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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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15/07/2021
( 2827 letture )
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Ad un anno e mezzo dall’ultimo lavoro, il geniale Tamás Kátai in arte Thy Catafalque torna con Vadak una nuova fatica targata Season of Mist. Decimo album di questo complesso e fantasioso progetto, č scritto ed interpretato in lingua madre, ricco di un oscuro metal ed eleganti influenze folk, jazz ed avantgarde. Il visionario e versatile polistrumentista ungherese ci presenta un disco con suoni imprevedibili ed eccentrici con uno stile capace di progredire attraversando ogni tipo di genere musicale in un viaggio sonoro multiforme e sfaccettato pregno di nuove armonie che ci portano in dimensioni diverse ma tutte molto suggestive.
La scrittura di Vadak č molto terrena, fatta di composizioni che richiamano la natura e gli elementi e melodie classiche provenienti dal folklore e dalla tradizione ungherese fanno da sfondo a brani articolati e ben delineati; i mondi paralleli e contrapposti di questo disco si fondono generando una vera e propria opera unica nel suo genere, paesaggi synth freddi e disumani, sapori orientali e tradizione classica ungherese si miscelano alla perfezione con un jazz malato ed opprimente. Un lavoro ricercato dalle imponenti dimensioni dove regole stilistiche ben precise e folli sperimentazioni danno al progetto una forte personalitŕ e uno standard qualitativo molto elevato grazie anche alla vasta gamma di strumentisti e voci ospiti di questo disco; oltre allo stesso Tamás Kátai impegnato soprattutto nelle composizioni troviamo tanti vocalist tra cui la splendida voce di Martina Veronika Horváth dei Niburta, il growl esasperato di Gábor Veres dei Watch My Dying e la voce di Gábor Dudás dei Reason a cui si unisce una maniacale ed accurata ricerca di strumenti addizionali tra cui sassofono e tromba, archi, cornamuse e strumenti etnici, una grandissima quantitŕ di musicisti ha contribuito a confezionare questo capolavoro indiscusso soprattutto in arrangiamenti e registrazione. Dieci brani di straordinaria personalitŕ si susseguono in questo viaggio electro/folk ad intermittenza. Elettronica, black metal e synth si fondono al meglio nella cervellotica prima traccia Szarvas che generano un brano contorto e veloce, segue cambiando completamente stile la fiabesca Köszöntsd a hajnalt pregna di riff semplici ma d’impatto e una cornamusa boriosa ed imponente accompagnata dalla delicata voce di Martina Veronika Horváth che dona al brano una delicatezza suprema. La strumentale Gömböc converge in un assillante brano ritmato di un particolare metal estremo e di elettronica ipnotica e penetrante che generano un pezzo troppo farcito di dettagli e molto pomposo. La bellissima e multiforme Az energiamegmaradás törvénye ci trasporta in un futuro metallico senza schemi né etichette, un brano violento che si evolve melodicamente in ogni direzione possibile senza mai eccedere nel trambusto, evidenti sono le linee prorompenti di un tecnico avantgarde black metal arricchito da impetuosi mid tempo arrivando ad un malinconico ambient con riff neri che trasudano malvagitŕ. La strana Móló č di una forte evidenza compositiva in stile Ulver, il giusto connubio tra vecchie e nuove sonoritŕ, il nero metallo, il growl disumano di Gábor Veres e suoni synth e tastiere di origine industrial si intersecano con molta maestria e raffinatezza. La passionale e degna di nota A kupolaváros titka č una vera e propria novitŕ, una sorta di jazz ipnotico ed elettronico che spiazza in pieno l’ascoltatore. La sfarzosa Kiscsikó (Irénke dala) ospita una complessitŕ di suoni omogenei e ricercati come chitarra acustiche che si sovrappongono a preponderanti strumenti a fiato. Piros-sárga č una sorta di viaggio strumentale ricco di improvvisazioni musicali di etnie sconosciute, segue l’interminabile titletrack č un pezzo energico e deciso, con frequenti cambi di scenari, che sfociano in un ambient elettronico con un sottofondo di archi ed una voce eterea di Martina Veronika Horváthche rende il tutto molto epico. Il viaggio si chiude con il dolce suono di Zúzmara dove troviamo ancora una volta Martina Veronika Horváth e una delicata composizione per pianoforte, enigmatica e magica nel suo trasportarci in un luogo sospeso nel tempo e nello spazio attraverso archi e arpeggi che culminano in un ambient incantato e celestiale.
Vadak č un album eccelso ed immenso, di una trasversale maestositŕ capace di intraprendere percorsi sonori di ogni colore e sfumatura, un’opera eccellente libera da suoni e vincoli di ogni genere e stile che in pochi, purtroppo, sapranno apprezzare. Un nuovo modo di intendere e vedere la musica, un ampio spazio di vedute che mai degenera in pazzia. L’ennesima prova dei Thy Catafalque che porta questo musicista ungherese alla ribalta, un talento eccezionale che gli ha permesso di elevarsi musicalmente verso un percorso ancora molto lungo e ricco di proposte sempre innovative e sconvolgenti. Un lavoro conturbante, magico ed inquieto che regala all’ascoltatore sessantadue minuti di suoni ed armonie perfette.
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11
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Esperienza sonora gratificante.. Non conoscevo questa Realtŕ, quindi leggendo della svariata commistione di Generi, ero un po' titubante ad avvicinarmi all'Ascolto.. Invece l'Ora č passata abbastanza fluidamente.. Tirando le somme: Pollice decisamente in alto... |
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10
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Come direbbe Bruno Barbieri...un bel mappazzone. Mette un po'di tutto nel frullatore come va un po'di moda da almeno vent'anni. Devo comunque ascoltarlo piů volte per dare un giudizio definitivo anche se il cantato non in inglese scoraggia parecchio gli ascolti, non amo le lingue astruse nella musica, finlandese, ungherese, tedesco (a parte i Rammstein che adoro), svedese... detto questo faccio un po'fatica a trovare un filo conduttore, vengono spesso assemblate parti stilisticamente differenti dove si cerca di spiazzare e impressionare l'ascoltatore. C'č un po'di tutto, condensato nel pezzo molo ad esempio, elettronica anni 90, prog anni 70, parti jazz, gli immancabili latrati alla burzum, parti thrash alla bay area, parti alla blind Guardian e soprattutto pregevoli assoli di chitarra, veramente di classe. |
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9
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Bello ma non da 85 per me. Non mi č rimasto nel cuore come Rengeteg o Meta, che ho trovato piů immediati. |
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8
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Ho appena finito di sentirlo!! Piů che ottimo, con un ritorno alle prime sonoritŕ. |
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7
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Aspetto ancora il cd mannaggia. |
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6
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Grazie a tutti per gli ottimi consigli! |
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5
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“Solo” 85? Preso subito in cd e divorato. Per chi non lo conosce partirei da questo a ritroso (i primi-primissimi hanno una componente black molto piů marcata). |
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4
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Ho ascoltato il nuovo album in rete e aspetto con impazienza che arrivi il cd! Tamŕs Kŕtai non delude chi ha avuto modo di apprezzarne i lavori precedenti. Consiglio caldamente Rengeteg - magnifico, la prima opera di Thy Catafalque che ho ascoltato - e Meta, altro album meraviglioso. Ai primi album dell'artista invece non ho ancora dedicato il tempo che meritano. Bella recensione davvero, rende perfettamente l'estrema varietŕ e al tempo stesso l'impressionante coerenza di un'opera come questa. |
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3
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Thy Catafalque č un progetto in continua evoluzione e crescita.
Meritevoli, degni di nota e vere e proprie opere d'arte sono Naiv e Vadak.
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2
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A me arriva oggi il cd, non vedo l'ora .
@Krogull, io li ho scoperti col precedente Naiv ed č stato amore a prima vist... pardon, a primo udito, quindi potresti provare a partire da quello |
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1
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Non li conosco affatto, ma da quel che leggo potrebbero fare al caso mio....mi consigliereste di partire da questo? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Szarvas 2. Köszöntsd a hajnalt 3. Gömböc 4. Az energiamegmaradás törvénye 5. Móló 6. A kupolaváros titka 7. Kiscsikó (Irénke dala) 8. Piros-sárga 9. Vadak (Az átváltozás rítusai) 10. Zúzmara
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Line Up
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Tamás Kátai (Voce, Chitarra, Basso, Tastiere, Synth)
Musicisti ospiti: Martina Veronika Horváth (Voce nelle tracce 1, 2, 9, 10) Gábor Dudás (Voce nella traccia 1) Gábor Veres (Voce nella traccia 5) Julia Pfiffner (Voce nella traccia 6) András Vörös (Voce nella traccia 8) Breno Machado (Chitarra nelle tracce 1, 2, 5, 9) Carolina Díez (Chitarra acustica nella traccia 5) Patricio Böttcher (Sassofono nella traccia 6) Artem Koryapin (Sassofono, Trombone, Tromba nella traccia 7) Dadan Bogdanović (Sassofono, Trombone, Tromba nella traccia 8) Péter Jelasity (Sassofono nella traccia 9) Andrei "Solomonar" Oltean (Cornamuse nella traccia 2) Sean Pádraig (Duduk nella traccia 9) Loay Makhoul (Tabla, Dumbek, Riq nella traccia 9) Chris Lyons (Violino nella traccia 9) Artem Litovchenko (Violoncello nella traccia 10)
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RECENSIONI |
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