chiusi in cantina a provare con gli amici ascoltando i dischi delle proprie band del cuore. Scrivere canzoni come questa per Cuomo è un gioco da ragazzi, ma il modo in cui riesce lui a comporre affreschi pop rock di questo calibro rimane unico e sembra non invecchiare mai nonostante gli anni continuino a trascorrere.
La tracolla nera con la saetta, la maglia a righe e il baffone curatissimo; quest’ultimo particolare distingue solitamente i periodi peggiori della carriera di Cuomo e dei Weezer, ma in questo caso l’eccezione è più che gradita e se lo conferma anche uno come Keanu Reeves nel video buffissimo di Beginning Of The End c’è da credergli sulla parola.
Significativo anche il videoclip “interattivo” di Hero, creato e diretto durante il periodo di lockdown, dove si vedono i fan della band passarsi da uno schermo all’altro una lettera che rivela infine un messaggio di ringraziamento da parte dello stesso Rivers Cuomo verso tutti i sostenitori del gruppo.
Il titolo dell’album è stato scelto prima della scomparsa di Eddie Van Halen, ma acquista ancora più valore un brano come The End Of The Game alla luce di questo triste evento; la canzone è infatti composta facendo riferimento a tutti i crismi strumentali propri del chitarrista dei Van Halen e da questo punto di vista rappresenta l’unico vero e proprio legame con il titolo dell’album.
Si sarà capito quanto il cantante dei Weezer sia la mente fondante dietro le azioni e le composizioni della band e per ribadirlo ancora una volta ecco piazzata a fine scaletta la ballatona acustica Precious Metal Girl interpretata solamente dal frontman, la quale dietro un testo apparentemente burlone e innocuo nasconde una profondità tanto semplice quanto azzeccata e chiude il disco con una lacrimuccia che ad inizio album non ci si sarebbe aspettati.

Van Weezer è quindi un gran bell’album, ma è soprattutto un insieme di canzoni nelle quali si ritrova quello spirito puramente weezeriano che negli ultimi anni era andato a perdersi per incanalarsi in scelte stilistiche quasi mai vincenti. C’è poco da fare: i Weezer vincono quando fanno ciò che sanno fare meglio, cioè suonare come i Weezer. Niente di più semplice, ma al contempo niente di più complesso. Van Weezer riesce a condensare quasi un’intera carriera – i momenti al limite dell’electro-pop di All The Good Ones chiudono il cerchio – in mezzora, utilizzando l’elemento hard rock ed heavy metal che, all’interno della discografia degli americani, suona come una novità. Esso funziona bene come collante per le pulsioni pop insite nel gruppo e riesce perciò a donare alle canzoni quella freschezza e quella vitalità che rende il disco un piccolo classico per i fan della band già da ora.
Difficile dire dove andrà a parare Rivers Cuomo con i prossimi passi del suo gruppo, ma per ora pensiamo a goderci la spensieratezza estiva di Van Weezer sospirando tra i ricordi e alzando il volume al massimo. Sarà un toccasana assicurato.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
58.66 su 9 voti [ VOTA]
Galilee
Venerdì 6 Ottobre 2023, 20.18.52
14
Questa recensione torna a far capolino e a rivederla mi vien da sorridere. Chissà se dopo la critica alle recensioni troppo lunghe riuscii a leggere la risposta di Black me out che è ancora più lunga della recensione...
Mylos
Venerdì 6 Ottobre 2023, 17.00.47
13
Finalmente una Rece dei Weezer! MI piacerebbe leggerne altre, adoro questa band... sono dei bravi ragazzi che fanno sanno rock n roll senza tanti tanti fronzoli.
EctobiusRex
Giovedì 17 Giugno 2021, 16.27.38
12
Se ascoltate i Weezer in modo serio, lo state facendo nel modo sbagliato! VIVA VAN WEEZER
Black Me Out
Mercoledì 9 Giugno 2021, 9.49.42
11
Grazie ragazzi per i commenti e per la discussione che si sta sviluppando qui sotto, figuratevi se me la prendo, nient'affatto; soprattutto dal momento che la critica arriva da utenti noti del sito che rispetto per come si pongono nelle discussioni. Allora, sono sostanzialmente d'accordo su alcuni punti: è vero che io per primo mi lascio spesso andare a recensioni lunghe, ma quando accade principalmente è per due motivi; o non abbiamo mai parlato dell'artista sul sito (come in questo caso) e dunque mi fa piacere introdurne la carriera in modo tale che chiunque possa averne una panoramica esaustiva, oppure il disco è oggettivamente complesso e vale la pena - a mio parere - sviscerarlo sotto ogni suo aspetto (ad esempio ho ragionato così per l'ultimo Motorpsycho o per i Bell Witch). Ci sono casi invece in cui diventa superfluo scrivere di più e perciò escono articoli più corti (l'ultima recensione dei Rise Against ne è un buon esempio). La sostanza però è un'altra: io sono dell'idea che le recensioni non abbiamo quasi più lo scopo che avevano trenta anni fa o ancora prima, ovvero quello di consigliare cosa ascoltare e cosa no ad un pubblico che non ha la possibilità o la voglia di vagliare tutte le proposte presenti sul mercato. L'ascolto oggi è decisamente più accessibile e di conseguenza diventa più facile farsi una propria idea senza aver bisogno di un consiglio esterno. Certamente una recensione positiva su un album sconosciuto può aiutare a scoprire musica nuova potenzialmente di qualità (ci ho provato con il disco dei Dobbeltgjanger, purtroppo snobbato), ma è un caso più unico che raro per la mia esperienza. Di conseguenza io ho sempre interpretato le recensioni come un mezzo per confrontare un'opinione e un giudizio tra diversi lettori, ma ancora di più - proprio dal momento che un disco qualunque oggi lo possono ascoltare tutti, sulla carta - come un momento di bella lettura e perciò di bella scrittura. Dal momento che ho sempre pensato che su Metallized vi siano tra le migliori penne in ambito musicale in italiano sul web ho sempre apprezzato proprio questo: fermarmi a leggere dei bei saggi musicali scritti bene e con cognizione di causa, cosa che mi sforzo di fare a mia volta da recensore/articolista. Ovviamente questo è solo il mio punto di vista, che è perfettamente soggetto alle critiche e, prendendole in considerazione, può adattarsi ad una veste migliore per il lettore (che alla fine è l'elemento più determinante di tutti). Personalmente infine, sono sincero, non vedo questa omologazione tra autori qui sul sito, mi sembra anzi che si capisca bene "chi" scrive "cosa", per ogni recensione; e inoltre non mi sembra di usare chissà quali orpelli letterari di solito, ma qui potrei benissimo essere in torto o non accorgermene proprio lo ammetto! Ad ogni modo farò tesoro dei consigli e proverò, quando e dove sarà possibile, ad asciugare un po' i miei articoli, perciò grazie ancora.
quartz73
Martedì 8 Giugno 2021, 22.57.16
10
che porcheria. e non lo dico da nostalgico dei primi weezer (ok human mi ha pure garbato), ma questo fa veramente schifo
Galilee
Martedì 8 Giugno 2021, 17.34.58
9
Ho guardato,in casa ho The blue Album.
Pez
Martedì 8 Giugno 2021, 17.22.18
8
Gruppo che amo e sempre amerò nel bene e nel male (anche perché di roba bruttina e/o sottotono l'hanno composta come il precedente "Ok Human"). Però questo album è riuscito nel suo compito di divertirmi che è quello che cerco sempre da loro (e non di certo tecnica o "cose alte").
SkullBeneathTheSkin
Martedì 8 Giugno 2021, 14.06.34
7
Riguardo la lunghezza delle recensioni, concordo con Serpico e Galilee... e come quest'ultimo, ho smesso di leggerle. Avevo pensato di farlo presente a BMO, magari in privato, per discrezione e perchè credevo che fosse un problema mio. Ma visto che ci siamo, la dico per bene... probabilmente non è questo il caso, ma in un paio di occasioni (tipo l'ultimo dei Motorpsycho) mi sono trovato di fronte ad una sorta di track-by-track "in prosa" senza l'essenzialità schematica propria del tbt, faticoso da leggere e condito da inutili ed esasperanti orpelli/artifici di costruttto puramente letterale. Ergo, tante parole, poca sostanza (in proporzione). Non era la prima volta. Ben venga mantenere prioprietà di linguaggio, magari anche con un controeffetto quasi didattico, però la direzione è qualla sbagliata: come dice Gal, se anche chi ama la lettura fatica, figuriamoci i giovani ormai abituati a troncare qualunque parola a mo' di codice fiscale Spero che tu non te la prenda Alex, il mio commento e sono certo anche quello di Galilee vogliono essere costruttivi... ed a tua discolpa aggiungo che ormai c'è una certa omologazione in tutti le recensioni di quasi tutti i recensori. Love & peace
Indigo
Martedì 8 Giugno 2021, 13.33.38
6
Simpaticissimi i Weezer e confermo la bellezza del video di Buddy Holly. Di questo disco ho sentito solo i singoli e non sono male, sempre materiale divertente e piacevole all'ascolto.
Serpico
Martedì 8 Giugno 2021, 12.37.34
5
Galilee mi ha anticipato! È proprio quando scorro la pagina che capisco se ho quei 3 o 4 minuti per leggerla, altrimenti passo e viro sulle news o altri aggiornamenti.
Serpico
Martedì 8 Giugno 2021, 12.32.13
4
Può darsi che abbia ragione tu, però a me passa proprio la voglia di leggerle quando sono così lunghe. Mi interessa solo il giudizio sull'album, limite mio forse. Se so già che è un articolo invece mi prendo tutto il tempo e lo leggo anche sorseggiando una birra.
Galilee
Martedì 8 Giugno 2021, 12.26.10
3
Grandi Weezer, anche se li conosco poco. Comunque sulla lunghezza delle recensioni do ragione a Serpico. Non me ne volere Black me out, ma anch'io patisco quando sono troppo lunghe. Diciamo che da quando è partito questo trend non ne leggo più una. Carpisco le frasi clou, ma non riesco mai ad arrivare al fondo. Credo che dovremme tutti fare un passo indietro e tornare a disamine più essenziali e dirette. Ormai ogni recensione sembra un poema. Sono nato con le riviste negli anni 80 che sfoggiavano recensioni si striminzite, ma decisamente più concrete. E io sono uno che legge un sacco di libri, quindi non è una questione di pigrizia. Credo che la passione per la musica possa trasparire anche in scritti più scorrevoli ed essenziali. Questa non è una critica a te Black me out. Sei solo il capro espiatorio . Prendilo come un consiglio.
Black Me Out
Martedì 8 Giugno 2021, 11.34.29
2
Beh, dal momento che non abbiamo mai parlato dei Weezer sul sito ho voluto introdurne un po' la carriera, per questo la recensione, lo ammetto, è forse più lunga di quel che servirebbe. Ma magari potrebbe interessare a qualcuno per recuperare i precedenti album della band, nel caso non li conoscesse. Per rispondere alla seconda domanda: sì, a mio parere i Weezer sono decisamente importanti nella scena e nell'evoluzione del pop-rock post anni '90 e un disco come il loro debutto viene ancora oggi giustamente celebrato.
Serpico
Martedì 8 Giugno 2021, 11.15.54
1
A che serve una recensione così lunga? Sono così importanti questi Weezer?
INFORMAZIONI
2021
Atlantic Records / Crush Music
Alternative Rock
Tracklist
1. Hero
2. All The Good Ones
3. The End Of The Game
4. I Need Some Of That
5. Beginning Of The End
6. Blue Dream
7. 1 More Hit
8. Sheila Can Do It
9. She Needs Me
10. Precious Metal Girl
Line Up
Rivers Cuomo (Voce, Chitarra, Tastiere)
Brian Bell (Voce, Chitarra)
Scott Shriner (Voce, Basso)
Patrick Wilson (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Charlie Brand (Cori su traccia 1)
Coast Modern (Cori su traccia 2)
Suzy Shinn (Cori su tracce 1, 2, 4, Chitarra su tracce 1, 2, Synth su traccia 2)
 
RECENSIONI
 
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